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CRITICHE ALLA RIFORMA DEL RECLUTAMENTO UNIVERSITARIO: AVREBBE FISSATO LA RIGIDITÀ DELLE CARRIERE CARATTERISTICA DEL MONDO ACCADEMICO ITALIANO PDF Stampa E-mail

Per la riforma del reclutamento universitario "ci voleva più coraggio" spiega a Huffpost Michele Bugliesi, già rettore dell'Università Ca' Foscari di Venezia. "Siamo legati a un modello rigido delle carriere, la sfida è attrarre talenti con soluzioni competitive anche a livello internazionale, con degli incentivi, che nella riforma continuano a mancare". Nelle nostre università inoltre il rapporto tra docenti e studenti è tra i più alti d'Europa. Tra i Paesi Ocse (dati disponibili 2016- 2018) si passa da realtà in cui questo rapporto è molto basso (4,4 in Lussemburgo, 9,4 in Norvegia, 10,1 in Svezia) a Paesi in cui è molto elevato come il dato del 25,1 della Turchia. L'Italia si colloca al 20,3. "Non è pensabile che la riforma che introduce i contratti di ricerca affidi poi alla contrattazione collettiva la definizione del trattamento economico, stabilendo ex ante massimali non competitivi e fissando per ciascun Ateneo un tetto annuale di spesa complessiva per gli stessi contratti riferito agli importi medi del triennio precedente, e non è pensabile che non si intervenga su un impianto di reclutamento che relega la cooptazione a strumento residuale, lasciando ai soli concorsi, tanto vituperati quanto inadeguati, il compito di determinare le carriere". L'obiettivo dovrebbe invece essere quello di allargare le maglie delle possibilità di entrare all'università e viceversa di lavorare al di fuori dopo aver conseguito i risultati dell'alta formazione. Uno dei limiti del nostro sistema universitario per Bugliesi è la "distorsione", per cui tutte le posizioni accademiche che seguono il dottorato sono "percepite come una forma di pre-ruolo", emblema di quella rigidità che caratterizza il mondo accademico italiano. La riforma non ha modificato questo elemento, anzi lo ha "fissato", incasellando il raggiungimento dei ruoli in tempi prestabiliti. Ma questo impedisce, secondo Bugliesi, "qualunque evoluzione del sistema verso un modello moderno del lavoro universitario, paragonabile a quello di altri sistemi europei e internazionali". Un modello in cui esiste una varietà di posizioni, inquadrate in modi altrettanto vari: "Post-doc, a tempo determinato, o indeterminato, tenure-track o meno, cattedre per sola ricerca, o sola didattica, incarichi di professor of practice e così via". Solo così l'obiettivo di spendibilità di un dottorato anche al di fuori dell'università sarebbe perseguito. "Un modello in cui la formazione alla ricerca sia spendibile non solo entro il perimetro dell'accademia, ma anche altrettanto nel sistema della ricerca industriale e dell'innovazione, come imprenditori, startupper, direttori di grandi o medie aziende o di istituzioni pubbliche". (F: L. Paccarié, huffingtonpost 29.11.22)