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23 Agosto
UE. ABBATTERE LE BARRIERE PER REALIZZARE ENTRO IL 2014 LO SPAZIO EUROPEO DELLA RICERCA (SER) PDF Stampa E-mail

"Non possiamo continuare a tollerare una situazione in cui il finanziamento della ricerca non è sempre assegnato in modo concorrenziale, in cui i posti non sempre sono distribuiti in base al merito, in cui difficilmente i ricercatori possono accedere alle sovvenzioni o ai programmi di ricerca oltre confine e da cui ampie zone d'Europa restano escluse''. Così la commissaria europea alla ricerca e all'innovazione Máire Geoghegan-Quinn, ha chiesto ai 27 partner di abbattere le barriere per realizzare entro il 2014 lo Spazio europeo della ricerca (SER), come fissato dai capi di Stato e di governo dell'Ue. L'occasione e' stata la firma di una dichiarazione congiunta e protocolli di intesa con organizzazioni rappresentative di organismi di ricerca di punta ed enti di finanziamento del settore. Le organizzazioni sono chiamate ''a pubblicare le offerte di lavoro su un portale internet comune; ad assumere ricercatori seguendo procedure di selezione trasparenti, aperte e basate sul merito; a rafforzare i legami fra industria e accademia; a definire e applicare dei principi di accessibilità e portabilità delle sovvenzioni nazionali''. In concreto Bruxelles rilancia la 'palla' ai partner europei a favore di un mercato unico della ricerca e dell'innovazione, che significa migliorare ''la circolazione, la concorrenza e la collaborazione transfrontaliera fra ricercatori, istituti di ricerca e imprese''. Un passaggio obbligato se si vuole affrontare sfide come i cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare ed energetica, la salute pubblica.
(Fonte: ANSA 17-07-2012)

 
UE: NUOVA POLITICA DI COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO DEI PAESI DEL MEDITERRANEO PDF Stampa E-mail

L'Unione europea ha lanciato una nuova politica di cooperazione con i Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libia, Marocco, Tunisia e Territori Palestinesi) con lo scopo di identificarne i bisogni formativi per lo sviluppo delle politiche universitarie. Per sostenere questa difficile sfida, rafforzando al contempo i legami storici, culturali e commerciali, nel corso di una riunione svoltasi il 2 e 3 luglio 2012 a Bruxelles con i Ministri dell'istruzione dei Paesi interessati, sono state decise una serie di iniziative, volte a: - fornire una piattaforma regionale per il dialogo politico sulle tematiche educative; - condividere esperienze e buone pratiche; promuovere una convergenza volontaria dei sistemi di istruzione superiore nell'ottica del Processo di Bologna; - approfondire la conoscenza di Programmi UE come Erasmus Mundus e Tempus e ampliare l'utilizzo di altri Programmi quali Jean Monnet e Marie Curie. L'area del Mediterraneo meridionale è una realtà abbastanza eterogenea ma uniformemente contraddistinta da una forte presenza giovanile: un terzo della popolazione ha meno di 15 anni e nel prossimo decennio oltre 60 milioni di giovani saranno alla ricerca di occupazione. I sistemi educativi stanno perciò subendo una forte pressione per assicurare alle nuove leve le competenze necessarie per giocare un ruolo attivo in una società in trasformazione. Pur aumentando il numero di iscritti all'università e le ore di didattica, i bassi salari erogati ai dipendenti dell'università costringono (soprattutto ai docenti) ad accettare un lavoro supplementare, a scapito della quantità e qualità dell'insegnamento e della ricerca. Nella nuova politica di cooperazione europea si prevede anche l'erogazione di finanziamenti aggiuntivi, nel corso del 2012 e del 2013, per un importo di €12,5 milioni, che si aggiungeranno a quelli già attribuiti finora e che serviranno a finanziare la mobilità di oltre 400 studenti per portare a termine il curriculum di studi, effettuare ricerche o ottenere l'abilitazione all'insegnamento negli Stati membri UE.
(Fonte: M.L. Marino, rivistauniversitas 26-07-2012)

