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20 Febbraio
DOCENTI A COSTO ZERO PDF Stampa E-mail
Nel decreto semplificazioni l'articolo 23, comma 1, sui contratti per "esperti di alta qualificazione", reintroduce la possibilità per le università di stipulare contratti d’insegnamento a "titolo gratuito o oneroso di importo coerente con i parametri stabiliti". Si tratta degli stessi contratti della durata di un anno, rinnovabili fino a un massimo di cinque, previsti dalla riforma Gelmini e destinati a "esperti" in possesso di un significativo curriculum scientifico o professionale. Rispetto alla precedente formulazione, contenuta nella legge 240/2010, spariscono però una serie di indicazioni vincolanti che erano utili al fine di "contenere" il ricorso sistematico alle docenze a contratto, gratuite o sottopagate. Nel nuovo testo, infatti, è stato rimosso il vincolo di destinare i contratti d'insegnamento, gratuito o oneroso, a esperti che siano dipendenti da altre amministrazioni, enti o imprese, ovvero titolari di pensione, ovvero lavoratori autonomi in possesso di un reddito annuo non inferiore a 40 mila euro lordi così come quello di stipulare i contratti d'insegnamento gratuito esclusivamente con soggetti in possesso di un reddito da lavoro autonomo o dipendente. Il contratto di docenza è stato e continua a essere, infatti, uno strumento molto diffuso in tutti gli atenei italiani poiché il suo uso ha reso possibile garantire l'offerta formativa – e dunque il numero degli studenti iscritti ai corsi di laurea - in una fase di sostanziale blocco del finanziamento statale e del reclutamento di nuovi docenti e ricercatori. Con poche risorse, con pochi docenti di ruolo si è riusciti a far fronte alle esigenze didattiche ricorrendo sistematicamente all'insegnamento gratuito o simbolicamente retribuito anche € 1,00. Si sancisce, dunque, il ritorno all'uso incondizionato dei contratti di docenza anche non retribuiti per tutti, "esperti con reddito" e "esperti senza reddito", perché il Governo ha preso atto dell'impossibilità di far funzionare i corsi universitari altrimenti. Il contratto di docenza, infatti, negli ultimi anni era stato uno strumento diffuso in moltissimi atenei italiani che, in assenza di docenti di ruolo, ricorrevano a questa modalità per cercare di garantire comunque l'offerta formativa. Non sono noti con esattezza i numeri di questi contrattisti ma si sa che, nelle università italiane, i volontari in cattedra sono sempre di più. (Fonte: FlcCgil 13-02-2012. ItaliaOggi 14-02-2012)
 
RICERCATORI. BANDI DA RICERCATORE A TEMPO DETERMINATO. TEMI DI RICERCA? PDF Stampa E-mail
Il MIUR ha creato una nuova pagina (link) per la pubblicazione, in italiano e in inglese, dei bandi da ricercatore a tempo determinato emanati dalle università e dagli enti di ricerca. Spulciando fra gli avvisi è possibile, ad esempio, osservare come il tenure track decantato dai sostenitori della riforma sia pressoché scomparso dal panorama accademico (link). Un altro aspetto interessante che balza immediatamente agli occhi è la presenza di un campo “titolo”, che a volte riporta semplicemente e correttamente la dicitura “Selezione pubblica per ricercatore a tempo determinato”, mentre nella maggior parte dei casi specifica addirittura un tema di ricerca. L’articolo 24, comma 1, della legge 240 afferma che il contratto con il ricercatore stabilisce le modalità dello svolgimento dell’attività didattica e di ricerca. Evidentemente qualcuno ha pensato di sfruttare questa previsione non per definire il modo in cui i destinatari dei contratti saranno tenuti a operare all’interno delle strutture dell’ateneo, ma per legare i singoli posti allo svolgimento di un “progetto di ricerca”, che si trasforma, di fatto, in una sorta di profilo del candidato. Si tratta di una scelta almeno discutibile, visto che più avanti la stessa legge 240 afferma che i bandi di questo tipo devono contenere unicamente la “specificazione del settore concorsuale e di un eventuale profilo esclusivamente tramite indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari”. Esistono argomentazioni pro e contro l’opportunità di inserire profili dettagliati nei bandi. I favorevoli tendenzialmente si appellano alla necessità di assumere persone in grado di soddisfare le esigenze didattiche e di ricerca specifiche dell’ateneo e alla circostanza che i profili sono un’abitudine ampiamente consolidata in altri paesi. I contrari vedono in questa prassi un ostacolo all’introduzione di nuove tematiche di ricerca nei dipartimenti e soprattutto uno stratagemma per ritagliare il bando attorno al curriculum del futuro vincitore (in effetti, molti bandi sono talmente dettagliati da suscitare più di un sospetto, tanto più che la Carta Europea dei Ricercatori, il cui rispetto è esplicitamente richiesto dalla legge 240, afferma che “gli annunci non dovrebbero richiedere competenze così specifiche da scoraggiare i potenziali candidati”).
(Fonte: L. Schiaffino, http://www.roars.it/online/?p=3508 31-01-2012)
 
