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12 Aprile
ASSUNZIONE NEGATA. RIMESSI GLI ATTI ALLA CORTE COSTITUZIONALE PDF Stampa E-mail
Se ne occuperà la Corte costituzionale della vicenda di un ricercatore la cui assunzione è stata negata dall’Università a causa del blocco delle assunzioni deciso dal legislatore a partire dall’1 gennaio del 2009. Il Tar ha, infatti, deciso di rimettere gli atti alla Consulta (ordinanza 616/2012) visto che Pierantonio Lisi, giovane studioso di Diritto Privato che nel dicembre 2009 era stato dichiarato vincitore della procedura di valutazione comparativa per la copertura di un posto di ricercatore bandito nel 2005. Il concorso, purtroppo, si è protratto a lungo per una serie di vicende legate all’avvicendamento delle commissioni, sicché solo dopo quattro anni e mezzo Lisi è stato dichiarato vincitore. Ma il giovane si è ritrovato davanti il muro dell’Università che gli ha sventolato la norma del blocco delle assunzioni che era stato deciso dal decreto legge 180/2008 (art.1, co. 1) convertito in legge nel gennaio del 2009. Tale disposizione vieta le assunzioni agli Atenei che abbiano superato, al termine del 2009 e del 2010, il valore del 90% nel rapporto tra spese fisse per il personale di ruolo e il Fondo di funzionamento ordinario. Lisi, anziché vedersi recapitare la lettera di assunzione, ha ricevuto una nota dall’Ateneo che gli comunicava l’impossibilità ad assumerlo per il blocco imposto dalla legge. L’interessato, assistito dall'avv. Gennaro Notarnicola, si è rivolto al Tar che, con ordinanza della I sezione (Pres. Corrado Allegretta, relatore Francesco Cocomile), ha ritenuto fondata la questione di legittimità costituzionale della norma che prevede il divieto facendo salve soltanto le assunzioni dei ricercatori vincitori dei concorsi espletati alla data di entrata in vigore della legge. Secondo i giudici di Piazza Massari, la norma determina una disparità di trattamento tra la posizione del giovane studioso e quella di coloro che, pur avendo partecipato a procedure concorsuali successive, abbiano avuto la «fortuna» di veder concluso il concorso prima dell'entrata in vigore del decreto legge n.180/2008. In altri termini, due pesi e due misure in funzione delle celerità (o lentezza) con cui si è svolta una determinata procedura concorsuale «peraltro certamente non imputabile al partecipante - scrive il Tar - ma semmai a responsabilità e, in ipotesi, alla mera volontà dell'Amministrazione». Il Tar ha così sospeso il giudizio e trasmesso gli atti ai giudici delle leggi.
(Fonte: N. Pepe, www.lagazzettadelmezzogiorno.it 09-04-2012)
 
REGNO UNITO. 100 MILIONI DI STERLINE PER LA RICERCA UNIVERSITARIA PDF Stampa E-mail
Un finanziamento da 100 milioni di sterline per incentivare la ricerca universitaria attraverso gli investimenti del settore privato. È quanto annunciato qualche giorno fa in Gran Bretagna dal Cancelliere George Osborne, durante il suo discorso sulle spese del Paese. Pochi i dettagli svelati: a quanto sembra, il piano di finanziamento, che dovrebbe rivelarsi utile per compensare i tagli che gravano nel settore, ha lo scopo di attrarre investimenti esterni, per lo più privati, per le università. Il dipartimento dedicato a Business Innovation and Skills ha infatti spiegato come i fondi siano destinati a importanti progetti che prevedono significativi investimenti privati. Il denaro, come Osborne ha dichiarato, sarebbe destinato ai nuovi impianti per la ricerca all’università. Positive, naturalmente, le reazioni del mondo della politica e dell’istruzione inglesi, che ritengono il progetto un passo importante per l’economia del Paese. “L’industria e le università hanno un ruolo vitale da svolgere in collaborazione per raggiungere dei livelli di crescita considerevoli per l’economia del Paese”, ha dichiarato il ministro dell’Università e delle Scienze, David Willetts. Per Imran Khan, direttore della Campagna per la Scienza e l’Ingegneria, l’annuncio del finanziamento “mostra come il governo abbia capito che non possiamo riavere un’economia in pareggio senza gli adeguati investimenti nella ricerca”.
(Fonte: www.universita.it 28-03-2012)
 
