Home 2012 30 Aprile
30 Aprile
UNIVERSITÀ FERTILE PDF Stampa E-mail
Il testo di “Università Fertile” è a cura di Anna Maria Piussi e Remei Arnaus (Rosenberg & Sellier, 2011). Cosa e come insegni oggi è il mondo in cui vivrai domani, e in questo contesto mi sembrava importante capire dove come quando e perchè l’organizzazione dell’istruzione è passata dalla dimensione generativa del sapere alla pedagogia del mercato. Ecco che il testo a cura di Anna Maria Piussi e Remei Arnaus offre finalmente l’occasione per abbozzare una risposta, mettere in dialogo codici discorsivi differenti, spostando il discorso dalle falle del discorso dominante, al concetto di conoscenza come esperienza trasformativa, corporea, relazionale, viva. Sarà perchè Anna Maria Piussi e Remei Arnaus sono due docenti ordinarie che da anni si occupano di pedagogia e di educazione, oppure perché sono due donne, le autrici sono riuscite in un lavoro complesso. A partire da “l’amore per l’intelligenza e per ciò che la nutre”, per usare le parole introduttive di Federica Giardini, “che traspare in ogni singolo testo”, il libro penetra lo “scontro tra due diverse e grandi misure, la ‘pedagogia del capitale’ e la ‘creazione sociale’, come felicemente la nomina Antonia De Vita” (p. 8). Ecco che da un lato il testo penetra il Bologna Process, la valutazione, l’eccellenza, la competizione, e in generale le categorie dell’ortodossia mainstream nel tentativo di metterne in luce la miopia sociale, o le finalità politiche. Dall’altro, esso ripone al centro di questa narrazione la singolarità, il concetto di conoscenza come esperienza relazionale, e il ruolo della donna al suo interno.
(Fonte: dalla recensione di F Coin,  micromega 13-04-2012)
 
L’ACCESSO ALL’UNIVERSITÀ. TRA RICERCA DELL’EQUITÀ E VALORIZZAZIONE DEI TALENTI PDF Stampa E-mail
Benedetto Coccia, Carlo Finocchietti (a cura di) -  Istituto di studi politici “S. Pio V” – Editrice Apes 2011 Roma. Gli autori del volume sono Maria Cinque, Carlo Finocchietti, Giovanni Finocchietti, Giulia Gubbiotti. La recensione di M.L. Viglione su rivistauniversitas aprile 2012.
 
RIFORMA DELL’UNIVERSITÀ TRA LEGGE E STATUTI PDF Stampa E-mail

Analisi interdisciplinare della legge n.240/2010. AIDLASS, Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale. Autori M. Brollo e R. De Luca Tamayo. Numero di pagine: XIII-476. Editore Giuffrè. Pubblicazione 01-2011.
L’Università italiana si trova dinanzi al cambiamento previsto dalla discussa legge 30 dicembre 2010, n. 240, c.d. Riforma Gelmini, che vorrebbe segnare una svolta nei modelli di governance universitaria. Sull’innovazione legislativa serve una riflessione seria e pacata, con lo sguardo rivolto al futuro e alla comparazione con i modelli stranieri. Il volume promosso dall’Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale attraverso una serie di contributi, qualificati e interdisciplinari, intende tracciare sia le possibili linee d’implementazione da parte degli statuti, sia le innovazioni in materia di docenza e di personale universitario. Il tutto con l’intenzione di coltivare, nell’ambito della legge n. 240/2010, le opportunità per fare un’università migliore ed evitare una riforma solo ‘cosmetica’ che ne aggravi i mali ed i malesseri. In appendice sono pubblicati i documenti ritenuti rilevanti per le riflessioni sull’attuazione della riforma universitaria.
(Fonte: Hoepli.it)

 
L’ANOMALIA AMERICANA: SISTEMI SANITARI USA ED EUROPEI A CONFRONTO PDF Stampa E-mail

CONVEGNO Promosso dall’Associazione “Almae Matris Professores Emeriti - AMPE”

Programma:

