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IL VERO PROBLEMA DEI GIOVANI LAUREATI IN ITALIA PDF Stampa E-mail

È proprio in riferimento al tasso occupazionale dei laureati che siamo in fondo alla classifica, con il 65% di lavoratori rispetto al +90% registrato dai Paesi in vetta alla classifica: Lussemburgo, Paesi Bassi, Germania. A questi dati si aggiunge un tasso demografico che vede l’Italia perdere in vent’anni oltre un quinto dei giovani (più di 3 milioni di under 35), come indicato dalla ricerca “Giovani 2024: Bilancio di una generazione”, presentata il 9 aprile scorso dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Agenzia Italiana per la Gioventù. Ebbene, siamo tra gli ultimi in Europa anche per gioventù: entro il 2050 solo 8.5% delle popolazione avrà un’età compresa tra i 15-35 anni (Eurostat). L’indagine del “Bilancio di una generazione” riporta che solo il 12% esprime un giudizio positivo sulla sensibilità delle istituzioni verso le problematiche giovanili, mentre per l’85% il livello di attenzione politica nei confronti dei giovani è insufficiente. Le risposte cambiano se si indaga con lo sguardo rivolto all’Unione Europea, che riceve almeno la sufficienza (6/10) nell’indice di fiducia. Ma qual è il vero problema dei nostri GIOVANI LAUREATI? Innanzitutto va considerata la bassa percentuale generale di occupazione in Italia, del 15% minore rispetto alla media europea; poi risulta utile anche dare un’occhiata ai posti di lavoro vacanti. Riportando i dati Istat del secondo trimestre 2023, il tasso di POSTI VACANTI destagionalizzato, per il totale delle imprese con dipendenti, rimane stabile al 2,1%. Sembra un paradosso: i giovani laureati cercano lavoro, eppure tanti posti che richiedono un alto tasso di specializzazione rimangono vuoti. Nell’Odissea del lavoro giovanilevi è l’assenza di una direttiva comune tra le competenze ricercate (umane, tecniche e sociali) dal mercato del lavoro e quelle acquisite durante il percorso formativo. In altre parole, quello che vogliono i datori di lavoro non corrisponde a ciò che durante gli anni universitari hanno appreso i laureati, che quindi non vengono assunti: il fenomeno prende il nome di “SKILL MISMATCH”. F: MLG, liveuniversity.it 29.07.24.