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23 Agosto
I RAPPORTI FRA ANVUR E CUN PDF Stampa E-mail

Una premessa, innanzi tutto, di metodo e di merito. Penso che troppo spesso si sia parlato e dibattuto del rapporto fra Anvur e CUN come di un rapporto tra persone. Certo, entrambe le strutture sono composte inevitabilmente da individui e sicuramente le istituzioni come le norme camminano sulle gambe degli uomini, ma non è ancora il tempo per rinviare tutto alle persone. Vi è da definire preliminarmente quali siano i ruoli, le responsabilità di questi apparati, se e quale rapporto reciproco essi possano intrattenere D’altro canto, ANVUR è una struttura di nuova istituzione, chiamata a esercitare funzioni anch’esse nuove, almeno per il nostro sistema universitario. Il CUN è organo da tempo esistente e la cui presenza intende da sempre assicurare la partecipazione ai processi decisionali delle comunità accademiche e scientifiche che vi eleggono i propri rappresentanti. Potremmo dire luogo e strumento dell’autonomia universitaria presso il centro statale. Tutti e due gli organi sono alla ricerca di un proprio ruolo. Lo è l’ANVUR le cui funzioni e i cui compiti sono solo in apparenza definiti. Nella realtà, le riceve o le disegna essa stessa sulla scorta dell’urgenza o del problema del momento, acquisendo nuove fisionomie pressoché settimanalmente tanto che se si volesse delinearne un identikit, in termini giuridici, sarebbe estremamente difficile, ben oltre le atipicità e le eterogeneità che da sempre connotano le Agenzie amministrative. Anche il CUN è alla ricerca di un proprio ruolo in quanto deve, di necessità, ripensarsi ed essere ripensato in relazione a quelle che sono le nuove funzioni alle quali è affidato il governo del sistema universitario.
E’ il paradosso dei tempi: in un momento di iper-regolazione del sistema universitario, proprio i soggetti che dovrebbero guidare la riforma o quantomeno collaborare alla sua guida subiscono gli effetti dell’assenza di regole atte a orientarne e, aggiungerei, circoscriverne l’azione. D’altro canto, anche il Ministero non si è ancora attrezzato, né funzionalmente né organizzativamente, a interagire con la riforma e con gli apparati, vecchi e nuovi, che dovrebbero coadiuvarlo. E così abbiamo delle navi che procedono senza carte topografiche, senza bussola, navigando “a vista”. L’ANVUR sotto l’azione di urgenze, spesso priva di punti di riferimento perché lanciata in acque sconosciute e mai prima percorse. Il CUN che non sa bene se può prendere il largo, quale rotta può percorrere e con quali mezzi. Il Ministero che guarda e sembra, a sua volta, interrogarsi su quale sia la rotta. In questa situazione soffrirebbe di grave miopia istituzionale e peccherebbe di inconsapevolezza di sistema chi intendesse degradare le difficoltà di una siffatta navigazione a quelle di un rapporto fra bizzose comari.
(Fonte: C. Barbati, intervistata da Redazione ROARS 25-07-2012)