Prof. Em. Giorgio Freddi: Introduzione

Prof. Federico Toth: I modelli europei

Prof. Em. Giorgio Freddi: La totale diversità del caso americano rispetto alle esperienze europee (v. sotto la sintesi della relazione**)

Martedì 8 maggio 2012 ore 16

Accademia delle Scienze – Via Zamboni, 31 – Bologna

 

**I SISTEMI SANITARI EUROPEI E STATUNITENSE A CONFRONTO

Il sistema sanitario americano costituisce un caso decisamente anomalo fra i paesi OCSE: gli Stati Uniti sono infatti l’unico paese tra quelli a economia avanzata in cui non vi sia alcuna forma di assicurazione sanitaria obbligatoria. Negli altri paesi maggiormente industrializzati, la totalità o perlomeno la grande maggioranza della popolazione è coperta obbligatoriamente contro i rischi di malattia. In alcuni paesi - tra cui l’Italia, il Regno Unito e la Svezia - è stato istituito un servizio sanitario nazionale, ovvero un sistema pubblico, finanziato principalmente dalla fiscalità generale, che garantisce a tutti i cittadini un’ampia gamma di prestazioni sanitarie gratuite o semi-gratuite. Altri paesi - ad esempio la Germania, la Francia o il Giappone - adottano invece il modello Bismarckiano dell’assicurazione sociale di malattia: esso si fonda sul principio per cui alcune categorie di lavoratori sono obbligate dal governo a sottoscrivere una polizza sanitaria; in tali sistemi, a fungere da assicuratore non è quindi direttamente lo stato, bensì una pluralità di casse di malattia no profit, che raccolgono i contributi dei lavoratori su base categoriale o territoriale.

A differenza di quanto è avvenuto in Europa occidentale, negli Stati Uniti tutti i tentativi di introdurre a livello nazionale un’assicurazione sanitaria obbligatoria sono finora sempre falliti. Anche per la mancanza di uno schema assicurativo obbligatorio che copra la maggioranza della popolazione, il sistema sanitario statunitense è andato evolvendosi come un patchwork disordinato e sconnesso di programmi pubblici (Medicare, Medicaid, SCHIP) e di schemi privati di assicurazione. Perché gli USA, che sono i leader mondiali nella ricerca medica, che hanno creato le più straordinarie strutture diagnostico-terapeutiche del pianeta, spendono il doppio degli europei per proteggere a mala pena il 70% della popolazione, e si caratterizzano non solo per livelli eccezionalmente bassi di efficienza ed efficacia, ma anche per un’insoddisfacente qualità dell'assistenza e, quindi, della salute della popolazione?

La risposta è da ricercare nella comparazione storica della medicina moderna in Europa e in America. Entrambe sono passate attraverso i medesimi stadi di sviluppo: creazione della medicina scientifica, transizione da un’assistenza elitaria a una di massa, managerializzazione della sanità. Medesimi gli stadi di sviluppo, differenti i modi con cui sono stati percorsi. Il risultato è che, negli USA, il milieu sanitario esercita un monopolio assoluto sulla professione medica, con il doppio obiettivo della massimizzazione dei profitti e dell'esclusione del ruolo gestionale dello stato. Un monopolio dapprima esclusivamente corporativo esercitato dall'American Medical Association fino agli anni Settanta del secolo scorso, e da allora allargato in una più flessibile e inclusiva struttura nella quale, non a caso chiamata Medical Industrial Complex, oltre ai medici, sono confluiti finanzieri, manager, l'industria farmaceutica e medicale e le compagnie di assicurazione. Monopolio che ha resistito con risultati schiaccianti ai tentativi di intaccarlo portati da vari presidenti, a cominciare da Harry Truman. Monopolio per la prima volta sfidato frontalmente dal progetto di riforma del presidente Obama e dallo stesso formalmente ridimensionato ma, di fatto, ancora una volta riemerso come invulnerabile.
(Giorgio Freddi, Bologna, Aprile 2012)
 
« InizioPrec.11121314151617Succ.Fine »

Pagina 17 di 17