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16 Luglio
UK. RESEARCH EXCELLENCE FRAMEWORK (REF) NUOVO SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA RICERCA UNIVERSITARIA PDF Stampa E-mail
Nel Regno Unito è stato approvato un nuovo sistema di valutazione della qualità della ricerca scientifica universitaria, denominato Research Excellence Framework (REF), che, nel 2014, esaminerà i risultati dei progetti realizzati nel periodo 2008-2013 per indirizzare la produttiva assegnazione dei fondi di ricerca. Sostituirà i criteri precedentemente in vigore, stabiliti dal Research Assessment Exercise (RAE), e per la settima volta -  da quando a metà degli anni '80 fu adottato tale processo di valutazione - offrirà i necessari elementi ai 4 organismi di finanziamento dell'Higher Education Funding Council for England (HEFCs) per stabilire sia la produttività degli investimenti pubblici che per indirizzarne la distribuzione selettiva, premiando e assicurando l'eccellenza dei risultati. Le Università dovranno inviare le prime domande a novembre 2013, utilizzando una procedura amministrativa più semplificata. Il giudizio sarà effettuato da Commissioni con la direzione strategica di David Price - Vice Provost al University College of London (UCL) e il coordinamento di Andrew Cooper, responsabile del Progetto REF 2014. Saranno attribuite da una a quattro stelle a seconda dell'originalità e dell'eccellenza del progetto di ricerca.
(Fonte: M. L. Marino, rivistauniversitas 09-07-2012)
 
UK. AUMENTANO I COSTI PER L’ISCRIZIONE MA NON LE ORE DI LEZIONE PDF Stampa E-mail

L'attuale politica universitaria del governo inglese non piace per una serie di motivi, tra i quali la perdita di miliardi di sterline dovute alle stringenti regole di ingresso degli studenti non europei e lezioni triplicate nei costi ma non nelle ore. Gli attacchi arrivano da giornali prestigiosi come Guardian e Telegraph. Secondo il Guardian una commissione parlamentare ha messo in luce che la London School of Economics spende 250 mila sterline all'anno per destreggiarsi nelle varie norme che regolano l'ammissione di studenti non comunitari. Il Telegraph invece sottolinea che il governo labour ha triplicato i costi di frequenza universitari, senza aumentare di conseguenza il numero delle lezioni delle lauree brevi. Rispetto al 2006 si sono registrati 12 minuti in più a lezione, non paragonabili all'aumento dei costi che sono invece tre volte tanto.
(Fonte: M. Viglione, rivistauniversitas 26-06-2012)

 
SPAGNA. LA RIFORMA AUMENTA LE TASSE UNIVERSITARIE PDF Stampa E-mail
La riforma universitaria che più polemiche ha provocato in Spagna negli ultimi decenni è stata annunciata ad aprile dal ministro José Ignacio Wert. Il paese vanta uno dei tassi di scolarizzazione superiore più bassi d’Europa e il più alto tasso di abbandono universitario (in media il 50%, che arriva al 90% per gli studenti di ingegneria, mentre la media europea si colloca al 30%). Toccherà alle regioni (comunità autonome, nel linguaggio istituzionale spagnolo) che gestiscono direttamente le risorse da destinare alla formazione, attuare le linee guida emesse dall’esecutivo di Madrid:  già da quest’anno dovranno risparmiare tre miliardi di euro nelle voci di bilancio dedicate all’educazione. Si riducono i servizi di mensa, si contraggono gli stipendi e, a sorpresa, aumentano le tasse universitarie: fino a 540 euro annuali in più. Gli universitari dovranno contribuire con le loro matricole al 25% del totale della spesa. Quindi, se fino ad oggi pagavano tra i 900 e i 1.000 euro per immatricolarsi in un Grado (il primo ciclo di studi) o in un Master abilitativo, dal prossimo anno il costo aumenterà da 150 a 250 euro a seconda dell’università in cui si iscriveranno. Verranno castigati i "ripetenti", che per immatricolarsi la seconda volta pagheranno dal 30% al 40% in più, fino ad arrivare a un aumento del 75% per la terza iscrizione e del 100% dalla quarta in poi. Anche le tasse delle matricole dei master non abilitativi lieviteranno: nell’anno accademico 2011-2012 gli studenti pagavano in media 1.800 euro per l’iscrizione, mentre dal prossimo ne pagheranno 2.700, con un proporzionale aumento delle tasse per i ripetenti fino a un massimo di 3.500 euro l’anno. Per controbilanciare, aumentano le borse di studio concesse (entrano in vigore nuovi sussidi statali, regionali e accademici che arrivano a coprire fino al 100% delle matricole), anche se si inaspriscono i criteri per ottenerle e mantenerle: l’approvazione del 90% dei crediti di ogni anno, percentuale che prima della riforma era del 70%. Grazie alla nuova legge, quest’autunno la Spagna passerà dal sesto posto nella lista dei paesi economicamente più esigenti con i propri studenti (dopo Portogallo, Italia, Paesi Bassi, Irlanda e Inghilterra), al terzo posto, superata solo dalle università irlandesi e inglesi.
(Fonte: C. Cucchiarato, unipd.it/ilbo 09-07-2012)
 