 
LA TERZA MISSIONE DELL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

La Prima Missione dell’università, storicamente, è stata quella di trasmettere il sapere attraverso le generazioni con la formazione di figure altamente qualificate (medici, funzionari della Pubblica Amministrazione, insegnanti ecc.). E fu per questa che vennero create le prime università. Anche se la fondazione dell’Università di Napoli potrebbe averla anticipata, la Seconda Missione fu in realtà sviluppata assai più tardi dalle università, sotto la pressione dei progressi che la scienza aveva fatto nelle Accademie, al di fuori delle sue mura. Essa consiste nell’aumentare la conoscenza certificata (riconosciuta, discussa, istituzionalizzata) per rispondere a esigenze sia di curiosità sia di benessere sociale (e il legame fra le due è evidentissimo allo storico). Le prime università ad adottarla furono quelle tedesche della riforma humboldtiana, seguite da quelle americane e poi quelle europee, decenni dopo. La Terza Missione, invece, è recentissima.
Essa può essere fatta risalire all’ingresso delle acquisizioni scientifico-tecnologiche nell’agenda dell’opinione pubblica. Per essere pienamente sviluppata, dunque, presuppone un adeguato sviluppo dell’opinione pubblica, che per altro essa stessa contribuisce a stimolare arricchendone il dibattito con contenuti approfonditi e uno sguardo prospettico di lungo periodo. Possiamo, dunque, dire che la Terza Missione dell’università sorge dall’incontro fra cittadini, dotati di maggiori o minori expertise specialistiche, portatori di interessi economici o culturali, reclamanti opportunità di conoscenza circa le ultime acquisizioni della ricerca e le prospettive tecniche di rilevanza pubblica. Possiamo tentarne una definizione: essa è l’insieme di tutte le attività di comunicazione attraverso qualsiasi mezzo (media, brevetti, convegni, scambi informali ecc.) nella knowledge society (cittadini, imprese, P.A., opinione pubblica ecc.), con qualunque grado di approfondimento e sistematicità (dalla divulgazione di massa alla formazione di conoscenza esperta partecipata, alla comunicazione interdisciplinare), della conoscenza sotto qualsiasi forma (teorica, pratica, tacita, incorporata in prodotti/servizi/processi, immersa nell’ambiente ecc.) prodotta dalla ricerca o generata nel corso della comunicazione medesima, senza finalità di riconoscimento formale di un livello educativo conseguito (come per la didattica), al di fuori dei confini disciplinari (a differenza della ricerca), al di fuori anche dei confini dell’Università e della comunità scientifica.
(Fonte: scienzainrete.it 25-07-2012)

 
UNIVERSITÀ DI GENOVA. PER INGEGNERIA OPPOSIZIONI AL TRASFERIMENTO PDF Stampa E-mail

A Genova l'università ha deciso di non trasferire la facoltà di Ingegneria nel Parco scientifico e tecnologico degli Erzelli, rompendo un accordo che era stato firmato nel 2007. La vicenda mette in luce la difficoltà, in Italia, di fare innovazione e di creare progetti aggreganti. L'Università dice di non avere i fondi necessari al trasferimento. Il presidente della Regione ribatte ricordando i 25 milioni accantonati dalla Liguria e gli 85 messi a disposizione dallo Stato. Ma la questione non è soltanto economica. Ai professori si attribuisce la volontà di non lasciare la splendida collina di Albaro dove storicamente ha sede Ingegneria per un luogo strategicamente idoneo ma assai meno fascinoso come gli Erzelli, nel Ponente industriale. E di aver rifiutato, per la stessa ragione, altri traslochi nei decenni precedenti, da quando la sede storica è diventata troppo piccola. In una lettera al Secolo XIX, quattro docenti top respingono l'accusa rivolta all'ateneo di essere un corpo conservatore dello Stato e rivendicano di voler, al contrario, svolgere al meglio il proprio compito, «che è quello di offrire formazione e fare ricerca». Collaborare con il mondo delle imprese, sembra di capire, non è annoverato fra le priorità. Ancor più esplicito il rettore quando dichiara che «con i mezzi di oggi non è così necessario che aziende e università siano vicine». L’affermazione sembra dimenticare l'esperienza della Silicon Valley e di tutte le maggiori aree innovative del pianeta, basate proprio sulla contiguità fisica tra università, laboratori e imprese.
(Fonte E. Segantini, Corsera 28-07-2012)

 
CONTRIBUTI PER RIORGANIZZARE E POTENZIARE ISTITUZIONI IMPEGNATE NELLA DIFFUSIONE DELLA CULTURA TECNICO-SCIENTIFICA E NELLA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO TECNICO-SCIENTIFICO PDF Stampa E-mail