UN NUOVO DECRETO STUDENTI: TEST DI AUTOVALUTAZIONE, PUNTEGGIO MINIMO PDF Stampa E-mail

Presto tutti gli studenti che si vogliono iscrivere all'università, dovranno sottoporsi a un test, una serie di domande a risposta multipla. Non serviranno a mettere in moto la macchina implacabile del numero chiuso, lasciando fuori chi non è abbastanza bravo. Ma a dare allo studente qualche utile consiglio sul suo futuro, a dirgli se per quella facoltà è tagliato oppure no. Lasciandogli comunque la possibilità di iscriversi, anche se il risultato dovesse essere da ultimo della classe.  Li chiamano test di autovalutazione, qualche università già li offre sul proprio sito internet. Ma nei piani del ministero dell'Istruzione dovrebbero diventare obbligatori per tutte le matricole se non dal prossimo anno accademico almeno da quello successivo.
La norma doveva entrare nel decreto legge sulle semplificazioni approvato la settimana scorsa.
Poi è stata tolta anche perché la discussione si è incagliata sulla questione del valore legale del titolo di studio. Ma il ministro Francesco Profumo vuole inserirla nel nuovo decreto al quale sta lavorando il governo, dedicato questa volta ai giovani. Perché un test del genere? Oggi può capitare che chi è tagliato per fare l'ingegnere finisca per fare l'avvocato, chi sarebbe un bravissimo fisico s’iscriva a lettere.
I test di autovalutazione servono proprio a questo, a fare in modo che chi è tagliato per fare l'ingegnere faccia l'ingegnere, e così via. Non è solo una questione di aspirazioni personali, pure importanti perché la stoffa aiuta sempre. L'idea è che solo così possono essere distribuite al meglio le intelligenze e le capacità degli studenti italiani. Oggi un ragazzo su cinque abbandona l'università dopo il primo anno, 60mila intelligenze sprecate ogni volta anche perché non avevano preso la strada giusta. Non perdere quei ragazzi fa parte di quell'attività di orientamento che è sempre mancata alla scuola e all'università italiana.
E che potrebbe sviluppare al meglio quel capitale umano così importante per la crescita del Paese.
Sempre nel decreto giovani ci dovrebbero essere altre due novità sui test universitari, che però riguarderanno solo le facoltà a numero chiuso come Medicina e Chirurgia e Medicina Veterinaria.
Sarà rafforzato il principio del punteggio minimo: chi entra dovrà prendere almeno 20 punti su un massimo di 80. Di fatto la norma riguarda solo gli studenti stranieri che in passato, grazie alle quote riservate per alcune nazioni, riuscivano a entrare anche con una preparazione nulla o senza sapere l'italiano.
C'era già un regolamento che adesso viene trasformato in legge per sbarrare la strada ai ricorsi al Tar visto che le prime sentenze favorevoli agli esclusi sono già arrivate. La seconda novità riguarda i posti riservati agli stranieri che, proprio con il meccanismo del punteggio minimo, non venivano assegnati. Non un dettaglio, a settembre sono stati quasi 900. Saranno assegnati automaticamente agli studenti italiani e comunitari rimasti fuori dalla graduatoria.
(Fonte: L. Salvia, Corsera 31-01-2012)

 
MOZIONI DEL CUN. CHIAMATE DIRETTE. PIANO STRAORDINARIO CHIAMATA PROFESSORI ASSOCIATI PDF Stampa E-mail

Mozione su “chiamate dirette”. Adunanza del 25/1/2012.
Nella mozione il CUN chiede tra l’altro che si chiariscano con urgenza gli aspetti procedurali connessi all’applicazione dell’attuale norma affinché l’istituto delle chiamate dirette possa essere amministrato con consapevolezza d’insieme. In particolare chiede: se l’esame preliminare delle proposte debba o possa intendersi oggetto di competenza degli apparati ministeriali, così che solo quelle effettivamente rispondenti a quanto previsto dall’attuale normativa siano trasmesse al CUN per i conseguenti adempimenti; se il suddetto esame, volto ad accertare l’esistenza dei presupposti che consentono la stessa applicazione dell’istituto delle chiamate dirette, debba invece intendersi assegnato alla sola competenza delle Commissioni nominate dal CUN.

