RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI |
I tagli effettuati dal governo Meloni con le ultime due leggi di Bilancio saranno sottoposti al giudizio di legittimità costituzionale da parte della Consulta. Le possibilità che la Corte Costituzionale possa esprimersi in favore di una restituzione delle somme “sottratte” ai pensionati sono piuttosto remote, anche perché ciò obbligherebbe lo Stato a un esborso di 6 miliardi di euro. Al massimo la Corte Costituzionale bloccherà qualsiasi intento di proseguire con i tagli alla rivalutazione anche nei prossimi anni. Nonostante ciò, è comunque interessante fare chiarezza su chi è stato davvero penalizzato dai tagli alla rivalutazione, nonché quanti soldi in più avrebbe oggi sulla pensione nel caso in cui tanto per il 2023 quanto per il 2024 la rivalutazione avesse seguito le regole originarie, come dettate dalla legge n. 448 del 1998. Esempio 1. Una pensione di 3.000 euro. Con una rivalutazione ordinaria l’assegno sarebbe salito a 3.231,17 euro nel 2023 e a 3.397,29 euro nel 2024. Con il meccanismo Meloni, e una rivalutazione quindi al 53% del tasso, l’aumento è di 3.128,79 euro nel 2023 e a 3.218,33 euro nel 2024. Complessivamente, quindi, c’è un taglio di 178,96 euro al mese. Esempio 2. Pensione di 3.500 euro. Nel 2023 l’aumento l’avrebbe portata a 3.761,52 euro, fino a salire a 3.949,12 euro nel 2024. Con la rivalutazione del Governo Meloni, invece, da 3.500 euro a 3.633,24 euro nel 2023 e a 3.725,45 euro nel 2024: nel complesso, quindi, sono andati persi 223,67 euro al mese. F: SM, Money 18.09.24. |