Nel 2024 conseguirà il dottorato un numero di studenti del 46% maggiore di quelli che l'hanno ottenuto nel 2021; dall'A.A. 2015/2016 gli accessi a percorsi di dottorato aumentano con continuità. Nell'A.A. 2021/22, ultimo per cui sono disponibili i dati, gli accessi sono stati 15.178, pari al 29% in più di quelli dell'A.A. precedente (V. grafico). Gli atenei di Bologna, Federico II e Milano Politecnico, sono i tre che hanno visto crescere maggiormente il loro peso a livello nazionale: nell'A.A. 2015/16 gli accessi a dottorati registrati in questi atenei valeva rispettivamente il 4,3%, il 3,3% e il 3,2% degli accessi nazionali, valori saliti al 5,6%, 4,5% e 4,2% nell'A.A. 2021/22. I numeri sono positivi, ma emergono criticità su quattro fronti. Il livello di soddisfazione di chi conclude il percorso è poco convincente: secondo un'indagine AlmaLaurea su oltre 4.000 dottorati che hanno conseguito il titolo nel 2021, solo il 65,7% di loro rifarebbe esattamente lo stesso percorso nello stesso ateneo, mentre il 24,5% tornando indietro sceglierebbe di partire all'estero per fare il dottorato o proprio non si iscriverebbe a un dottorato. L'accademia non può accogliere tutti. Secondo un'indagine realizzata su 500 studenti delle triennali, il 70% dei rispondenti è molto o abbastanza d'accordo con l'idea che il dottorato sia utile per iniziare una carriera accademica, mentre solo il 52% ritiene che sia abbastanza o molto utile per lavorare in azienda. Questa "vocazione" accademica del titolo si riflette anche nei dati di AlmaLaurea, secondo cui il 29% dei dottorati intende intraprendere una carriera accademica in Italia. La carriera non accademica appare ancora un seconda best, sebbene sia questo, necessariamente, lo sbocco professionale che avrà davanti la maggior parte dei dottori di ricerca. Secondo i dati AlmaLaurea, solo il 15% dei neo-dottori di ricerca ambisce a ricoprire una posizione di alta professionalità alle dipendenze del settore pubblico o privato slegata dalle attività di ricerca. il riconoscimento del mercato del lavoro è eterogeneo. Secondo i dati della rilevazione AlmaLaurea su oltre 5.000 dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo nel 2020, il salario netto mensile dei dottori di ricerca a un anno dalla laurea è di €1.784 e presenta oscillazioni rilevanti. I dottorati che ottengono un salario più elevato sono quelli in Scienze della Vita (cioè scienze biologiche, mediche, agrarie e veterinarie), il cui stipendio medio mensile è di 1.966€ mensili, mentre i dottorati meno pagati sono quelli in Scienze Umane (Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico artistiche, storiche e filosofiche, pedagogiche e psicologiche) il cui salario netto medio mensile rilevato è di €1.482. F: Talent Venture 21.04.23.
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