Home 2011 27 Dicembre
27 Dicembre
RICERCATORI. CON I NUOVI CONCORSI REGOLE IPER-BAROCCHE PDF Stampa E-mail
La complessità e il barocchismo delle regole e delle procedure amministrative hanno potentissimi effetti negativi sulla società circostante: generano inefficienza, garantiscono tempi lunghi e anche lunghissimi agli interventi dello Stato (si pensi al settore delle infrastrutture), innalzano spaventosamente i costi economici, alimentano una condizione di incertezza giuridica che rende imprevedibili i comportamenti, impedisce la diffusione di rapporti reciproci di fiducia fra cittadini e amministrazioni, e funziona da moltiplicatore delle dispute. Gli amministratori si difendono dicendo che è comunque la politica a dettare le linee guida dei provvedimenti. Il che è vero. Ma sono loro a confezionare, e poi a interpretare, con il loro esasperato formalismo, quei provvedimenti.
Per fare un esempio, apparentemente marginale, consiglierei al neo-ministro dell'Università, Francesco Profumo, che è anche un mio collega, di leggere con attenzione le norme da poco varate che regolano certi concorsi (per esempio, i concorsi da ricercatore). Scoprirà che il loro effetto principale è di fare prosperare l'industria dei ricorsi, di dare tanto lavoro agli avvocati e ai Tar. Sono certo che se, dopo avere letto quei regolamenti iper-barocchi, il ministro ne chiedesse conto a chi li ha messi a punto nei dettagli, si sentirebbe dire che quei regolamenti rispondono alla esigenza di garantire la «legalità» e la correttezza dei concorsi. Niente di più falso. Quelle norme nulla possono pro o contro la correttezza. La loro assurda complessità garantisce solo l'incertezza del diritto, l'opacità dei procedimenti, la moltiplicazione delle dispute. Non c'è quasi nessun ambito in cui operi l'Amministrazione che non abbia queste caratteristiche.
(Fonte: A. Panebianco, Corsera 18-12-2011)
 
BANDO PER RICERCATORI DELL'EMILIA-ROMAGNA IN AREA BIOMEDICA E CLINICO-ASSISTENZIALE PDF Stampa E-mail
È rivolto a ricercatori con meno di 40 anni il bando in materia di biomedica e clinico-assistenziale promosso dall’Emilia Romagna e in particolare dal Comitato del programma Regione-Università.
Sono 2,4 i milioni di euro stanziati per promuovere la ricerca e destinati a ricercatori sia strutturati che non strutturati che operano nelle Aziende Ospedaliero-Universitarie di Bologna, Modena, Parma, Ferrara, all’Istituto Rizzoli di Bologna e negli Ospedali di Baggiovara di Modena e Bellaria di Bologna. Ogni ricercatore può presentare un solo progetto della durata massima di 36 mesi, prorogabili di altri 12.  I progetti devono riguardare o l’area della ricerca biomedica in relazione alle conoscenze su tecnologie e interventi potenzialmente rilevanti per il Servizio sanitario regionale,o la ricerca clinico-assistenziale finalizzata alle conoscenze che possono trasferirsi nella pratica dei servizi sanitari. La selezione dei progetti si baserà, tra gli altri criteri, sulla qualità scientifica, originalità del progetto, profilo del ricercatore, congruità economica, impatto della ricerca sul servizio sanitario regionale. Ogni progetto dev’essere redatto in inglese tramite il form apposito e inviato entro le 12 del 29 febbraio 2012 all’indirizzo proregiunivasr@regione.emilia-romagna.it.
(Fonte: elisa.dibattista@walkonjob.it 14-12-2011)
 
RICERCATORI. CENTO DOCENTI CONTRO L’ESITO DI UN CONCORSO ALL’UNIVERSITÀ DEL PIEMONTE ORIENTALE PDF Stampa E-mail
Visto l’esito di un concorso per ricercatore a tempo indeterminato all’Università del Piemonte Orientale con 13 candidati, un centinaio di docenti italiani  hanno firmato una petizione rivolta al Rettore dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale chiedendo spiegazioni sull’accaduto. Nella lettera i docenti analizzano la produzione bibliografica dei diversi candidati notando che la presunta vincitrice del concorso è quella che ha prodotto meno pubblicazioni, in compenso buona parte delle sue pubblicazioni sono state realizzate con il presidente della commissione giudicante che è anche il preside della Facoltà di Giurisprudenza. Ecco una parte della lettera: “E’ possibile per chiunque visionare i curricula dei candidati, accessibili online, al fine di procedere ad una immediata valutazione comparativa circa i meriti attuali dei candidati. Dalla semplice lettura dei loro curricula emerge una evidente disparità tra la qualità media dei profili dei candidati non vincitori e quella del candidato designato come vincitore dalla Commissione esaminatrice. Siamo consapevoli di quanto sia complessa la valutazione delle capacità di un giovane ricercatore, e dell’autonomia che ciascuna Commissione può darsi nella definizione dei criteri di valutazione. Tuttavia, nel caso di specie, l’applicazione di ogni possibile, ragionevole e legittimo criterio alternativo di scelta condurrebbe chiunque, a nostro avviso, ad escludere dal novero dei possibili vincitori proprio il candidato giudicato idoneo dalla Commissione. Innanzitutto la vincitrice rivela una produzione scientifica significativamente inferiore a quella di tutti gli altri 12 candidati partecipanti alla procedura di valutazione comparativa. In particolare, non presenta alcuna pubblicazione su rivista, né internazionale né italiana, a differenza di tutti gli altri 12 candidati. Secondo le graduatorie risultanti dall’applicazione dei quattro indici bibliometrici il cui uso è comunemente riconosciuto nella disciplina di afferenza – ISI Impact Factor (IF), H-index personale (PHI), Scopus Impact Factor (S-IF) e H-index delle singole pubblicazioni (HI) – la vincitrice risulta invariabilmente ultima”.
(Fonte: www.quotidianopiemontese.it 11-12-2011)
 