Il Decreto Ministeriale del 26 giugno 2012, n. 369/Ric, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 20 luglio 2012, n. 168, detta regole per le domande per la concessione dei contributi riguardare una o più delle seguenti finalità: riorganizzazione e potenziamento delle istituzioni impegnate nella diffusione della cultura tecnico-scientifica e nella valorizzazione del patrimonio tecnico-scientifico di interesse storico, nonché favorire l'attivazione di nuove istituzioni e città-centri delle scienze e delle tecniche sull'intero territorio nazionale; promozione della ricognizione sistematica delle testimonianze storiche delle scienze e delle tecniche conservate nel Paese, nonché delle risorse bibliografiche e documentali per le ricerche di storia delle scienze e delle tecniche; incentivazione, anche mediante la collaborazione con le università e altre istituzioni italiane e straniere, delle attività di formazione ed aggiornamento professionale richieste per la gestione dei musei, città-centri delle scienze e delle tecniche che ci si propone di potenziare o di istituire; sviluppo della ricerca e della sperimentazione delle metodologie per un'efficace didattica della scienza e della storia della scienza, con particolare attenzione per l'impiego delle nuove tecnologie; promozione dell'informazione e della divulgazione scientifica e storico-scientifica, sul piano nazionale e internazionale, anche mediante la realizzazione di iniziative espositive, convegni, realizzazioni editoriali e multimediali; costituzione di un organico sistema nazionale di musei e centri scientifici e storico-scientifici; potenziamento, anche attraverso intese con le amministrazioni locali e regionali, dei musei civici di storia naturale, degli orti botanici e dei musei scientifici di interesse locale e di con analoghe finalità; adozione delle misure necessarie per mettere i musei scientifici e gli orti botanici delle università in condizione di svolgere un'opera di divulgazione incisiva.
(Fonte: tecnici.it 27-07-2012)

 
LAUREATI. OCCUPATI A TRE ANNI DALLA LAUREA PDF Stampa E-mail

Il continuo calo delle richieste di personale laureato si fa sempre più evidente, per cui continua ad aumentare il numero dei disoccupati con tanto di laurea nel cassetto.
Purtroppo in Italia le professionalità più richieste sono quelle che non contemplano gli studi universitari e che vertono sui settori che meno risentono dell’andamento attuale dell’economia; stiamo parlando infatti dell’assistenza agli anziani, della ristorazione, degli addetti alle pulizie e degli operai specializzati. In ogni caso, anche nell’ambito delle varie facoltà universitarie vi sono i laureati che riescono a trovare immediamente un posto di lavoro appena dopo la laurea, mentre altri neo-dottori altamente qualificati restano al palo perché completamente fuori mercato. Nella tabella che segue la situazione a 3 anni dal conseguimento della laurea.
(Fonte: AlmaLaurea e università-net 25-07-2012)

 
QUATTRO LAUREATI SU DIECI SARANNO CINESI E INDIANI ENTRO IL 2020 PDF Stampa E-mail

Entro la fine del 2020 quattro laureati su dieci proverranno da due soli paesi: Cina e India. Queste sono le proiezioni dell'OECD, che mostrano un significativo cambiamento nella distribuzione mondiale dei laureati, con le crescenti economie asiatiche in netta rimonta rispetto agli Stati Uniti e all'Europa occidentale. Si prevede, infatti, che entro il 2020 la Cina rappresenterà il 29% dei laureati nel mondo di età compresa tra i 25 e i 34 anni, seguito dall'India. Il declino più importante sarà registrato dagli Stati Uniti (sotto l'11%), che per la prima volta si attesteranno al terzo posto e, assieme ai paesi dell'Unione europea, conteranno poco più di un quarto del totale. Anche la Russia accuserà un'ulteriore flessione: dall'inizio del secolo il numero dei laureati si è già ridotto quasi della metà. In questo nuovo assetto il Brasile supererà la Germania, la Turchia sorpasserà la Spagna e l'Indonesia avrà un numero di laureati tre volte superiore rispetto alla Francia. In controtendenza il Regno Unito, per cui si prevede un aumento di laureati dal 3% nel 2010 al 4% nel 2020.
(Fonte: E. Cersosimo, rivistauniversitas e BBC News Business 27-07-2012)

 
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