Home 2010 04 Dicembre Gli sprechi dell’università secondo il MIUR
Gli sprechi dell’università secondo il MIUR PDF Stampa E-mail

Contro gli attacchi al suo DDL di riforma dell’Università, soprattutto per quanto riguarda la riduzione delle risorse, il ministro Gelmini emette un comunicato stampa. “Affermare che l’Italia spende poco per l’università è falso. Il nostro Paese spende molto ma lo fa male, alimentando sprechi e privilegi non più sostenibili. Negli anni l’università italiana non si è sviluppata attorno agli interessi degli studenti ma rispetto a quelli dei professori, dei rettori e di tutti coloro che, a vario titolo, sono impiegati all’interno degli atenei. A farne le spese quindi sono stati soprattutto gli studenti ai quali l’università dovrebbe offrire una didattica e una formazione di qualità che consenta un ingresso immediato nel mondo del lavoro. Allo stesso modo, l’attività di ricerca è diventata, in alcuni casi, sempre più autoreferenziale, perdendo di vista gli interessi strategici e le necessità di sviluppo e di crescita del Paese”. A riprova di queste affermazioni, il Miur fornisce alcuni dati:

Università

■In Italia esistono 95 università ma nel nostro Paese si laureano meno studenti che in Cile;

■Oltre alle sedi centrali, sono state attivate più di 320 sedi distaccate nelle località più disparate, come Barcellona Pozzo di Gotto, Ozzano Emilia, Priolo Gargallo;

■Sono attivi 37 corsi di laurea con 1 solo studente e 327 facoltà con 15 iscritti;

■Nel 2001 i corsi di laurea erano 2.444, oggi sono più che raddoppiati arrivando a 5.500. Negli altri Paesi europei, la media dei corsi di laurea è la metà. Tra i corsi di laurea attivati nel corso degli ultimi anni figurano: Scienze dell’allevamento e del benessere del cane e del gatto, Scienza e tecnologia del Packaging, Scienze della mediazione linguistica per traduttori dialoghisti cinetelevisivi;

■Le materie insegnate nelle università italiane sono circa 170.000, contro una media europea di 90.000. Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori senza tener conto delle reali esigenze degli studenti, aumentando la spesa in maniera incontrollata;

■Nessun ateneo italiano è entrato nella graduatoria delle migliori 150 università del mondo stilata dal Times. La prima università italiana è Bologna, al 192esimo posto; ■Negli ultimi 7 anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26.000.

Ricerca

Nell’ambito del PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) sono stati attivati e finanziati progetti di ricerca del tipo:

■Approccio multidisciplinare alla conservazione dell’asino dell’Amiata (finanziamento assegnato, 55.000 euro);

■Individualità: tradizione filosofica, pensiero storico e saperi della vita. (finanziamento assegnato, 500.000 euro);

■Vita quotidiana delle famiglie: osservazioni etnografiche e rappresentazioni (finanziamento assegnato, 55.000 euro);

■Ricerca e sperimentazione di nuovi modelli e tecnologie informatiche per la formazione a distanza dell'architetto (finanziamento assegnato, 340.000 euro);

■Emozioni, benessere e qualità della vita (finanziato assegnato, 90.000 euro);

■Gli effetti del pericolo e della paura sulla forma e sull’uso della città italiana contemporanea (finanziamento assegnato, 185.924 euro).

(29-11-2010 http://www.aetnascuola.it/categorie/51-news/4334-gli-sprechi-delluniversita-secondo-il-miur)

(Nota di PSM. Errata corrige. A Ozzano Emilia, a 12 km da Bologna, non è vero che c’è una sede distaccata, come dice il ministro, ma la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’università di Bologna trasferita da venti anni fuori dal centro cittadino dove non poteva rimanere per vari motivi in primis la presenza degli animali. Non è vero che in altri Paesi europei la media dei corsi di laurea è la metà: ad esempio la Francia ha attivato 4.878 corsi, il Regno Unito 5009 e la Germania 8.143. In Germania a questi ultimi si devono aggiungere i 3.528 corsi delle Fachhochschulen. Nella classifica del Times l’Italia è in basso, ma se si privilegiano le classificazioni che valutano in primis la qualità della produzione scientifica, come lʼHEEACT (Higher Education Evaluation and Accreditation Council of Taiwan), nel 2010 lʼItalia colloca 29 atenei tra i primi 500, occupando il quarto posto nel mondo dopo Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna, e migliorando la propria posizione rispetto al 2007)