TURCHIA. PERCHÉ LA METU DI ANKARA È ENTRATA TRA LE 100 MIGLIORI UNIVERSITÀ DEL MONDO SECONDO IL TIMES PDF Stampa E-mail

Quali sono le caratteristiche che hanno portato un'università' di Ankara ad entrare di recente nella classifica dei 100 atenei con la migliore reputazione al mondo stilata per il Times di Londra? Evidente espressione della tumultuosa crescita della Turchia, le possibili ragioni dell'ingresso della ''Middle East Technical University'' (METU) della capitale turca sono state illustrate ad ANSAmed dal suo ''president assistant'', Bilgehan Ogel: pur mettendo in guardia dall'attendibilità' di simili ''beauty contest per università'', il professore ha sottolineato che l'ateneo ''e' il primo in Turchia che ha cambiato il sistema universitario'', creandone uno ''totalmente nuovo''. Un'organizzazione ''molto vicina a quella del sistema universitario degli Stati Uniti'' per quanto riguarda professori e assistenti, ha detto Ogel parlando di ''sinergia'' fra ''establishment'', ''professori di alta qualità'' e inglese quale lingua usata per l'insegnamento, ''uno strumento molto importante specialmente nel campo della tecnologia e della scienza''. Circa i punti di forza e le specializzazioni dell'ateneo, il suo alto dirigente ha ricordato che METU e' ''una grande università'' con più di mille docenti, oltre 2.000 assistenti e circa 24.000 studenti (considerando anche i non-specializzandi che sono 16.000). ''Siamo specializzati in molte aree'' come ''scienza, tecnologia - specialmente ingegneria - pedagogia, architettura e scienze dell'amministrazione''. Il successo in quest'ultimo settore e' testimoniato dagli organigrammi di grandi gruppi bancari e industriali turchi: ''In ogni organizzazione importante si possono trovare laureati METU'', sostiene Ogel citando quattro banche turche e colossi come Ford, Toyota, Tofas (il partner turco di Fiat), MAN, i quali ''hanno tutti capi laureati alla METU''. Anche se non ci sono rapporti istituzionalizzati, i dipartimenti risorse umane di ''tutte'' le industrie ''vengono alla METU'' per fare colloqui e prendere curricula. ''Abbiamo strette relazioni con l'industria in termini di ricerca'', ricorda Ogel aggiungendo che ''per i progetti industriali di breve termine, il nostro budget e' il più alto della Turchia''.
Fondata nel 1956, METU ha un campus di 45 km quadrati con alloggi per 7.000 studenti: per un terzo e' verde grazie a 10 milioni di alberi piantati da studenti, con un'operazione di ''social responsibility'' che e' stata anche premiata con un riconoscimento per l'architettura esteso per l'occasione alla natura (l'Aga Khan Award). Per i ragazzi ci sono più di mille attività l'anno fra concerti, rappresentazioni teatrali, discorsi, tenuti in un centro conferenze che per molti anni e' stato l'unico della capitale e che e' ancora il secondo migliore per acustica. Per gli sport ci sono quattro strutture coperte tra cui una piscina olimpica e una scoperta, 12 campi da tennis e un lago dove si pratica vela e canottaggio. Gli studenti meno abbienti e più meritevoli hanno rette ridotte grazie a borse di studio offerte dallo Stato, dall'associazione dei laureati della METU e da una Fondazione dell'ateneo.
(Fonte: R. Calò, ANSAmed 27-03-2012)