 
FRANCIA. COME SI OTTIENE LA QUALIFICATION PER POTERSI CANDIDARE A CONCORSI DA MAITRE DE CONFÉRENCES PDF Stampa E-mail

Mentre si dibatte su metodologia e criteri da adottare per le abilitazioni scientifiche nazionali, può essere interessante comprendere cosa accade in paesi che hanno adottato una scelta simile, prevedendo un sistema di abilitazione preliminare alla partecipazione a concorsi. Tale è il caso della Francia, cui il ministero stesso dice d'ispirarsi. Oltralpe gli aspiranti accademici debbono ottenere una qualification per potersi candidare a concorsi da maitre de conférences, il grado di accesso nell’università francese che sta a metà tra il vecchio ricercatore italiano e l’associato. Però nel sistema francese si confida di meno sugli automatismi dei criteri bibliometrici. La qualif è un documento ufficiale che attesta un livello minimo di maturità scientifica ed esperienza didattica di quei ricercatori che cercano la loro strada nell’università. Per ottenerlo, occorre presentare un dossier che comprende alcune pubblicazioni rappresentative e un breve riassunto dell’attività didattica e di ricerca svolta. L’intera documentazione deve essere caricata su un sito dedicato del ministero dell’istruzione ma l'accesso ai documenti è riservato ai valutatori (due esperti francesi del settore rilevante), così come i dossier di candidatura per i concorsi che non sono resi pubblici dalle commissioni. L’ottenimento della qualification è condizionato solo da un giudizio positivo, non esistendo criteri bibliometrici stretti come quelli proposti in Italia (sebbene non si possa escludere che questi abbiano pur sempre il loro peso nel pensiero dei giudicatori).
La qualification ha validità per quattro anni, al termine dei quali, per l’aspirante accademico ancora non demoralizzato dall’insuccesso, occorre ripresentare il dossier di candidatura avendo cura di spiegare i motivi per i quali non si è ottenuta una posizione in questo periodo – in Francia esiste, infatti, una sessione di reclutamento all’università ogni primavera. E' questa l'altra e più dolente differenza tra il sistema italiano e quello francese: la macchina delle abilitazioni ha, infatti, un senso se accompagnata da una precisa programmazione del reclutamento, e dunque da concorsi indetti con cadenza regolare. La qualif, essendo un certificato per l`insegnamento universitario, non è invece richiesta per poter presentare candidatura al CNRS, che rappresenta l`altro canale principale del reclutamento di ricercatori. L`aneddotica mostra anche come discipline differenti mostrino un interesse differente verso la qualification e criteri non omogenei nella valutazione dei candidati: per le scienze dure (quelle che un tempo in buon italiano avevano il nome di scienze esatte) ci si attende qualche pubblicazione in riviste internazionali scientifica di qualche rilievo. Mentre per i ricercatori francesi l’esperienza nella didattica è un requisito fondamentale, il sistema si dimostra più comprensivo con chi viene dall`estero e ha svolto un carico d’insegnamento limitato. Per discipline umanistiche, ottenere la qualif è un riconoscimento più prestigioso e occorre un profilo scientifico di maggior rilievo. La qualif è quindi il metodo con cui il sistema universitario cerca soprattutto di garantire un minimo valore scientifico dei candidati ai concorsi e di limitare, se non escludere, la presenza di “comparse”, troppo deboli davanti alle commissioni di reclutamento.
(Fonte: M. Barbieri, ilbo 07-08-2012)

