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10 Gennaio
PIANO CHIAMATA ASSOCIATI IDONEI. 16 ATENEI ESCLUSI PDF Stampa E-mail
L'ateneo di Trieste, quello di Bari, quello di Foggia, la «Parthenope» di Napoli, il Politecnico di Bari, la «Carlo Bo» di Urbino, insieme agli atenei di Modena/Reggio Emilia, Molise, Reggio Calabria, Tor Vergata di Roma, Siena e Sassari, Udine e Perugia, non avranno diritto ad usare i 13 milioni stanziati il 23 dicembre scorso da un decreto sulla chiamata dei professori associati idonei. Tutti hanno sforato il tetto del 90% nel rapporto tra le spese fisse e
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ABILITAZIONE NAZIONALE. ATTESO IL DECRETO PDF Stampa E-mail
Il Consiglio di Stato ha espresso qualche giorno fa un parere interlocutorio sul DM “criteri e parametri” relativo alle prossime abilitazioni nazionali. Su una prima versione di questo DM si erano già espressi a suo tempo il CUN, il CEPR, la CRUI e l’ANVUR stessa. Da quanto risulta,  dopo l’acquisizione di questi pareri, al testo del DM sono state apportate modifiche anche significative. Il testo del decreto,
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FUTURO IN RICERCA E PRIN 2012. BANDI PER 230 MLN PDF Stampa E-mail
Oltre 230 milioni di euro per dare fiato alla ricerca italiana e nello stesso tempo provare a svecchiarla. Con due nuovi bandi appena firmati, «Futuro in Ricerca 2012» e «PRIN».       
Progetti di ricerca di interesse nazionale, il ministero punta a favorire il ricambio generazionale e a sostenere le eccellenze scientifiche presenti negli atenei e negli enti di ricerca.
Saranno le casse del FIRB, il Fondo per gli investimenti della ricerca di base, a sostenere il programma Futuro in Ricerca 2012 che prevede,
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PRIN 2012. FALSA PARTENZA O LOGICA EUROPEA? PDF Stampa E-mail
“Falsa partenza sulla ricerca”. Con questa affermazione in merito al bando PRIN 2012, varato dal MIUR il 27 dicembre 2011, è comparsa sul Sole24Ore del 3 gennaio una lettera aperta al ministro Profumo a firma di Fabio Beltram e di Chiara Carrozza (direttori rispettivamente della Normale e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa). Beltram e Carrozza contestano principalmente la procedura di selezione: verrebbero imposte, infatti, delle limitazioni sia al numero di idee e progetti che ogni singola università può proporre, e analogamente anche al numero di ricercatori che possono indirizzare la propria proposta a uno specifico ateneo. Per i due direttori non si possono mettere tutti i luoghi di ricerca su uno stesso piano. Si rischia di adottare un approccio “quantitativo” che non premia il merito: “La distribuzione delle buone idee non è un fatto statistico che prescinde dalla qualità delle strutture e delle persone”.
Anche la Flc della Cgil non risparmia critiche al nuovo bando Prin. Il sindacato di settore, oltre a criticare le procedure di preselezione, sottolinea che il bando mette a disposizione 175 milioni di euro, risorse originariamente destinate allo sviluppo dell’edilizia universitaria e alle grandi attrezzature scientifiche degli atenei. E’ ritenuto eccepibile anche il passaggio dei progetti da biennali a triennali, incongruente con la scarsità attuale dei finanziamenti. La Flc punta il dito poi contro la decisione di obbligare le università a selezionare i progetti sulla base di un limite che corrisponde allo 0,75 per cento del numero dei docenti di ruolo. Per l’organizzazione della Cgil in questo modo è una legge a fissare i confini di ciò che sia meritevole o non.
