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30 Aprile


EU. CIFRE CHIAVE DELL’ISTRUZIONE PDF Stampa E-mail
La pubblicazione “Cifre chiave dell’istruzione in Europa 2012” realizzata in collaborazione con Eurostat e sviluppata grazie ai dati forniti dalle unità nazionali della rete Eurydice e ai dati tratti dall’indagine internazionale PISA 2009, affronta molti degli argomenti principali della cooperazione europea nell’ambito dell’istruzione e della formazione (ET 2020), compresa la più ampia strategia europea per una crescita rapida, sostenibile e inclusiva nei prossimi decenni (EU 2020). I laureati dell’istruzione terziaria trovano lavoro due volte più velocemente rispetto a chi ha qualifiche di livello inferiore. Al 2010, il 79 % dei giovani in Europa di età compresa fra i 20 e i 24 anni risulta aver completato con successo l’istruzione secondaria superiore, confermando la tendenza crescente di tutta Europa dal 2000. La percentuale media europea delle persone con una qualifica d’istruzione terziaria è aumentata per tutti i gruppi di età, dal 2000, nonostante persistano tuttora squilibri nella scelta degli studenti in varie discipline accademiche. In scienze, matematica e informatica, come anche nel campo dell’educazione, ad esempio, la percentuale dei laureati è diminuita. I laureati dell’istruzione terziaria s’integrano nel mercato del lavoro due volte più rapidamente rispetto a chi ha una qualifica di livello inferiore. In media, occorrono 5 mesi ai laureati dell’istruzione terziaria per entrare nel mondo del lavoro, mentre ne occorrono 9,8 a chi ha una qualifica di livello più basso. A livello UE la durata media per trovare il primo lavoro significativo era vicina a 6,5 mesi nel 2009. Nonostante il generale aumento del numero di persone con una qualifica di livello terziario, una proporzione sempre più consistente è sovraqualificata per il tipo di lavoro che riesce a trovare. Infatti, più di un laureato su cinque è sovra qualificato per il proprio lavoro e, dal 2000, questa proporzione è andata ad aumentare. Inoltre, nonostante che dal 2000 il gap di genere sia diminuito, di media le donne laureate continuano a essere più soggette alla disoccupazione rispetto agli uomini, nonostante superino per numero gli uomini in quasi tutti gli ambiti di studio accademici. Lo studio completo “Key Data on Education in Europe 2012”  è disponibile online nella versione inglese
(Fonte: indire.it 10-02-2012)

 
RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO. INVESTIRE NELL’ISTRUZIONE ALMENO IL 2% del PIL PDF Stampa E-mail
Garantire che le università ricevano fondi adeguati, permettere alle persone di ogni estrazione sociale di accedere all'istruzione superiore e aumentare il numero di ragazzi che studiano all'estero: questi i messaggi principali contenuti in una risoluzione approvata oggi a larga maggioranza (464 voti a favore, 34 contrari e 33 astensioni) dal Parlamento europeo. Gli eurodeputati, rammaricandosi dei tagli operati da alcuni paesi membri, ricordano a tutti i governi che è loro dovere ''garantire che almeno il due per cento del prodotto interno lordo sia investito nell'istruzione''. Strasburgo chiede alle autorità nazionali di mobilitare le risorse necessarie a modernizzare le infrastrutture e i corsi di studio, al fine di garantire che le università contribuiscano alla competitività dell'Ue. Una parte del finanziamento del settore, suggerisce la risoluzione, potrebbe arrivare anche dal Fondo sociale europeo e da quello per lo sviluppo regionale. Il Parlamento Ue sostiene inoltre l'iniziativa della Commissione europea di creare un sistema di prestiti che permettano agli studenti di passare un periodo della loro carriera accademica in un paese straniero. L'obiettivo dell'Ue dev'essere quello di assicurare che entro il 2020 ''il 35% dei lavoratori sia altamente qualificato'', riuscendo così a rispondere ''alle esigenze del mercato del lavoro''.
(Fonte: ANSA 20-04-2012)
 