NORVEGIA. GRANDE SVILUPPO DELLE HØGSKOLA PDF Stampa E-mail
Sebbene la Norvegia non abbia rappresentato un caso di riforma particolarmente radicale nell’ambito del settore dell’higher education negli ultimi anni, a differenza, per esempio, della Svezia, tuttavia i cambiamenti che si sono verificati in questo Paese hanno avuto effetti particolarmente duraturi. Per molti atenei norvegesi, infatti, si sono verificati numerosi passi avanti nel senso di una maggiore democratizzazione nei meccanismi di decision making e nella decisione di costituire i district colleges, università con corsi brevi. Oltre a questi ultimi, hanno cominciato a essere considerate parte integrante del settore dell’higher education altre istituzioni quali le cosiddette høgskola, che comprendevano scuole di musica, di educazione marittima, agricola, tecnologica. Dunque un insieme di discipline che fino allora erano tenute fuori dalla “nobile” definizione di educazione universitaria. L’innovazione ha prodotto nel tempo risultati notevoli in termini di popolazione studentesca, tanto che si stima che di 82.000 studenti attualmente afferenti al settore dell’istruzione universitaria, circa 42.000 sia iscritto alle istituzioni nuove nominate in precedenza. Una vera e propria rivoluzione che però mette a nudo un’esigenza sociale importante, quella di conferire uno status universitario o simile a discipline e settori ritenuti per molto tempo su un gradino più basso, e invece avvertiti oggi come particolarmente importanti e positivi in termini di legame con il mondo del lavoro.
(Fonte: D. De Rosa, educationduepuntozero.it 22-06-2012)
 
