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30 Aprile


ENTRARE IN ACCADEMIA PER LAUREARSI PDF Stampa E-mail
Notevole è l'aumento delle richieste di arruolamenti volontari e delle domande per entrare in Accademia. Il primo maresciallo Paolo Bevilacqua, ad esempio, racconta che «rispetto a sette anni fa c'è stato un aumento del 75% degli arruolati e questo dato è valido per qualsiasi parte d'Italia». Forse i numeri sono eccessivi, ma l'aumento c'è stato ed è notevole. Il motivo? «Frequentare l'Accademia», continua Bevilacqua, «è oggi come non mai soprattutto una questione economica: i ragazzi fanno il concorso e, una volta selezionati hanno la possibilità di frequentare qualsiasi facoltà, da medicina a ingegneria, da lettere ad economia, senza dovere sostenere alcuna spesa e, nel frattempo, intraprendono anche la carriera militare». Una volta terminati gli studi si firma una ferma obbligatoria di diversi anni, a seconda dello specifico settore, al termine della quale si può esercitare la propria professione anche al di fuori delle forze armate.
(Fonte: Libero 20-04-2012)
 
NUOVA LAUREA IN FISICA ATMOSFERICA E METEOROLOGIA PDF Stampa E-mail
Approda in Italia la prima laurea magistrale in fisica atmosferica e meteorologia. Le iscrizioni si faranno all' Università dell'Aquila, ma si frequenterà alla Sapienza di Roma. «La sede amministrativa sarà l' Aquila per favorire gli studenti: essendo zona terremotata, non pagheranno le rette», spiega Giancarlo Ruocco, direttore del dipartimento di Fisica e prorettore alla Ricerca alla Sapienza. Il corso dovrebbe partire nel novembre del 2013, ma il professor Guido Visconti, ordinario in Fisica dell’atmosfera e oceano spera possa decollare già dal prossimo novembre. «Quel che è certo», commenta, «è che anche l'Italia formerà ora una figura che in altri Paesi esiste da decenni, e che nel nostro Paese, a forte rischio idrogeologico, è fondamentale, ad esempio, per la previsione accurata di fenomeni come le piogge torrenziali». Da noi, fra l’altro, non esiste un vero servizio meteorologico civile: tutto è affidato all'Aeronautica militare o alle strutture regionali della Protezione civile. «Ma non si può riservare agli enti territoriali un servizio che ha rilevanza nazionale», aggiunge Visconti. Secondo il quale c'è una forte mancanza di esperti del clima, sia meteorologi sia climatologi. «Su 450 docenti universitari di fisica, in Italia, solo tre si occupano di fisica atmosferica».
(Fonte: A. Luongo, Corsera 20-04-2012)
 
VALORE LEGALE EUROPEO DEI TITOLI DI STUDIO PDF Stampa E-mail
Nell’interesse dell’utenza, lo Stato deve verificare che ciò che viene presentato come titolo universitario abbia un livello adeguato. L’obiettivo è perciò una valida procedura di accreditamento. Questa strada è comune a quasi tutti i Paesi europei; nel documento della VII Commissione del Senato si rileva addirittura che, attraverso le procedure di assicurazione della qualità sviluppate nell’ambito del “processo di Bologna”, «tale processo di armonizzazione dei sistemi d’istruzione … potrebbe portare in un futuro non lontano a una sorta di formale riconoscimento europeo dei titoli di studio nazionali, ovviamente basato sugli accreditamenti e sulle valutazioni delle Agenzie nazionali di valutazione, coordinate dall’ENQA». E’ un “valore legale” europeo. Nel caso delle professioni regolamentate in sede europea tale valore esiste già, e un’eventuale “abolizione” violerebbe precise Direttive dell’Unione. Nel sistema italiano, l’accreditamento equivale all’autorizzazione all’attivazione del Corso di studio; e non avrebbe senso che lo Stato da un lato autorizzasse lo svolgimento di un Corso, ma d’altro lato ne negasse il valore. Da poche settimane è ora in vigore il Dlgs 19 (27/1/2012), che affida all’ANVUR il compito non solo dell’accreditamento iniziale, ma anche di quello periodico e di pregnanti procedure di valutazione; un esercizio puntuale di queste funzioni rappresenta lo strumento principale per giungere alla qualificazione complessiva dell’offerta formativa delle università e non alla distinzione tra Corsi validi e altri invalidi ma autorizzati anch’essi.
(Fonte: da un documento promosso da 14 docenti di prestigio e pubblicato su roars il 15-04-2012)
 
VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO. QUALI GARANZIE DI QUALITÀ? PDF Stampa E-mail
Il punto non è l’esistenza di un «valore legale» in quanto tale, bensì il sistema che ci garantisce di preparare al meglio le persone. Come «ricostruire su basi diverse le garanzie di qualità» del titolo di studio? Come possiamo verificare quello che c’è «dentro» un titolo, per vedere quanto vale? Lo si può fare in vari modi: ad esempio, attraverso verifiche condotte sugli studenti. Un’altra strada è basata sull’accreditamento. Si può allora pensare a un sistema di accreditamento pubblico, oppure di categoria, come accade per le Bar associations degli avvocati Usa. La via che ha scelto il nostro Paese è quella di una agenzia terza come l’Anvur e mi sembra francamente la soluzione migliore. Perché? Perché è la soluzione che più mi pare adeguata a ricostruire la razionalità del sistema, nel rispetto del nostro obiettivo più importante che è quello di alzare la qualità della formazione universitaria. Direi che è la via migliore per traghettare il sistema dai guasti dell’uniformità e della sua evoluzione (proliferazione delle sedi, università telematiche, etc.) verso un sistema più coerente e rigoroso. Secondo lei quale sarà la principale evoluzione? Il passaggio da un riconoscimento ottenuto una volta per tutte – una cosa a priori, senza valutazione della qualità – a un riconoscimento continuo e sulla base della valutazione della qualità. Ciò avverrebbe, come dicevo, senza sconvolgere un sistema universitario che negli ultimi vent’anni ha subito troppi cambiamenti destabilizzanti. E il valore legale? Si potrebbe collegare a questo accreditamento il riconoscimento del valore legale, cioè l’attestazione del fatto che un determinato percorso, svolto in conformità a precisi e rigorosi requisiti minimi, è per l’ordinamento italiano una «laurea» – appunto – in una certa disciplina.
(Fonte: intervento di E. Carloni nel dibattito aperto da ilsussidiario.net 20-04-2012)
 
VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO. SINTESI DEL PARERE DELLA VII COMMISSIONE DEL SENATO PDF Stampa E-mail
L’abolizione del valore legale della laurea richiederebbe un massiccio intervento legislativo tutt’altro che semplice su un’architettura normativa stratificatasi in molti decenni. Anche se non esiste nessuna precisa disposizione di legge da cui derivi il valore legale dei titoli di studio, le leggi a esso collegate da modificare sono molte: quelle riguardanti l’accesso agli esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio delle professioni regolamentate; le leggi e i regolamenti riguardanti l’accesso agli ordini professionali per le professioni non regolamentate; le leggi i regolamenti e i decreti ministeriali riguardanti le assunzioni e le carriere nella pubblica amministrazione; le leggi e i decreti ministeriali riguardanti l’Ordinamento Universitario (relative ai requisiti minimi per l’accreditamento delle università, ai programmi dei corsi di laurea, al reclutamento dei docenti, alla definizione delle classi di laurea, eccetera). Questa complessa struttura legislativa è sostanzialmente dovuta al fatto che il sistema universitario del nostro Paese è in gran parte costituito da università statali. È ovvio che lo Stato non possa fare differenze tra, ad esempio, il laureato nell'università statale di Palermo e il laureato nell'università statale di Bologna, circa la possibilità di accedere alle professioni regolamentate (quelle esercibili solo dopo aver superato un esame di Stato: dottore in medicina, avvocato, ingegnere, eccetera), o circa la possibilità di accedere agli Ordini professionali, o ancora circa la possibilità di assunzione nella Pubblica Amministrazione. L'identico valore riconosciuto ai titoli di studio rilasciati dalle varie università statali ha inevitabilmente comportato una forte centralizzazione e uniformità del sistema universitario italiano, realizzata appunto mediante l'articolata struttura legislativa di cui si è detto. I fautori dell’abolizione del valore legale della laurea nel nostro Paese intendono in nome dell’autonomia universitaria eliminare il controllo dello Stato sull’alta formazione, sostituendolo con un sistema indipendente di accreditamento e valutazione degli atenei che dovrebbe elaborare con adeguata tempestività un “rating”, cioè una pagella per tutti i corsi universitari. Per inciso, sistemi di accreditamento delle università sono sempre presenti nei Paesi, come il Regno Unito e gli Stati Uniti, dove il diploma di laurea non ha valore legale. In linea di principio non ci sarebbero obiezioni a questo subentro. Tuttavia finora nel nostro Paese non è mai entrato in funzione alcun sistema indipendente di accreditamento; sta ora muovendo i primi passi l’ANVUR, l’Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca, ma tale Agenzia oggi non è ancora in grado di effettuare un tempestivo accreditamento dei corsi di laurea. Abolire ora il valore legale della laurea significherebbe quindi eliminare il controllo dello Stato sulla formazione superiore, mentre non è ancora in funzione un adeguato sistema di accreditamento.
(Fonte: sintesi del parere della VII Commissione del Senato, Camplus 18-04-2012)
 
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