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29 Ottobre
RICERCA. HORIZON 2020 ITALY. DISCUSSIONE PUBBLICA SUL SISTEMA DELLA RICERCA E DELL'INNOVAZIONE ITALIANA PDF Stampa E-mail

Idee e proposte on line, vedi collegamenti ipertestuali uno e due.
(Fonte: MIUR ottobre 2012)

 
RICERCA. AREA 2 – “RICERCA PER IL GOVERNO CLINICO”: ESITO DELLA VALUTAZIONE PDF Stampa E-mail
Dei 14 progetti presentati al secondo round di valutazione nel quadro del Bando Area 2 “Ricerca per il governo clinico” 2010-2012, 7 hanno superato la selezione e i restanti 7 non sono stati ammessi a finanziamento. Vedi gli ammessi.
(Fonte: laniusletter del Programma di ricerca Regione-Università Emilia-Romagna 17-10-2012)
 
RICERCA. COME RAZIONALIZZARLA PDF Stampa E-mail
Non c'è alcun dubbio che il nostro sistema abbia bisogno di una razionalizzazione. Cominciamo dall'ostacolo più grave a una gestione razionale delle risorse che è la separazione tra ricerca universitaria e ricerca negli enti di ricerca. Questa separazione è stata imposta in Italia da potenti «lobby» politico-sindacali. Per fare un esempio che vale più di mille argomenti, basta ricordare che una legge del 1980 impose a tutti i ricercatori degli enti pubblici di ricerca, che erano titolari di un insegnamento universitario, di «optare» scegliendo tra università e l'ente di ricerca di appartenenza. Fu naturalmente un disastro in termini di gestione delle risorse. Chi optò per l'università pretese, giustamente, che l'università gli offrisse i laboratori e le attrezzature che aveva perso optando per l'insegnamento, chi era invece obbligato a lasciare l'insegnamento determinava una perdita cui l'università doveva far fronte con una nuova assunzione. Le successive «riforme» del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) non hanno fatto che promuovere una sempre maggiore separazione dal mondo universitario. Il più grande istituto di fisica (Infn) ha in tutti i modi tentato al suo interno di resistere a queste imposizioni, giovandosi anche del collegamento con enti internazionali come il Cern. Anche i fisici della materia, dopo aver invano tentato di sopravvivere all'interno del Cnr, nel 1994, cercarono di costituire un loro Istituto nazionale all'interno del quale era possibile minimizzare i danni della separazione tra università ed enti di ricerca. Ma l’Infm durò solo pochi anni. Nel 2003 fu obbligato a confluire nel Cnr e ne vennero espulsi i docenti universitari. Ora per i presidenti degli enti di ricerca si presenta la grande occasione per proporre un cambiamento di rotta, restituendo unità alle comunità scientifiche, che è la premessa per evitare sprechi e duplicazioni. Il primo passo dovrebbe essere una totale unificazione dei ruoli e dello stato giuridico dei docenti universitari con quello dei ricercatori degli enti pubblici di ricerca e una totale mobilità tra i due sistemi.
(Fonte: A. Figà Talamanca, Il Messaggero 19-10-2012)
 
RICERCA. VALUTAZIONE DEI LAVORI NON SCIENTIFICI PDF Stampa E-mail
Nel Research Excellence Framework (REF) 2014 (l’equivalente britannico della Valutazione della Qualità della Ricerca italiana) una parte importante e molto costosa dell’attività di valutazione consiste nella valutazione dei lavori “non scientifici”, di cui si vuole l’impatto, cioè “an effect on change or benefit to the economy, society, culture, public policy or services, health, the environment or quality of life, beyond academia” (REF 2014 part 3 sect 3). Cioè l’agenzia di valutazione inglese non si propone di sfrondare alcunché, ma di capire gli effetti del lavoro non scientifico svolto dai ricercatori. La produzione non scientifica può consistere infatti in una (questa sì!) meritoria opera di divulgazione scientifica, disseminazione di risultati consolidati, predisposizione e diffusione di regole e informazioni rivolta ai professionisti e così via. Gli articoli di John D. Barrow che divulgano la matematica, quelli degli economisti che scrivono sui quotidiani, gli articoli dei giuristi o dei commercialisti che scrivono per i professionisti e così via, sono socialmente utili, ma non per questo sono scientifici, nel senso del Manuale di Frascati che stabilisce la metodologia per raccogliere e utilizzare dati sulla ricerca e sviluppo nei paesi membri dell'Ocse.
(Fonte: A. Banfi et al., roars 22-10-2012)
 