STUDENTI. I PRESTITI. IL FONDO PER IL MERITO PDF Stampa E-mail
L’esperienza dei prestiti in Inghilterra insegna che gli studenti mettono in atto una serie di strategie per non indebitarsi eccessivamente, ovvero dedicano più ore ad attività lavorative a discapito dei risultati formativi, continuano a vivere con i genitori, optano per corsi più brevi in atenei meno costosi/prestigiosi. I prestiti, lungi dal rappresentare un premio, non sono neanche un incentivo alla mobilità. Gli studenti provenienti da famiglie non abbienti ricorrerebbero alle strategie sopra enunciate per evitare l’indebitamento, tanto più a fronte di un mercato del lavoro come quello italiano caratterizzato da bassissime prospettive occupazionali – il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30% –, e come rileva il XIII Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, da bassi salari di ingresso, contratti di lavoro non stabili e crescita del lavoro in nero. Gli studenti invece con un elevato background socio-economico familiare possono già permettersi di iscriversi all’università ed esercitare il cosiddetto “voto con i piedi” verso l’ateneo che preferiscono non essendo soggetti a vincoli di bilancio (pertanto non hanno bisogno di prestiti). Si contano nel 2009/10 circa 380.000 studenti iscritti fuori sede, ovvero che studiano in una regione diversa da quella di residenza, mentre secondo le stime del MEF con una dotazione di 50 milioni di euro si potrebbero garantire 1.000 nuovi prestiti ogni anno per una durata quinquennale degli studi (a regime 5.000 prestiti l’anno in totale). Posto che la dotazione attuale del Fondo non è di 50 milioni ma di  9 milioni, c’è  una questione di fondo che rimane irrisolta: se quasi 400 mila studenti  non bastano a sviluppare una competizione virtuosa fra gli atenei, come potrebbero riuscire  nell’impresa 5.000 studenti? Nel Fondo per il merito non si intravedono nemmeno azioni risolutive rispetto alle criticità del sistema universitario italiano evidenziate chiaramente dal CNVSU: “alti tassi di abbandono dopo il primo anno; elevata quota di studenti “inattivi” (cioè che non sostengono esami); molti studenti fuori corso; tempi lunghi per il conseguimento della laurea e di conseguenza età avanzata al momento del suo conseguimento”.  Le analisi mostrano che il Fondo per il merito non ridurrebbe il  tasso di abbandono né aumenterebbe il numero di iscritti (e particolarmente dei privi di  mezzi) né farebbe crescere la percentuale di laureati. Occorre ripensarlo mettendo in atto nuove e mirate politiche, coerenti con gli obiettivi che si intende  perseguire e che siano effettivamente perseguibili con lo strumento del premio (per  definizione  a fondo perduto) e del prestito.
(Fonte: F. Laudisa www.roars.it 09-12-2011)
 
STUDENTI. NELLE RETTE UNA SORTA DI FEDERALISMO ACCADEMICO PDF Stampa E-mail
Per puntellare i bilanci messi in difficoltà da un fondo statale che non cresce in tempi di conti pubblici affannati, molti atenei hanno messo mano alle tabelle delle tasse (rette) e, negli ultimi cinque anni, i soldi portati da studenti e famiglie sono cresciuti del 38%, mentre il numero totale degli iscritti è diminuito. Il tutto, però, senza cambiare i meccanismi di base, con rincari che hanno provato a dare ossigeno ai conti ma che spesso sono stati spalmati su quasi tutte le fasce di reddito. Il risultato è una realtà dalle economie variegate, profondamente legata al territorio e ai redditi. Una sorta di federalismo accademico, con le sue peculiarità e i suoi costi specifici. E se già i fondi per le tradizionali attività sono al lumicino c'è da immaginarsi quelli destinati al diritto allo studio o a tutti quei servizi accessori come le mense o le residenze universitarie indispensabili soprattutto per gli studenti fuori sede. Un dato su tutti: lo stanziamento per il diritto allo studio è passato dai 246.459.482 di euro del 2009 ai 25.773.000 del 2012 e ai 12.939.000 del 2013. Peccato, perché sulla carta, il sistema italiano, regioni comprese, offrirebbe anche ai «capaci, meritevoli e privi di mezzi» fondamentalmente l'esonero dalle tasse e le borse di studio. Nella pratica, però, questa forma di aiuto funziona poco e niente considerando che migliaia di studenti ogni anno si sentono dire che sono idonei a ricevere l'assegno, perché rispettano i parametri reddituali e sono in linea con gli esami, ma che la borsa non c'è, perché appunto mancano i fondi.
(Fonte: B. Pacelli, ItaliaOggi 12-12-2011)
 
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