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30 Aprile


VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE DI UNA RIFLESSIONE SULL’ABOLIZIONE PDF Stampa E-mail

Abolire il valore legale del titolo di studio appare oggi in Italia come la rinuncia da parte dello Stato al suo ruolo di garante della qualità della formazione superiore e la rinuncia a svolgere la propria funzione pubblica di controllo e responsabilità.
Tutta la legislazione italiana, prima e dopo l’autonomia, si è sempre mossa nella direzione opposta rispetto all’abolizione del valore legale. La stessa legge 30 dicembre 2010, n. 240 e le deleghe in essa previste vanno nella direzione di ricondurre, con maggior forza, alla competenza dello Stato la responsabilità di assicurare alla formazione superiore un elevato livello di qualità. I processi di Valutazione della Qualità della Ricerca VQR, le nuove e (si spera) più rigorose modalità di reclutamento e le procedure di accreditamento dei corsi di studio vanno chiaramente in questa direzione. In particolare con l’accreditamento dei corsi di studio si riconosce allo Stato la competenza di stabilire quali di essi possiedano qualità sufficiente per essere attivati e con le normative sul reclutamento dei professori universitari si riconosce allo Stato il diritto/dovere di stabilire, sulla base di criteri di qualità, chi possa svolgere la funzione di professore universitario. Il fatto che coloro che sostengono, con convinzione, l’esigenza di abolire il valore legale del titolo di studio siano gli stessi ispiratori della riforma introdotta con la Legge 30 dicembre 2010, n. 240 appare un’incomprensibile contraddizione di termini, un vero e proprio ossimoro.
Sulla base di quanto detto appare chiaro che l’abolizione del valore legale del titolo di studio costituirebbe una risposta sbagliata a problemi che pur esistono, ma che vanno affrontati e risolti con strumenti e metodi diversi, peraltro già previsti e avviati.
(Fonte: A. Stella, roars 25-04-2012)

 
VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE DEL DOCUMENTO DEL CUN DEL 18 APRILE PDF Stampa E-mail

DOCUMENTO DEL CUN

L’abolizione del valore legale del titolo si configurerebbe oggi in Italia come la rinuncia da parte dello Stato al suo proprio ruolo di garante della qualità della formazione superiore e alla propria funzione pubblica di controllo e responsabilità. Tutta la legislazione italiana, prima e dopo l’autonomia, si è sempre mossa nella direzione opposta all’abolizione del valore legale. La stessa legge 30 dicembre 2010, n. 240 e le deleghe in essa previste sono volte a ricondurre con maggior forza alla competenza dello Stato la responsabilità di controllo della formazione superiore. In particolare, con l’accreditamento dei corsi di studio, si riconosce allo Stato la competenza nello stabilire quali corsi possano rilasciare titoli aventi valore legale e con le normative sul reclutamento dei professori universitari si demanda allo Stato il diritto/dovere di stabilire, sulla base di criteri di qualità, chi possa svolgere la funzione di professore universitario. L’insieme degli atti normativi adottati porta alla conclusione che l’accreditamento dei corsi non è sostitutivo del valore legale del titolo di studio, ma è piuttosto un suo rafforzamento e una garanzia che esso corrisponda al valore sostanziale.
L’abolizione del valore legale del titolo di studio non potrebbe comunque costituire un provvedimento a se stante, comportando la necessità di revisione di una molteplicità di disposizioni normative, incluse quelle Costituzionali, che ne stabiliscono gli effetti giuridici.
Sulla base di quanto rilevato l’abolizione del valore legale del titolo di studio sarebbe una risposta sbagliata a problemi reali, che vanno certamente affrontati e risolti con strumenti e metodi diversi.
(Fonte: CUN 18-04-2012)