Il ministro ha risposto sul Sole24Ore con un’intervista nella quale respinge le critiche e afferma di essersi ispirato a logiche europee. In sintesi, interrogato sul rischio che i fondi stanziati non diano un contributo alla crescita economica, Profumo ha replicato che il punto di partenza dell’Italia in questo campo è molto arretrato: se l’Italia ha contribuito versando il 15 per cento dei 50 miliardi del VII Programma quadro, i progetti che riguardano il nostro Paese non superano l’8,5 per cento della cifra totale. Questo vuol dire che rispetto a quanto stanziato ogni anno si perdono circa 500 milioni di euro. Per questo l’attenzione del MIUR si è rivolta all’VIII Programma quadro, denominato “Horizon 2020″, che finanzierà la ricerca per 80 miliardi di euro e che in nostro Paese deve essere in grado di intercettare con maggiore efficienza. In ministro Profumo definisce anche “poco efficace” il sistema di valutazione dei progetti di ricerca PRIN messo in atto finora, e spiega che il rimedio è la responsabilizzazione delle università, attraverso una preselezione dei progetti migliori. A tal fine il Profumo auspica la creazione di gruppi di progetto con più partnership: “veri e propri team in grado di interagire al meglio”. Insomma, il biennio che ci separa dall’operatività del programma Horizon 2020 deve servire al sistema italiano della ricerca come palestra, con priorità per la velocità della selezione e dei contatti a livello internazionale, rispetto ai quali viene stanziata una parte consistente dei finanziamenti. A questo scopo, spiega ancora il titolare del MIUR, niente correttivi ai decreti del 27 dicembre. Invece il ministro annuncia la partenza, il prossimo 23 gennaio, di un road show finalizzato alla presentazione del programma Horizon 2020, proprio con l’obiettivo di preparare per tempo il sistema e farlo arrivare “allenato” alla scadenza. Per questo Francesco Profumo si dice ottimista e spiega che il tempo che avrà a disposizione alla guida del ministro servirà a “costruire il Paese di domani”, e che se il sistema dell’istruzione e della formazione sono meglio di quanto appaia, quello che resta da fare è introdurre regole ottimali per il sistema e non per i singoli.
(Fonti: ROARS redazione 04-01-2012; F. Antonioli, IlSole24Ore 04-01-2012; S. Antonuccio, università.it 04-01-2012; R. Lupoli, università.it 05-01-2012)
 
INTERVISTA AL MINISTRO PROFUMO PDF Stampa E-mail
Professore, nella lettera aperta su Il Sole 24 Ore di ieri, Fabio Beltram e Chiara Carrozza sostengono che i bandi del 27 dicembre per Prin e fondi "Futuro in ricerca" non vanno nella direzione della crescita e dello sviluppo. Quasi l'opposto di quanto ha dichiarato il premier Monti sulla "fase due". Che ne pensa?
Io sono partito basandomi sui dati europei: dicono che la capacità dell'Italia di acquisire risorse sulla ricerca è estremamente debole. Sul VII Programma quadro, che aveva una dotazione di 50 miliardi, a fronte di un investimento Paese del 15%, in sette anni riporteremo a casa progetti per un valore dell'8,5%: è una perdita secca di circa mezzo miliardo all'anno. L'VIII programma - "Horizon 2020" — disporrà di 80 miliardi. Partirà nel 2014: dobbiamo allenarci per competere in Europa. E non solo. Ma questo non avviene sostenendo singole eccellenze. Però non tutti i posti, in Italia, sono uguali per "fare buona ricerca".
Lo diceva anche lei da Rettore del Politecnico di Torino. Ha cambiato idea da quando è approdato al dicastero?
Niente affatto. Il punto è che non bisogna abbassare il livello, ma alzare l'asticella media. Sul precedente Prin (cioè i Progetti di ricerca di interesse nazionale) c'erano 5mila domande con 100 milioni a bando. Quest'anno i milioni saranno 170 e le domande, presumibilmente, 7mila. Ogni proposta andrà valutata da tre persone: un processo lunghissimo e, alla fine, poco efficace.
Come si può ovviare?
