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27 Dicembre
"HORIZON 2020": PROPOSTA DI NUOVA STRATEGIA COMUNITARIA PER RICERCA E INNOVAZIONE PDF Stampa E-mail
La Commissione europea ha presentato il 30 novembre 2011 Horizon 2020, un nuovo programma per rilanciare la ricerca, l'innovazione e la competitività europea per il quale è stato proposto un finanziamento complessivo di 80 miliardi di euro, destinato a raggruppare l'insieme degli investimenti comunitari in materia. Gli interventi si concentreranno su tre obiettivi chiave: sostegno ai progetti scientifici (24,6 miliardi di euro con aumento del 77% dei fondi al Consiglio europeo della Ricerca); consolidamento del primato industriale nell'innovazione (17,9 miliardi di euro, dei quali 13,7 alle tecnologie di punta e per un più ampio accesso al capitale delle PMI); soluzione dei principali problemi comuni a tutti gli europei, tra cui sanità, evoluzione demografica e benessere, sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima, energia sicura, clima. Sono parti integranti dell'intero progetto l'European Institute of Innovation & Technology (EIT) e le Azioni Marie Curie (€5,75 miliardi il budget proposto, 21% in più rispetto allo scorso anno), in quanto sostengono lo sviluppo delle qualifiche, la formazione e le carriere dei ricercatori. In particolare l'EIT, istituito nel 2008 come organo indipendente dell'Unione europea e che opera attraverso partenariati transfrontalieri (denominati KICs - Knowledge and Innovation Communities) in 16 siti europei, svolge un'attività complementare ad altre iniziative nell'ambito dell'istruzione e della ricerca. Con un finanziamento proposto di 2,8 miliardi di euro (rispetto ai 309 milioni finora complessivamente erogati), avrà un ruolo di rilievo nell'avvicinare tra loro istituti di eccellenza dell'istruzione superiore, centri di ricerca e imprese per creare gli imprenditori di domani. L'agenda per i prossimi anni, illustrata dal Commissario Androulla Vassiliou, oltre a consolidare le comunità della conoscenza già attivate (cambiamenti climatici, energia sostenibile e tecnologie dell'informazione e della conoscenza), ne istituirà delle nuove, suddivise in due fasi:
1°gruppo per il 2014 (miglioramento qualitativo della vita, alimentazione per il futuro, materie prime); 2° gruppo per il 2018 (industria manifatturiera ad alto valore aggiunto, società sicure e intelligenti con impiego innovativo delle TIC, mobilità urbana). In particolare sarà dato slancio alla creazione di 600 start-up, nonché alla formazione di 25.000 studenti e 10.000 dottorandi in nuovi percorsi, che sappiano coniugare studi scientifici di eccellente livello ed elementi imprenditoriali.
Le misure proposte dovranno essere approvate dal Consiglio e dal Parlamento europeo entro la fine del 2013.
(Fonte: M. L. Marino, http://www.rivistauniversitas.it/ 16-12-2011)
 
FRANCIA. ISTRUZIONE E RICERCA AL PRIMO POSTO NEL PIANO ANTI-CRISI PDF Stampa E-mail
La Francia investe su università e ricerca, e lo fa mettendo questi due settori al centro del nuovo piano anti-crisi. L’ha reso noto il Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, che ieri ha tenuto una conferenza stampa all’Eliseo. Nel piano presentato da Sarkozy, il settore dell’istruzione e quello della ricerca sono infatti al primo posto tra le priorità nazionali. Dei 35 miliardi destinati ad assicurare un futuro migliore alla Francia, 19 miliardi saranno stanziati per università e progetti scientifici. In particolare, secondo la proposta di Sarkozy 11 miliardi di euro saranno destinati alle università francesi e 8 miliardi alla ricerca scientifica. Migliorare il sistema universitario, ha spiegato Sarkozy, per la Francia significherà essere un Paese più competitivo: perché un Paese che non investe nell’Istruzione è un Paese senza futuro. “L’istruzione superiore e la ricerca sono una priorità nazionale che deve essere accompagnata da una ristrutturazione delle nostre forze ormai troppo frammentate tra università ed enti di ricerca” ha spiegato Sarkozy. L’obiettivo del piano anti-crisi presentato dal Presidente francese, è quello di assicurare una maggiore competitività alla Francia a partire proprio dalla promozione delle eccellenze accademiche. L’idea è di creare una rete dei Campus e dei centri di ricerca che si distinguono per la qualità delle attività svolte.
(Fonte: C. Bruno, università.it 15-12-2011)
 