 
ACCREDITAMENTO DEI CORSI DI STUDIO. MOZIONE DEL CUN PDF Stampa E-mail
Per avvicinare valore legale e valore sostanziale del titolo di studio, il CUN ha ripetutamente richiamato all’attenzione dei Ministri l’evidente impossibilità di continuare a garantire la qualità della formazione superiore con semplici e generici processi autorizzativi, fondati su indicatori stabiliti a priori, come sono ad esempio i requisiti minimi/necessari. Il CUN ha inoltre ribadito la necessità di garantire la qualità dei singoli corsi di studio entrando nel merito dei risultati ottenuti da ciascuno di essi e per questi motivi ha segnalato l’urgenza di cambiare radicalmente impostazione, avviando un processo di rigorosa valutazione e accreditamento dei singoli corsi di studio, con modalità conformi a consolidati modelli europei di Assicurazione della Qualità.  Come è noto, l’accreditamento è un processo articolato che prevede per ogni singolo corso di studio l’auto-valutazione interna e la valutazione esterna da parte di un organismo terzo, indipendente sia dagli Atenei sia dal Ministero. L’impegno è stato assunto dall’Italia fin dal 2003, a conclusione dalla Conferenza di Berlino tra i Ministri europei responsabili della formazione superiore. In questo senso il modello autorizzativo sinora applicato in Italia non può essere esaustivo in quanto si limita al solo accreditamento iniziale dei corsi di studio da parte dello Stato, cioè alla loro autorizzazione preventiva. Rischia addirittura di essere un meccanismo distorsivo, come segnalato nella mozione CUN del 25 maggio 2010 relativa all’istituzione di università telematiche. Occorre invece una puntale e specifica verifica dei risultati conseguiti dai corsi di studio, della loro rispondenza agli obiettivi prefissati, della soddisfazione degli studenti e della risposta del mondo del lavoro.
(Fonte: CUN 18-04-2012)
 
REFERENDUM ON LINE SUL VALORE LEGALE DELLA LAUREA. PREVALGONO I CONSERVATORI PDF Stampa E-mail
Gli italiani continuano ad amare molto la cara, vecchia, rassicurante laurea. La stragrande maggioranza pensa che «l'obbligo di possedere uno specifico titolo di studio per poter esercitare una determinata professione» sia una garanzia per il cliente «che potrebbe non essere in grado di verificare da solo la qualità della prestazione». Insomma, il valore legale della laurea rappresenta ancora una certezza per chi si affaccia sul nostro difficilissimo mercato del lavoro. Lo dimostrano i primi risultati della consultazione pubblica online sul sito del dicastero (www.istruzione.it), esperimento-pilota voluto dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo e fortemente caldeggiato anche dal presidente del Consiglio Mario Monti proprio dopo il dibattito apertosi a gennaio in Consiglio dei ministri sul valore legale del titolo di studio. La «votazione» è cominciata giovedì 22 marzo, sulla base di un formulario con quindici quesiti. I dati sono già consolidati in base alle 20.089 risposte complete inoltrate (su 31.282 registrazioni iniziali). Più di 15 mila partecipanti alla consultazione, il 75%, si sono espressi a favore del riconoscimento del valore legale della laurea, e più di 11 mila pensano che sia giusto dover avere il «pezzo di carta» per accedere al pubblico impiego.
(Fonte: P. Conti, Corsera 22-04-2012)
 
UNA PIATTAFORMA INFORMATICA PER CONNETTERE GLI SCIENZIATI ITALIANI ALL’ESTERO CON LE ISTITUZIONI E I CENTRI DI RICERCA ITALIANI PDF Stampa E-mail
Presentata alla Farnesina e discussa dal ministro degli Esteri Giulio Terzi e dal collega Francesco Profumo, nel corso del convegno 'Gli scienziati italiani nel mondo e la crescita del Paese', una ''piattaforma informatica, uno strumento interattivo multicanale'' che favorirà ''la circolazione della conoscenza'' e connetterà i ''cervelli in fuga'' all'estero con le ''Istituzioni e i centri di ricerca italiani''. L'obiettivo è ''sviluppare'' un'autentica ''mobilita' di talenti'' sul piano internazionale, ha aggiunto Terzi. E un primo passo sarà la realizzazione di ''un'applicazione per tablet e smartphone che agevolerà l'accesso alle banche dati dei due dicasteri, che già offrono informazioni scientifiche e tecnologiche come i database Riset e Davinci della Farnesina''. Ciò si compirà con l'ausilio del crowdsourcing: il termine, coniato nel 2006 dal magazine americano Wired, identifica la collaborazione online di un'ampia gamma di soggetti tesa a elaborare un progetto unico. Al riguardo la multinazionale Crowdengineering, attiva tra l'Italia e la California, ha già comunicato di essere disposta a fornire gratuitamente il software. A sostenere un rilancio del Belpaese sul fronte della ricerca e dell'innovazione anche il ministro Profumo, secondo cui ''l'Italia non deve più essere un follone ma una lepre. In questi anni - ha detto - non è stata data molta attenzione alla ricerca. Dal prossimo anno accademico sarà attivato, in via sperimentale, un portale per la presentazione del sistema nazionale della ricerca e dell'universita' che potrebbe entrare a regime già per l'anno accademico 2013-2014''.
(Fonte: ASCA 17-04-2012)
 
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