Intendiamo corresponsabilizzare le università: selezionino i progetti e presentino poi i migliori alla valutazione. I posti sono limitati per i coordinatori di progetto, ma non per i partner. È qui che il Paese deve crescere. La parte italiana dei Prin può valere circa 1,6 miliardi l'anno. Vogliamo perderla? Non si tratta di creare "cordate", ma gruppi di progetto, veri e propri team in grado di interagire al meglio.
Un cambiamento di mentalità, insomma: un discreto salto...
Un cammino di corresponsabilità, direi. Dedichiamoci fino al 2014 a imparare come fare squadra tra accademici e Pmi e non perdere le opportunità dei fondi Ue. Sarà un 2012 senza risorse in più, ma non ci saranno tagli: evitiamo sprechi e inefficienze e ce la faremo, sono ottimista. L'aspetto "culturale" è strategico. Mi piace parlare del prossimo biennio come "palestra": alleniamoci da qui al 2014. Tempi veloci per le selezioni. E collegamenti internazionali, che è poi la condizione per creare un'importante quota di cofinanziamento dei progetti.
Le chiedono un intervento correttivo sui bandi del 27 dicembre, magari introducendo altri metodi selettivi. Lo farà?
Ritengo che la modalità scelta sia quella opportuna: il gioco di squadra. Anche gli atenei migliori debbono pensare di mettersi a disposizione come partner di grande capacità. In Europa, d'altronde, si compete così.
La ricerca è una delle cinque misure per crescere del governo Monti. Lei a che cosa sta puntando?
L'Italia non ha l'abitudine a prepararsi in anticipo. Per cui lavoreremo anzitutto sulla formazione e sull'informazione. Dal 23 gennaio inizieremo un road-show proprio su "Horizon 2020". Tengo a precisare che non dimenticheremo, come ministero, anche il livello delle scienze sociali per ora non toccato a livello Ue. Poi resterà fondamentale, sul campo, l'allenamento intelligente sui bandi.
Parliamo di rapporto con il sistema delle imprese: se queste già sono in affanno, come pensate di far scattare un rapporto proficuo con le università?
Con i progetti Prin le aziende possono partecipare senza che siano loro assegnate risorse. Dopo la call dei fondi strutturali Pon "ricerca industriale" al Sud - ne abbiamo in valutazione sia per laboratori sia per distretti, sempre al Mezzogiorno - nel 2012 avvieremo una call analoga per il Centro Nord, con cifre importanti: circa 700 milioni in parte come fondo rotativo.
Nel 2012 ripartiranno i concorsi per l'Università. Lei dice che la riforma Gelmini va solo "oliata". Come si muoverà?
L'autonomia responsabile delle università sarà decisiva per determinare la "quota premiale". E creerà un ciclo virtuoso, perché sarà collegata anche a un indice della qualità delle persone "reclutate". Faremo in modo che nelle commissioni che dovranno scegliere tra chi ha avuto l'abilitazione nazionale vi siano anche professori non italiani.
Che cosa si prefigge nei prossimi mesi per la scuola e per l'università e per la ricerca italiane?
Che siano messe in condizione di lavorare nei tempi. E con una capacità di visione. Il 2012 non potrà essere un anno con più fondi. Non ci saranno tagli, ma dovremo pensare a una reingegnerizzazione delle risorse, evitando sprechi e inefficienze.
È convinto che ce la faremo?
Sì, senz'altro. Io sono ottimista, altrimenti non farei quello che sto facendo. La situazione contingente è difficile. Ma dobbiamo iniziare a costruire il Paese di domani. L'Italia è migliore di quello che appare, in particolare nel mondo della formazione e dell'istruzione. Ma ha assoluto bisogno di regole ottimali: per il sistema e non per i singoli. Dobbiamo diventare un po' più generosi.
(Fonte: F. Antonioli, Il Sole 24 Ore 04-01-2012)
 
LA TABELLA DELLE ASSEGNAZIUONI DEL FONDO DI FINANZIAMENTO ORDINARIO PER IL 2011 PDF Stampa E-mail
http://www.roars.it/online/wp-content/uploads/2011/12/FFO-2011.pdf (03-12-2011)
Un commento: http://www.roars.it/online/?p=2754
 
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