RICERCA. NON PRETENDERE CHE OGNI RICERCA ARRIVI A UN RISULTATO PDF Stampa E-mail

Una ricerca di vero successo, capace di generare innovazione, non può non comportare un contorno di ricerche infruttuose, naturalmente tutte a priori potenzialmente innovative. Pretendere che ogni ricerca arrivi a un risultato porta a rinunciare a reali salti di conoscenza, da cui storicamente sono derivati i maggiori filoni applicativi, e nei quali i giovani ricercatori devono poter credere. In una ricerca sempre più ‘di massa’, anche se i numeri rimangono inferiori a molti stati europei, ci si affida sempre più a indicatori bibliometrici capaci di selezionare a priori la ‘buona ricerca’. Vale sia per il giudizio individuale nei concorsi che nella valutazione complessiva degli enti o delle Università. Questo sistema garantisce una maggiore equità oggettiva nei giudizi e protegge dai casi ‘scadenti’, ma rischia al contempo di eliminare anche i casi eccellenti a volte anomali per la produzione.
Nel settore della fisica, conosco diversi premi Nobel che hanno pubblicato un lavoro ogni due anni dal quale però centinaia di fisici hanno poi tratto ispirazione. Il contatto diretto nella valutazione delle persone e, attraverso Peer Reviews, nella valutazione degli organismi di ricerca, può controbilanciare una tendenza a ‘industrializzare’ il sistema di valutazione della ricerca che, nei suoi casi migliori, resta un mondo artigianale.
(Fonte: R. Petronzio, italiafutura.it 22-10-2012)

 
RICERCA. NEL LIMBO DELL’INCERTEZZA IL “RIENTRO DEI CERVELLI” PDF Stampa E-mail

Li ha riportati in Italia il programma Rita Levi Montalcini, costato 6 milioni di euro di fondi pubblici. Sono 23 ricercatori. C'è chi stava al Cern di Ginevra, chi stava negli Stati Uniti e faceva esperimenti sulle cellule staminali, chi a Londra disegnava un nuovo modello per il diritto tributario dell'Unione Europea, e chi in Germania, in Israele o nella Repubblica Ceca lavorava a importanti progetti in materie umanistiche, finanziati da grandi istituzioni. A gennaio del 2010 hanno superato un'esigente selezione e circa un anno dopo sono sbarcati a Milano, a Roma, ad Ancona, a Venezia, a Palermo... per insegnare nelle università italiane e, come si dice nel bando, "favorirne l'internazionalizzazione". Una delle condizioni che li avevano convinti era specificata nel bando stesso: un contratto di tre anni rinnovabile per altri tre e la possibilità, a sei anni dal rimpatrio, di usufruire di un canale riservato per una chiamata diretta su una posizione a tempo indeterminato, come quella di professore associato. "Non si tratta di nessun favoritismo, è un canale garantito dalla "legge Moratti" 230 del 2005, Art. 1, comma 9", precisano.
Oggi però quella sicurezza sta vacillando. A febbraio è stato lanciato il secondo bando del programma. E' uno degli ultimi atti della Gelmini, firmato a novembre del 2011 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale tre mesi dopo, sotto l'egida di un nuovo governo e di un nuovo ministro. E in questo documento le premesse e le condizioni sono ben diverse: non si parla più di "Rientro di Cervelli", bensì di "Reclutazione di giovani ricercatori a tempo determinato". Ma, soprattutto, niente più garanzie sul rinnovo del contratto alla fine del primo triennio, anzi, si specifica la sua "non rinnovabilità" e si introduce l'obbligo di "superare l'abilitazione scientifica ai fini della chiamata nel ruolo di professore associato". "Hanno cambiato le carte in tavola e ora non siamo più sicuri di nulla", denunciano i 23 rimpatriati tra il 2010 e il 2011. In effetti, non è detto che anche loro debbano sottostare alle regole della seconda edizione del programma, ma nessuno ancora ha voluto rassicurarli. E da mesi chiedono spiegazioni al Ministero e al MIUR. Per ora l'unica risposta che hanno ottenuto è stata: "Abbiamo altre priorità".
(Fonte: C. Cucchiarato, La Repubblica 23-10-2012)

 
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