L’ACCORDO TRA ITALIA E ISRAELE PER LA RICERCA SCIENTIFICA |
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L’accordo tra Italia e Israele è istituzionalmente concepito come accordo volto all’utilizzo della ricerca scientifica per la risoluzione di problemi pratici, ma non è preordinato in quanto tale allo sfruttamento di innovazioni scientifiche per scopi militari (art. 2) e comunque lo è ancora di meno il bando che in esso trova fondamento, visto che riguarda la ricerca in materia di tecnologie per la salute del suolo, tecnologie idriche, ottica di precisione, elettronica e tecnologie quantistiche. Si tratta, inoltre, di un caso di cooperazione scientifica in cui la proprietà e l’uso del know-how sono definiti, tramite intese, dai singoli partecipanti al bando prima dell’avvio di ciascun progetto (art. 7); è quindi nelle mani dei ricercatori e delle imprese private partecipanti (e non delle università e tantomeno dei governi) la scelta dell’uso che sarà fatto delle innovazioni ottenute. Il che permette di attenuare ulteriormente il già del tutto ipotetico nesso di causalità tra finanziamento dei progetti in questione e responsabilità internazionale del nostro Paese. Di contro, vietare la partecipazione al bando significa, innanzitutto, limitare la libertà accademica dei docenti universitari che, in scienza e coscienza, ritengano prioritario accedere a tale finanziamento per la progressione della propria carriera e per l’espansione delle conoscenze scientifiche in un certo ambito. F: G. Boggero, Tempi 08.04.24.
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