 
UK. ESPLOSIONE DELLA BOLLA DEL DEBITO STUDENTESCO DEI LAUREATI COMUNITARI NELLE UNIVERSITÀ INGLESI PDF Stampa E-mail

I parlamentari conservatori stanno facendo pressione sul governo in merito al finanziamento per gli studenti dell’Unione Europea nelle università della Gran Bretagna poiché le ultime cifre hanno mostrato un aumento del debito insoluto più che raddoppiato in un anno. Con la spesa sui prestiti che sta per crescere, mentre le tariffe sull’istruzione aumenteranno fino ad un massimo di 9 mila sterline da quest’autunno, le cifre sulla restituzione del debito da parte degli studenti dell’Unione Europea ha provocato ulteriori preoccupazioni sulla sostenibilità del nuovo sistema di prestiti per gli studenti. Gli studenti che provengono da paesi dell’Unione Europea al di fuori del Regno Unito hanno lo stesso accesso ai prestiti per l’istruzione dei loro colleghi domestici ma, mentre i laureati inglesi hanno i rimborsi automaticamente detratti dalle loro buste paga, il sistema fa affidamento sui loro omologhi comunitari per fornire dati sui loro stipendi non appena tornano a casa. C’erano 80.320 studenti europei nelle università della Gran Bretagna nel 2010 – 2011 su un totale della popolazione studentesca di circa 1,7 milioni, secondo l’Agenzia per le Statistiche sull’Educazione Superiore. Il numero degli studenti europei iscritti alle università inglesi è aumentato del 56 percento negli ultimi dieci anni (dai 51.440 nel 2001 – 2002 a 80.320 nel 2010-2011, secondo l’Hesa). Il che supera l’aumento tra gli studenti della Gran Bretagna nello stesso periodo (14 percento). Ma il 42 percento degli studenti dell’Unione Europea soggetti a ripagare il debito non si stanno tenendo al passo con i pagamenti. I dati della Compagnia dei Prestiti degli Studenti mostrano che il totale dei debiti insoluti degli studenti era di 111.1 milioni di sterline nel 2010 – 2011 – a fronte dei 49,2 milioni dell’anno precedente. Bahram Bekhradnia, direttore dell’Istituto per le Politiche sull’Istruzione Superiore, ha detto che non ci sono “modi efficaci per costringere gli studenti dell’Unione Europea a pagare”. “Se loro non … ripagano avremo bisogno di fare qualcos’altro per smettere di sovvenzionare il resto dell’Unione Europea fornendo ai loro più brillanti e migliori studenti un’educazione gratuita” ha dichiarato a Times Higher Education David Willetts, il ministro dell’università e delle scienze. (Fonte: da www.timeshighereducation.co.uk tradotto dalla Redazione di Univ-Aut 12-08-2012)

 
USA. THE COLLEGE-COST CALAMITY. MANY AMERICAN UNIVERSITIES ARE IN FINANCIAL TROUBLE PDF Stampa E-mail

Universities hope that vast investments will help them attract the best staff and students, draw in research grants and donations, and ultimately boost their ranking in league tables, drawing in yet more talent and money. They have also increased the proportion of outlays gobbled up by administrators (see chart). To pay for all this, universities have been enrolling more students and jacking up their fees. The average cost of college per student has risen by three times the rate of inflation since 1983. The cost of tuition alone has soared from 23% of median annual earnings in 2001 to 38% in 2010. Such increases plainly cannot continue. Student debt has reportedly reached a record $1 trillion. Before the financial crisis, some private lenders stoked the frenzy by securitising risky student loans—rather like subprime mortgages. This practice has been stopped but at its peak in 2008, private lenders disbursed $20 billion. Last year they shelled out only $6 billion.
Federal support for higher education remains at historically high levels, but states have cut back. To make matters worse, endowments (and their returns) have shrunk, money from philanthropy has dried up and those universities that provide need-based aid have suddenly found their students are needier.
All this suggests that colleges have good cause to worry about their debts. Unlike grades, they cannot be inflated away. Even Harvard, Yale, Cornell and Georgetown have been on an unsustainable path in recent years, says Bain, though all have big endowments to cushion themselves.
Glenn Reynolds, the author of “The Higher Education Bubble”, predicts that the bubble will burst “messily”. People have long believed that “whatever the cost, a college education is a necessary ticket to future prosperity.” Easy credit has allowed them to pay ever more, and colleges have raised fees to absorb the extra cash. However, this cannot go on forever, says Mr Reynolds, especially when people start asking whether a degree in religious and women’s studies is worth the $100,000 debt incurred to pay for it.
(Fonte: J.. D. Rockefeller, The Economist 04-08-2012)

