AUTOREFERENZIALITÀ CITAZIONALE |
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«L'università e la ricerca italiana tramite ANVUR sono state sottoposte a procedure capillari di valutazione bibliometrica di Stato, 'individuali' (ASN, FFABR etc.) e 'collettive' (VQR). Questo ha determinato una modificazione profonda dei comportamenti individuali e collettivi. Nel 2019 con Giuseppe De Nicolao ed Eugenio Petrovich in un articolo intitolato Citation gaming induced by bibliometric evaluation: A country-level comparative analysis (Baccini et al., 2019) siamo riusciti a mostrare come la crescita dell'impatto scientifico dell'Italia sia dovuta ad un massiccio cambiamento nazionale nelle abitudini di citazione dopo la riforma del 2010. L'ipotesi di partenza del lavoro è la seguente: in Italia avere un elevato numero di citazioni è necessario per superare le soglie ed aspirare ad ottenere l'abilitazione scientifica nazionale. In un sistema come questo, i ricercatori sono portati ad adottare strategie di citazione in grado di accrescere i propri indicatori. Il modo più semplice è quello di autocitarsi e magari farsi citare dai propri collaboratori. Abbiamo anche confrontato l'andamento dell'indicatore nel tempo per l'Italia, con gli andamenti degli altri Paesi del G10. I risultati sono che in Italia, dopo il 2009, l'autoreferenzialità citazionale è cresciuta nella maggior parte dei campi scientifici; una tendenza unica tra i Paesi del G10. Nel 2016 l'Italia è diventata – sia a livello complessivo sia per la grande maggioranza dei campi di ricerca – il secondo Paese con più alta autoreferenzialità citazionale. Solo gli Stati Uniti hanno un'autoreferenzialità strutturalmente più alta, spiegabile però con la leadership scientifica di quel Paese». F: A. Baccini, Roars 06.09.23.
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