 
USA. COME SONO LE UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail
L’università negli U.S.A. è strutturata internamente in maniera molto simile alla nostra.  Gli studi accademici iniziano con i corsi di “livello undergraduate”, che corrispondono ai nostri corsi di laurea e durano in genere quattro anni. Una volta conseguito il “ bachelor” ossia l’attestato di laurea, si può scegliere o meno di proseguire gli studi  iniziando il livello successivo, il “graduate level” che comporta in raggiungimento di un  “ Master’s degree” che corrisponde al nostro master  o titolo di specializzazione vario. Le lezioni sono obbligatorie e il ciclo di studi è suddiviso in semestri; ogni semestre è superato soltanto se si frequentano i corsi, o se si svolgono un numero di attività tali che permettano il conseguimento di 12-18 crediti. Particolare importanza viene riconosciuta alle attività sportive, che possono portare all’assegnazione di crediti extra, tale discorso vale anche per: le attività di tutoraggio, il servizio presso i dipartimenti e l’assistenza ai professori. Tali università sono inoltre strutturate come delle vere e proprie “mini-città”. Presentano, infatti, al loro interno non soltanto i tanto rinomati campus, strutture che forniscono alloggi agli studenti fuori sede, ma anche: biblioteche, che contano spesso milioni di volumi, campi sportivi,  laboratori dove gli studenti hanno libero accesso, e che gli  permettono di applicare in maniera pratica ciò che viene appreso durante i corsi e chi più ne ha più ne metta. Ma come tutte le cose belle anche questa ha un costo. L’Università Americana, infatti, risulta essere la più cara a livello mondiale. Riuscire a frequentare uno di questi grandi istituti (Harvard,Yale, Stanford) costerebbe in media 36-38 mila dollari l’anno, solo di tasse. Ammesso però che ci si riesca ad entrare, vista la predilezione degli addetti alle ammissioni per i figli/e degli ex alunni. Più accessibili ma comunque molto care risulterebbero essere invece le cosiddette università di serie B, le Università Statali (quelle del Michigan, dell’Illinois, del Colorado) che non hanno comunque niente da invidiare alle loro colleghe d’elite in bellezza o organizzazione. Queste, infatti, costerebbero di sole tasse 8.200 dollari l’anno per i residenti nello Stato, e 12.500 per i non residenti, secondo i dati del College Board, l’associazione degli enti di istruzione superiore. Da tali dati risulterebbe inoltre che per riuscire a fronteggiare costi così elevati, le famiglie americane ricorrerebbero alla richiesta di prestiti presso le banche o altri istituti di credito. Prestiti che risulterebbero particolarmente difficili da estinguere visto che alla fine del ciclo di studi che dura in media sei-sette anni, uno studente s’immetterebbe nel mondo del lavoro con un debito all’incirca di 25mila dollari, che muterebbe poi a seconda della specializzazione conseguita.
(Fonte: E. D. Bizzarro, www.controcampus.it 06-04-2012)
 