Mozione su piano straordinario per chiamata professori di II fascia. Adunanza del 25-01-2012.
Nella mozione il CUN tra l’altro chiede: la sospensione, per i prossimi anni di finanziamento del Piano straordinario, del criterio di esclusione dal beneficio delle università che abbiano superato il limite massimo del 90% previsto dalla normativa vigente per l'incidenza delle spese di personale; una migliore identificazione dei soggetti ai quali è destinato, limitandolo a chi è in possesso di idoneità/abilitazione per la II fascia. A questo scopo, propone di correggere l'attuale, generico, rinvio delle "cosiddette chiamate" ex art. 18 della Legge 30 dicembre 2010, n. 240, in quanto disposizione che include nel proprio ambito di operatività anche altre fattispecie, compresa quella di chi è già in servizio presso gli atenei, ovvero le procedure di mobilità, alle quali non dovrebbe applicarsi questo finanziamento straordinario.

 
MOZIONE DEL CUN SULLE RICADUTE DEL PRIN SULLA DISTRIBUZIONE DEL FONDO DI PREMIALITÀ PDF Stampa E-mail

Nell’adunanza dello 08.02.2012 il CUN, visto il DM 439/2011 sui Criteri di Ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università per l’anno 2011, visto il DM 1152/2011 successivamente modificato dal DM 2/2012 “Nuovo Bando PRIN”, osserva che il nuovo bando PRIN 2010/11 ha modificato sostanzialmente le regole di presentazione e selezione dei progetti.  Considerando che tali regole indurranno forme diverse di organizzazione all’interno del sistema della ricerca pubblica, propone di rivedere le modalità di distribuzione dell’assegnazione destinata per le finalità di cui all’art.2 comma 1 DL 180/2008 convertito dalla legge 1/2009, relativamente all’indicatore B1 (All. 1 al DM 439/2011) della qualità della Ricerca Scientifica. In particolare suggerisce che questo indicatore consideri:

a) il numero di progetti finanziati di cui un docente/ricercatore dell’ateneo sia coordinatore nazionale rapportato al numero massimo di progetti che ogni ateneo può presentare;

b) il finanziamento complessivo ottenuto dai docenti/ricercatori dell’ateneo in rapporto alla media del finanziamento ottenuto dallo stesso ateneo negli ultimi tre bandi;

c) che il punto (a) pesi per il 30% e il punto (b) per il 70% nella determinazione dell’indicatore.
 
CLASSIFICAZIONI. QS BEST STUDENT CITIES RANKINGS PDF Stampa E-mail

È il vecchio continente a dominare la top ten delle migliori città del mondo per le matricole, surclassando gli Usa. E l'Italia? In classifica (50 posizioni totali) compare una volta sola, e al 21esimo posto, con Milano. È il capoluogo lombardo a tenere alto il nome della cultura universitaria del Bel Paese. Tutto questo secondo la ricerca l'annuale Qs World University Rankings. In cima alla classifica c'è Parigi, a seguire Londra e Boston: solo medaglia di bronzo, dunque, per gli Stati Uniti. Del resto, tra i primi dieci posti le città europee son ben sei. Per trovare una città asiatica dobbiamo scendere fino alla 12esima posizione, con Singapore.
Poi, al 19esimo posto, troviamo pari merito Hong Kong e Tokyo, mentre l'Australia è l'unico Paese con due città nelle prime dieci.
Le valutazioni del Qs Best Student Cities Rankings si basano su dodici criteri selettivi. Si tiene conto del livello e del numero delle università, di fattori come l'accessibilità e la qualità della vita e della reputazione delle Università locali tra i datori di lavoro nazionali e internazionali. Milano ha ottenuto un buon risultato per la qualità della vita e della reputazione delle proprie università. Quattro gli atenei presenti nel QS World University Rankings: la Statale, il Politecnico, la Cattolica e la Bocconi. In particolare, la città lombarda è trentaduesima nella categoria Student Mix, che valuta la popolazione studentesca delle città contando sia gli studenti locali sia quelli internazionali. La città lombarda è invece 26esima nella classifica generale in base all'indice della qualità della vita Mercer (ovviamente considerando solo le città prese in esame dalla classifica Qs), ed è 24esima per quanto riguarda il costo della vita, tenendo presente sia il prezzo medio delle rette universitarie, sia gli indici che misurano il costo che uno studente deve affrontare per vivere in città: il "Big Mac Index" e il "Mercer Cost of Living Index". Un ottimo sesto posto è destinato al capoluogo lombardo per quanto riguarda invece la rinomanza delle facoltà universitarie milanesi sia presso i datori di lavoro italiani, sia presso quelli esteri mentre, infine, Milano è al 39esimo posto nella categoria Rankings, che misura la performance globale delle università in base al già citato indice Qs World University Rankings.
(Fonti: Il Giorno Milano-Metropoli e IlSole24Ore 16-02-2012)

 
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