INDAGINE DELL'EUROPEAN UNIVERSITY ASSOCIATION (EUA) SULL’AUTONOMIA UNIVERSITARIA PDF Stampa E-mail
L'indagine, sostenuta dall'UE nell'ambito del Lifelong Learning Programme e in collaborazione con la Conferenza dei Rettori in Germania e in Polonia, l'Università di Danimarca e l'Università finlandese di Jyväskylä, si propone di monitorare, comparare e misurare i differenti elementi che caratterizzano i vari stadi dell'autonomia universitaria. L'Estonia e il Regno Unito mostrano le performance d'autonomia migliori, così come l'Irlanda e i Paesi scandinavi e baltici, mentre Grecia e Turchia figurano come fanalini di coda. In particolare, l'Italia: in relazione all'autonomia organizzativa (capeggiata dal Regno Unito) si colloca nella fascia medio-bassa (56%); per l'autonomia finanziaria (Lussemburgo al primo posto con 91 punti) ottiene una posizione migliore nella fascia medio-alta (70%); per l'autonomia nel reclutamento del personale docente e amministrativo (Estonia al primo posto) si posiziona in fascia medio-bassa (49%); per l'autonomia accademica (guidata dall'Irlanda) si piazza ugualmente in fascia medio-bassa (57%).Il rapporto sul sito dell'EUA: http://www.eua.be/Home.aspx.
(Fonte: M. L. Marino, www.rivistauniversitas 02-12-2011)
 
UNIONE EUROPEA. NO A DISCRIMINAZIONI IN BASE ALLA CITTADINANZA PDF Stampa E-mail
Secondo le norme vigenti in Italia, nelle selezioni per posti di professore ordinario, per i candidati che non rivestono la qualifica di professore associato è prevista una prova didattica. La prova è obbligatoria per coloro che hanno conseguito in un altro Stato membro dell'Ue qualifiche equivalenti a quella di professore associato, mentre non è prevista per chi è in possesso del titolo analogo conseguito in Italia. La Commissione Ue ritiene che il fatto di riservare un trattamento diverso ai candidati che hanno acquisito qualifiche di professore associato in altri Stati membri equivalenti a quelle acquisite in Italia corrisponda a una discriminazione indiretta basata sulla cittadinanza. Una pratica contraria alle norme Ue sulla libera circolazione dei lavoratori. La Commissione ha quindi inviato all'Italia un «parere motivato» nell'ambito del procedimento d'infrazione dell'Ue. L'Italia ha due mesi per informare la Commissione circa le misure attuate per adeguare la propria legislazione alla normativa Ue, altrimenti la Commissione potrà decidere di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea.
(Fonte: Il Giornale di Brescia 30-11-2011)
 
AUMENTO DI FONDI PER L’ISTRUZIONE DALLA COMMISSIONE EUROPEA PDF Stampa E-mail
In Europa esistono circa 4.000 università, alcune delle quali sono considerate le più prestigiose al mondo. Nonostante ciò, solo il 26 % dei lavoratori del vecchio continente possiede una laurea. Una percentuale di gran lunga inferiore rispetto alle università degli Stati Uniti, del Giappone e del Canada. Si prevede, però, cha la situazione possa migliorare nel prossimo decennio: infatti, si stima che, entro il 2020, il 36% dei posti di lavoro in Europa esigeranno un titolo di laurea. Ed è proprio in vista di questo pronostico che la Commissione Europea ha proposto di incrementare i fondi per l’istruzione di un +73 % e quelli per la ricerca di un +46%, con lo scopo di portare il numero dei laureati europei al 40% della popolazione attiva, riducendo, di conseguenza, il numero di ragazzi che abbandonano gli studi dopo la scuola secondaria superiore ed estendendo il diritto allo studio a più ampie fasce di popolazione. Per agevolare tale operazione, si mira anche a incentivare le possibilità di mobilitazione internazionale degli studenti, raddoppiando quasi i fondi attualmente a essa destinati.
(Fonte: www.controcampus.it 08-12-2011)
 
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