Home
LE DIFFERENZE NELL’APPRENDIMENTO: ATTRAVERSO LA LETTURA E LA COMPRENSIONE DI TESTI OPPURE ATTRAVERSO IMMAGINI, GRAFICI, VIDEO, SLOGAN PDF Stampa E-mail

L'antico divario tra colti e ignoranti, tra scolarizzati e analfabeti, ha lasciato il posto a una nuova divisione, nella quale non ci sono più ignoranti nel senso letterale del termine. Oggi tutti, o quasi tutti (con l'eccezione degli anziani che non hanno accesso agli strumenti digitali) sanno. Nessuno ignora, né accetterebbe mai di ignorare. La partecipazione al dibattito nazionale, a quella «sfera pubblica» di Habermas, appare assicurata a tutti dalla Rete e dai social. Per questo a molti è parso che le nuove tecnologie potessero dar vita a una democrazia più genuina. Ma la differenza sta in come apprendiamo: se attraverso la lettura e la comprensione di testi, più o meno complessi; oppure attraverso immagini, grafici, video, slogan. Diverso è il processo razionale che si mette in moto, diverso il mix tra ragione e intuizione, diverso lo stimolo alla riflessione. Diverso sarà dunque anche il modo di informarsi e di partecipare alla competizione elettorale; perché chi non legge innanzitutto diffida di chi ha letto, e buona parte della rivolta anti-establishment ha questo tratto di rivalsa. La scuola stessa si è fatta asilo di tale novità.
Francesco Provinciali, docente ed educatore, elenca così i cambiamenti responsabili: «Facilitazione dei corsi di studio e di programma, declassamento di storia e geografia, graduale abbandono dell'uso del corsivo e della scrittura manuale, enfasi sui test al posto del testo scritto, lenta espunzione della poesia, della musica e della storia dell'arte, linguaggi corti e sincopati, sigle e acronimi che prendono il posto della scrittura fluente e narrativa, oblio della memoria come metodo di allenamento della mente, scomparsa dei dettati, sostituiti da cartelloni, diagrammi con frecce di richiamo e collegamento a schema aperto». Sono tutti metodi che incentivano la soggettività dell'interpretazione, favoriscono la sua precarietà e fungibilità, e rendono più arduo metabolizzarla: un habitat ideale per chi pensa che «uno vale uno», e che le convinzioni non sono altro che opinioni. I social stessi sono una prova evidente di questa trasformazione del dibattito pubblico in palestra di faziosità e incomunicabilità. (F: A. Polito, CorSera 25.05.22)