TRENTA ATENEI EUROPEI TRA I PRIMI CENTO DEL MONDO PDF Stampa E-mail

Non è del tutto vero che il declino delle università europee sarebbe parte del declino generale dell’Europa. Ad esempio in una delle classifiche maggiormente seguite, e serie, quella del “Times Higher Education Supplement” (THES), per il 2011-2012, le università europee non sfigurano. Tra le prime dieci, Oxford, Cambridge, e l’Imperial College di Londra occupano rispettivamente la quarta, la sesta, e l’ottava posizione. Vuol dire che istituzioni come Oxford e Cambridge mantengono un primato internazionale da circa 800 anni, qualcosa di stupefacente. Ma analizziamo le prime cento dal punto di vista europeo. Ebbene, 12 sono inglesi (di un paese fuori dell’area Euro, benché dentro per ora alla UE). La 36esima e la 85esima sono rispettivamente Edinburgo e Saint Andrews, in Scozia. Occorre ricordare che ancora nel Settecento la Scozia, presto indipendente, aveva ben 4 università, e l’Inghilterra solo due, per quanto prestigiose (ma in declino, certo, nel secolo dei Lumi). D’accordo, il THES è un giornale inglese, ma i parametri sono abbastanza fissi e non alterabili. La Svizzera ne piazza tre in classifica, l’ETH di Zurigo, il Politecnico di Losanna, e l’Università di Zurigo. La Svezia anch’essa tre. Vediamo ai paesi dell’area Euro. La Germania ne piazza 4. Ricordiamoci che il modello accademico tedesco nell’Ottocento era egemone nel mondo, interi atenei americani vennero creati su quel modello, come la Johns Hopkins di Baltimora (in classifica al numero 14). In ogni caso, la gemma tedesca, la meravigliosa università di Monaco, prima tra le tedesche, è “solo” al 45esimo posto. Seguono Gottinga, Heidelberg, e il Politecnico della Baviera, grandi scuole con immensa tradizione, ma che si trovano tutte sotto al cinquantesimo posto. Sempre in area Euro (per ora, perché in Olanda il vento sta cambiando), abbiamo 4 atenei olandesi. Tra cui la grande Leida, che, occorre ricordare, venne costituita sul modello padano di Padova (orto botanico compreso). La Francia ne piazza tre. Pochine. Oltretutto, a parte la Marie Curie, una è la Normale (non è chiaro quale, immagino quella di Parigi), l’altra l’Ėcole Polytechnique. Ora, la piccola Svizzera tiene testa  in classifica a tutti questi giganti. Lo stesso si dica per l’Olanda. E gli altri paesi area Euro? Uno finlandese, Helsinki. Uno belga, Lovanio. Dunque l’Europa non se la passa male: se prendiamo le prime cento, abbiamo 30 università (il 30%!).
(Fonte: P. L. Bernardini, lindipendenza.com 26-04-2012)

 
DOCUMENTI DELLA EUROPEAN UNIVERSITY ASSOCIATION (EUA) PDF Stampa E-mail

University Autonomy in Europe II. The Scorecard”. By Thomas Estermann, Terhi Nokkala & Monika Steinel 2011. Link.

Global university rankings and their impact” (EUA report on rankings 2011) by Andrejs Rauhvargers. Link.
 
UNIONE EUROPEA. ORIZZONTE 2020, UN PROGRAMMA DI 80 MILIARDI DI EURO PER INVESTIMENTI IN RICERCA E INNOVAZIONE PDF Stampa E-mail
L’ultimo in ordine di tempo dei progetti d’investimento dell’UE è stato recentemente presentato dalla commissaria UE Máire Geoghegan-Quinn che ha annunciato Orizzonte 2020, un programma di 80 miliardi di euro destinati a investimenti per la ricerca e l’innovazione. Per la prima volta Orizzonte 2020 raggruppa l’insieme degli investimenti dell’UE per la ricerca e l’innovazione in un programma unico. Esso concentrerà i fondi su tre obiettivi chiave. Sosterrà la posizione dell’UE in testa alla classifica mondiale nella scienza, con un bilancio assegnato di 24,6 miliardi di euro, compreso un aumento pari al 77% dei finanziamenti al Consiglio europeo della ricerca (CER) la cui missione è riuscita pienamente. Contribuirà ad affermare il primato industriale nell’innovazione con un bilancio pari a 17,9 miliardi di euro, che comprende un investimento sostanzioso - pari a 13,7 miliardi di euro - nelle tecnologie di punta, nonché più ampio accesso al capitale e sostegno alle PMI. Infine, 31,7 miliardi di euro saranno dedicati ad affrontare i principali problemi comuni a tutti gli europei, ripartiti su sei temi di base: sanità, evoluzione demografica e benessere; sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima e bioeconomia; energia sicura, pulita ed efficiente; trasporti intelligenti, verdi e integrati; interventi per il clima, efficienza delle risorse e materie prime; società inclusive, innovative e sicure. La proposta della Commissione sarà ora discussa presso il Consiglio e il Parlamento europeo ai fini dell’adozione entro la fine del 2013.
(Fonte: A. Poggi federalismi.it 18-04-2012)
 
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