 
UNIBO. HUMAN RESOURCES STRATEGY FOR RESEARCHERS INCORPORATING THE CHARTER AND THE CODE PDF Stampa E-mail

Promuovere l’applicazione di principi quali libertà di ricerca, rispetto di principi etici, crescita professionale continua, a favore di tutti i ricercatori (in ogni fase di carriera). È con questi obiettivi che l’Ateneo ha sottoscritto già dal 2005 la Carta europea dei ricercatori. Ora, l’Ateneo fa un ulteriore passo e lancia un questionario on-line per dare voce ai diretti interessati, i ricercatori. Il questionario nasce da un gruppo di lavoro attivo da gennaio 2012 e creatosi in seguito all’ammissione dell’Ateneo all’interno di un gruppo composto da 57 istituzioni europee, fra Atenei e centri di ricerca, aventi il compito di creare una piattaforma per l’attuazione di una strategia delle Risorse Umane (HR Strategy for Researchers Incorporating the Charter and the Code) che rispetti i principi della Carta europea dei ricercatori e del Codice di condotta (C&C). Sarà possibile compilare il questionario fino al 31 agosto. La compilazione richiederà non più di 15-20 minuti. Gli Atenei, nel sottoscrivere la Carta e il Codice, hanno assunto l’impegno di dare esecuzione ai suddetti principi, promuovendone l’applicazione. L’iniziativa HRS4R (Human Resources Strategy for Researchers Incorporating the Charter and the Code) si inscrive in un quadro finalizzato a dare attuazione istituzionalmente alla Carta europea, richiedendo a tutto il personale dedito alla ricerca un coinvolgimento diretto. Il questionario ha proprio questo scopo e si rivolge a tutte le tipologie di ricercatori di UNIBO. Gli esiti del survey associati ad uno studio di norme e buone pratiche dell’Ateneo vigenti, consentiranno l’individuazione di carenze e lacune (gap analysis) e la messa a punto di una strategia delle Risorse Umane rispondente ai criteri della Carta europea.
La partecipazione attiva degli stessi destinatari della C&C, pertanto, è fortemente richiesta e apprezzata, soprattutto durante l’analisi interna, poiché consentirà di influenzare adeguatamente la strategia delle Risorse Umane che UNIBO adotterà, permettendo ai ricercatori di far sentire la propria voce e rendendoli parte vitale e integrante della vita accademica. Dopo il questionario e l’analisi interna, l’Ateneo dovrà adottare una Strategia delle Risorse Umane (HR Strategy) e un Piano d’azione, che sarà inviato alla Commissione Europea. Se valutato positivamente, l’Ateneo riceverà un acknowledgement visibile attraverso l’utilizzo del logo "HR Excellence in Research". Dopo 2 anni dall’acknowledgement, l’Università dovrà procedere a una valutazione interna per verificare l’attuazione della HR Strategy e del Piano d’Azione ed eventualmente apportare modifiche o aggiustamenti, mentre a cadenza quadriennale la valutazione sarà esterna ed effettuata da un panel di revisori.
La partecipazione di UNIBO allo HRS4R aumenterà l’attrattività dell’Ateneo da parte di risorse umane d’eccellenza e altamente qualificate e costituirà inoltre un vantaggio competitivo in occasione della partecipazione a bandi relativi alla mobilità dei ricercatori del 7° Programma Quadro, in particolare per PEOPLE e IDEAS, e di Horizon 2020. (Fonte: magazine.unibo.it 19-07-2012)

 
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