FRANCIA. SERI PROBLEMI DI BILANCIO NELLE UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Secondo la Corte dei conti francese molte università hanno gravi problemi di bilancio. Nel 2012 rischia di esserci un ammanco di 120 milioni di euro rispetto alle necessità, un deficit che riguarda circa un quarto delle 80 istituzioni universitarie attive oggi oltralpe. Tra i motivi degli ammanchi sembra innanzitutto esserci una sostanziale sottostima dei costi del personale, aumentati a causa di meccanismi automatici di adeguamento (45 milioni); il sistema sconta inoltre il congelamento di finanziamenti per circa 70 milioni, inseriti nell’ultima legge finanziaria della presidenza Sarkozy ma non ancora erogati, e dei quali non si sa al momento se saranno effettivamente trasferiti. Un discorso a parte vale per le Grandes écoles, che in Francia costituiscono un percorso prestigioso e per molti versi parallelo rispetto alle università, e di cui è un esempio la famosa Ena, la scuola per alti funzionari dove si forma l’élite della funzione pubblica e che ha diplomato tre degli ultimi cinque presidenti della Repubblica.
Dal 2007 anche in Francia gli atenei godono di autonomia nelle spese, ma il loro bilancio è coperto dallo stato per circa il 90%. Secondo le stime in questo momento nelle casse delle università ci sono fondi sufficienti a garantire appena un mese di funzionamento: ben al di sotto del normale livello di sicurezza finanziaria. E non è finita: il 2013 potrebbe rivelarsi ancora peggiore per le università se il presidente Hollande manterrà il rigore finanziario su cui si è impegnato con i partner europei. In una situazione generale di dissesto a rischiare sono soprattutto le grandi università scientifiche, alcune delle quali si son messe in luce in questi anni, posizionandosi bene nella classifica di Shangai: Paris-Diderot, Paris-Pierre-et-Marie-Curie, Paris-Sud e Strasburgo. Per le facoltà scientifiche lo scorso agosto era stato disposto, con un decreto firmato dall’allora ministro Laurent Wausquiez, che fossero erogate almeno 1.500 ore di corsi nell’arco dei tre anni, senza però finanziamenti supplementari. Le facoltà particolarmente impegnate in attività di ricerca hanno inoltre visto sistematicamente sottostimare i loro costi. Il risultato è che le università scientifiche sono tra le più esposte allo squilibrio finanziario, e a soffrirne sono innanzitutto la didattica e i nuovi investimenti. C’è poi il capitolo sicurezza: il budget per la messa e tenuta a norma degli edifici è, infatti, crollato a 20 milioni di euro, contro i 2-300 stanziati negli ultimi anni. I tagli e l’aumento dei costi rischiano insomma di minare il sistema universitario pubblico, fino ad oggi uno dei fiori all’occhiello dello stato francese. Adesso si spera nel nuovo piano finanziario a cui il nuovo governo socialista sta lavorando proprio in questi giorni: per momento nessuno parla ancora di un aumento delle tasse universitarie ma questa possibilità esiste.
(Fonte: D.M.D.A., IlBo 06-07-2012)

 
USA. CORSI GRATUITI ON LINE. PRO E CONTRO PDF Stampa E-mail

Gli atenei di Princeton, Stanford, del Michigan e della Pennsylvania, alla metà dello scorso aprile hanno lanciato insieme Coursera, una piattaforma creata per offrire agli studenti corsi gratuiti on line; poco dopo, agli inizi di maggio, è stato presentato EdX, un progetto dell'università di Harvard e del MIT aventi finalità simili al precedente.
Tali progetti non si limitano a divulgare lezioni registrate, come già fanno molti altri siti (vedi OCW, promosso e gestito dal MIT). Vogliono offrire piuttosto corsi veri e propri, da seguire a distanza e terminare entro un lasso di tempo, senza l'aggravio di alcuna tassa d'iscrizione. Non rilasciano alcun titolo ufficiale né crediti, ma solo un certificato che ne attesta il completamento.
Su Coursera, nata dalla creatività di due professori d'informatica di Stanford, le quattro università coinvolte hanno investito 16 milioni di dollari. EdX, dal canto suo, inizierà le attività il prossimo autunno ed è il risultato della partecipazione di Harvard a un progetto del MIT di Boston, MITx, che ad oggi offre un solo corso sui circuiti e l'elettronica. Le due università procedono di pari passo, tanto nell'investimento (30 milioni di dollari ciascuna) quanto nella gestione e nel controllo della piattaforma. L'entusiasmo sollevato dall'insegnamento sul web trova giustificazione nell'ampia diffusione e nella crescente qualità dei corsi. Senza contare il vantaggio offerto dalla flessibilità e dalle maggiori possibilità di personalizzare l'apprendimento. Tuttavia non bisogna trascurarne gli evidenti limiti. I corsi on line si confanno perfettamente alle materie linguistiche e tecniche, per nulla a quelle umanistiche. Alla diffusione capillare si contrappone la disparità tra una grande quantità di studenti e un esiguo numero di docenti, a discapito dei metodi di valutazione e correzione del loro operato. Senza contare che l'insegnamento a distanza demotiva gli alunni e ciò è comprovato dall'alto tasso di abbandoni. Si avverte, secondo l'opinione generale, la mancanza di un contatto diretto con i docenti, che costringe gli studenti a un maggior ricorso all'autodidattica.
(Fonte: Aceprensa e E. Cersosimo, rivistauniversitas 20-06-3012)

 
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