Home 2012 12 Giugno
12 Giugno
RdRU. SBLOCCARE IL RECLUTAMENTO PDF Stampa E-mail
E’ di questi giorni la notizia di un decreto legge che, insieme con altre misure, rivede le procedure di reclutamento previste dalla legge Gelmini: un provvedimento il cui destino pare, almeno per questo aspetto, incerto. Le ultime tornate concorsuali di prima e seconda fascia risalgono al 2008.
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RdRU. RIVEDERE LE MODIFICHE PDF Stampa E-mail
Valditara: Profumo accoglie le proposte di Fli . «Il Ministro Profumo avrebbe deciso di rivedere le modifiche proposte alla riforma dei concorsi universitari, venendo così incontro a quanto avevamo da subito richiesto». Lo dichiara in una nota Giuseppe Valditara, senatore di Fli. «Questo è bene nel merito, dal momento che avrebbe modificato uno dei passaggi più condivisi della riforma universitaria. Rimane la perplessità sul metodo adottato che rischiava di ignorare due anni di intenso lavoro e confronto parlamentare».
(Fonte: diariodelweb.it 06-06-2012)
 
RdRU. IL PARERE DELLA RETE29APRILE SULLA BOZZA PDF Stampa E-mail
Nella riforma dell’università è prevista un’abilitazione nazionale per scegliere tra gli aspiranti professori e le università sono costrette a scegliere solo chi passa attraverso questo filtro. Ma il filtro si è rivelato complicato, basato su criteri bibliometrici, indici di produttività scientifica, quantità di citazioni; un armamentario retorico più che scientifico, proposto dai tecno-burocrati dell’ANVUR. Tutto in apparenza molto funzionale, asettico, come un ambulatorio. Ed ecco che il ministro vuole portare in Consiglio dei Ministri un decreto legge nella versione in bozza di cui ci limiteremo a commentare quelle parti in cui si modifica il meccanismo di reclutamento dei docenti universitari. Già: i “concorsi”. Dopo un anno pare che ci si sia arresi di fronte alle critiche che provenivano da più parti: calcolare la produttività scientifica dei candidati con gli indicatori bibliometrici era troppo complicato e avrebbe esposto le procedure di abilitazione a un’infinità di possibili ricorsi. Quindi niente più abilitazione nazionale, ma concorsi singoli utilizzando nella valutazione gli stessi criteri che dovevano sorreggere quella abilitazione: bibliometria, uso dell’H-Index, impact factor e quant’altro. Il tutto nel nome dell’efficienza e dell’imparzialità del “merito”. Ora, bisogna essere chiari: non abbiamo nulla contro la valutazione, ma siamo contrari a un metodo messo in piedi in maniera autoreferenziale dall’ANVUR che non è un’agenzia “terza”, bensì è emanazione del governo e dei suoi orientamenti. Sarà l’ANVUR a determinare i criteri per la valutazione dei candidati in concorsi che tornano a essere “locali” e non più nazionali: due commissari della sede che bandisce il posto, due professori esterni e uno “straniero” proveniente da un Paese dell’area OCSE. E sarà ancora l’ANVUR a decidere se il candidato promosso risponderà ai criteri che lei stessa ha determinato, con buona pace di quella cosa che, una volta, si chiamava autonomia universitaria. Si potrebbe a questo punto sentirsi tranquillizzati perché in ogni caso un controllo ci sarebbe, anche se ex-post, ma così non è: un criterio bibliometrico può essere facilmente “drogato” o “orientato” per far risultare idoneo tizio o caio e non si può considerare con favore il fatto che l’ANVUR abbia, alla fine, un vero e proprio potere di veto, giacché non solo fa le regole ma pretende di fare anche l’arbitro. Non tranquillizza neanche scrivere nel decreto legge che queste misure resteranno solo fino a tutto il 2014, perché temiamo che, come il solito, il provvisorio diventerà la regola.
(Fonte: rete29aprile 03-06-2012)
 
RdRU. CHE COSA NE PENSA L’EX MINISTRO GELMINI PDF Stampa E-mail
Come risponde l’ex ministro Gelmini all'ipotesi di ripristinare i concorsi locali per gli Atenei: “Profumo ha genericamente affermato di non voler toccare la riforma. Però mi sembra strano, di fronte agli attacchi e alle critiche, che non smentisca ufficialmente di non voler cancellare i concorsi nazionali negli Atenei. Certo, mi sembra assurdo che si torni ai vecchi vizi, ai concorsi truccati, alle commissioni che si mettono d'accordo sui candidati da far passare». Che cosa chiede a Profumo? “Che rimanga il doppio filtro, quindi non si tocchi l'abilitazione nazionale".
(Fonte: Il Giornale 07-06-2012)
 