USA. LE UNIVERSITÀ RECUPERANO I FONDI PRECRISI MA GLI STUDENTI SONO FORTEMENTE INDEBITATI PDF Stampa E-mail

Una polarizzazione crescente è al momento lo specchio dell'università americana: atenei che hanno superato il pesante scivolone del 2007-2009, con decine di miliardi persi sui mercati, e sono tornati spesso ai livelli pre crisi o quasi nei loro endowment o fondi di dotazione, e studenti sempre più indebitati. Ormai dopo i mutui per la casa quella dell'esposizione degli studenti è la prima voce del debito privato, superiore alle linee di finanziamento per le carte di credito e per le auto. I 20 milioni di studenti americani, in proprio per la maggior parte e per una frazione attraverso le famiglie, hanno ormai un debito che supera di gran lunga quello accumulato, e già ritenuto allarmante, dai 24 milioni di famiglie italiane.
La riscossa dei fondi di dotazione delle università è incominciata nella seconda metà del 2010, ha avuto risultati brillanti soprattutto nella prima metà del 2011 e continua, un po' meno al galoppo, ancora nel 2012. Metà circa delle 73 università con un fondo superiore al miliardo di dollari hanno recuperato i livelli pre crisi. Harvard è risalita nel 2011 a 32 miliardi, ancora sotto rispetto ai 37 pre crisi, ma un ottimo recupero rispetto agli oltre 10 dichiarati perduti a giugno 2009, in parte notevole per investimenti sbagliati sugli swap, un derivato fra i più usati. L'anno scorso il fondo di Harvard ha guadagnato il 21%, più della media fra 823 università che è stata del 19 per cento.
«Assai poco noto nelle sue dinamiche e nella sua realtà – rivela uno studio della Fed di New York, "I voti al debito degli studenti" pubblicato l'8 marzo – il debito degli studenti è cresciuto del 2,1% nell'ultimo trimestre 2011 passando da 852 a 870 miliardi di dollari. E questo mentre altri tipi di credito al consumo diminuivano o restavano stazionari». Sono ben più dei 730 miliardi di crediti sull'auto e dei 693 per le carte di credito, osserva la New York Fed. E ben più, per un confronto europeo, dei 654 miliardi di dollari di debito complessivo delle famiglie italiane, mutui compresi. In media, ogni studente arriva alla fine dei corsi con 23mila dollari di debito. Il 10% deve più di 54mila dollari. E 54mila dollari vogliono dire, per uno dei programmi più favorevoli con tasso al 6,8%, una rata di 375 dollari al mese per 25 anni. Si tratta in gran parte di crediti concessi o garantiti dal governo federale e dagli Stati, e grazie a questo il presidente Obama ha potuto a ottobre stabilire che le rate di restituzione non possono superare il 10% del reddito postlaurea.
I costi dell'istruzione superiore, comunque, sono molto alti e da tempo Harvard e le altre scuole di prima grandezza, dell'est del Midwest e della California, sono off limits per la middle class, se non grazie a borse di studio. Un anno ad Harvard costa 56mila dollari, 37mila di tasse e il resto di spese, e più della metà delle famiglie americane non ha un bilancio del genere, all'anno. In media una buona università statale costa, per i residenti nello Stato, circa 9mila dollari di sole tasse, e per i fuori Stato almeno il 50% in più. Alcune statali sono carissime: un anno all'università del Michigan vale 48mila dollari. Il reddito mediano è cresciuto di 6,5 volte negli ultimi 40 anni, i costi di frequenza delle università statali di 15 volte, e delle private di 13 volte. Secondo lo studio della Fed ci sono 37 milioni di uomini e donne, per oltre la metà tra i 25 e i 39 anni, con un debito studentesco da saldare.
(Fonte: M. Margiocco, IlSole24Ore 28-03-2012)

 
USA. STANFORD È L’ATENEO PRIVILEGIATO PER STUDIARE INFORMATICA PDF Stampa E-mail
L’Università di Stanford è l’ateneo privilegiato da quanti vogliono studiare informatica ed imparare, sin da studenti, come diventare imprenditori di se stessi e delle proprie conoscenze. Inoltre, da pochi anni, Stanford offre un corso, molto popolare tra gli studenti, su come creare apps per iPhone e iPad. La cosiddetta “app economy”, negli ultimi cinque anni, ha generato guadagni per oltre 10 miliardi di dollari, creando circa mezzo milione di posti di lavoro: il settore delle apps è diventato dunque il nuovo eldorado per gli investitori e per gli stessi studenti. Per gli universitari di Stanford studiare significa anche pensare a nuove applicazioni e nuovi software da creare. Alcuni di loro hanno già realizzato profitti milionari: è il caso di Ankit Gupta, creatore del lettore di notizie Pulse, subito rivenduto alla Apple per un guadagno di 9 milioni di dollari. Il settore delle applicazioni e dei software per le nuove tecnologie, dunque, è ancora in forte espansione e sembra permettere ai giovani un rapido accesso al mondo del lavoro: lo Stanford Research Park e i corsi dell’Università di Stanford sono un esempio di come gli atenei dovrebbero guardare al futuro lavorativo dei propri studenti, agevolandone lo sviluppo di competenze imprenditoriali e professionali.
(Fonte: P. Guidotti, www.controcampus.it 25-03-2012)
 
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