RdRU. SMENTITA LA CANCELLAZIONE DELL’ABILITAZIONE NAZIONALE PDF Stampa E-mail

A proposito di reclutamento dei docenti universitari, nella bozza di decreto circolata negli ultimi giorni, l'abilitazione nazionale è stata sospesa fino al 2015. La decisione ha allarmato il Pdl, e l'ex ministra Gelmini, visto che negava alla radice uno dei pilastri della riforma che porta il suo nome. Il provvedimento è stato criticato anche da Giuseppe Fioroni (Pd), un altro ex ministro dell'istruzione. La politica degli annunci del governo ha così creato una serie di tensioni nella maggioranza tali da farlo oscillare paurosamente, rimandando ancora una volta la decisione.
E’ sembrato che il governo avesse l'intenzione di cancellare la norma sui concorsi universitari, tornando alla riforma Gelmini. Ma questo orientamento è stato smentito da un'altra proposta: rendere più stringente l'accesso all'idoneità nazionale, adottando una selezione più rigorosa che darebbe ai vincitori del concorso la sicurezza di essere assunti dall'università. A sua volta questa ipotesi sarebbe stata avversata dagli atenei che preferirebbero scegliere i propri candidati con un concorso apposito, perché altrimenti la loro autonomia sarebbe messa a rischio. Quello in atto sul reclutamento è un conflitto a tutti i livelli: dentro la maggioranza e tra MIUR e atenei. La stessa idea di procedere per decreto, e lanciare (come ha annunciato lo stesso Profumo) il bando delle commissioni di concorso e quello per i candidati entro il 29 giugno, sta generando incertezze. Con quali criteri verranno emanati questi bandi, visto che il relativo decreto è ancora fermo alla Corte dei Conti? Non è un interrogativo secondario, visto che non si conoscono ancora le modalità scientifiche con le quali saranno nominate le commissioni composte di cinque membri, né i criteri con i quali dovranno essere giudicati i candidati. Toccherà poi all'Agenzia di valutazione della ricerca (ANVUR) verificare che i prescelti abbiano i requisiti in regola. E tuttavia non è stata ancora decisa la natura di tali requisiti: devono essere puramente bibliometrici, oppure capaci di giudicare la qualità del candidato? Per molte discipline, quelle umanistiche, ad esempio, non è ancora chiaro e sono in molti a temere la moltiplicazione di contenziosi giuridici. Davanti a simili problemi, il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) ha criticato il governo, giudicando provvedimenti come quello sul merito «incompleti, contraddittori e fonte di comportamenti opportunistici o elusivi».
A tal punto è arrivato il caos post-Gelmini, prodotto dalla bulimia normativa di una riforma che necessita di troppi provvedimenti tra decreti regolamenti e statuti per entrare in vigore. Oggi la situazione è di stallo.
(Fonte: R. Ciccarelli, Il Manifesto 07-06-2012)

 
RdRU. PROPOSTE DEL PD PDF Stampa E-mail
Il dibattito sulle misure per promuovere il merito nell’università sembra essersi avvitato. Nell’impasse, il responsabile Università del Pd, Marco Meloni, ha presentato alcune proposte al ministro per ridare benzina al sistema universitario. Suggerimenti per migliorare il “pacchetto merito”? «Misure urgenti per potenziare il diritto allo studio e far ripartire l’università, bloccata da quattro anni. Contratto unico per i ricercatori a tempo determinato, borse a tempo pieno per i dottorandi, valorizzazione dei dottorati, sia nelle aziende sia nei concorsi pubblici, misure per promuovere esperienze di formazione all’estero, Erasmus, “Master and Back”, garantendo al rientro due anni di lavoro in azienda, ecc., riforma del valore legale del voto di laurea. Ci auguriamo che almeno in parte entrino a far parte di un eventuale provvedimento del governo. Altrimenti le ripresenteremo in parlamento». Qual è la questione più urgente? «L’attuale sistema per il diritto allo studio funziona male ed è sottofinanziato. La borsa di studio oggi è garantita solo al 7% degli studenti, negli altri paesi europei al 20-30%. Noi proponiamo un piano nazionale per il merito e il diritto allo studio, da finanziare con risorse interne al sistema universitario. Seicento milioni per le borse di studio da dare a chi ha un reddito Isee basso e altrettanti per i prestiti d'onore, che serviranno anche come sostegno al post-lauream». E le norme pensate dal ministro per sbloccare il reclutamento? «Prima di tutto, il decreto sbaglia ad affidare agli assegnisti di ricerca la didattica. Noi pensiamo che vada istituito un contratto unico da ricercatore a tempo determinato al posto delle varie forme oggi esistenti. E poi in tempi certi i giovani ricercatori devono arrivare a sostenere l'abilitazione». Abolirla o no? «Al governo chiediamo di non cambiare più le regole, creerebbe solo altro caos. Facciano piuttosto funzionare le norme che ci sono».
(Fonte: M. Gerina, unita.it 07-06-2012)
 
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