Home
AVVOCATI. TASSO DI CRESCITA E REDDITO PDF Stampa E-mail

Nel 1998 gli avvocati erano meno di 100.000 in Italia, oggi sono 245.478 (il dato è inserito nel report di Cassa forense relativo al 2020, ma secondo i numeri illustrati dal Cnf questa estate il numero di iscritti dovrebbe aver superato le 250.000 unità). Tra il 1995 e il 2001, la percentuale di crescita degli iscritti è stata rispettivamente dell'11,6%, del 4,6%, dell'8,5%, del 5,8%, del 10%, dell'8,7% e dell'8,2%. Fino al 2010, il tasso di crescita non è mai stato inferiore al 4% e in 15 anni si è passati ad avere 216.728 legali contro gli 83.090 del 1995. Successivamente, il tasso si è decisamente abbassato: il valore più alto è stato il 2,3% del 2011 e del 2012 e dal 2017 è sempre inferiore all'1%. Questo sia per l'aumento del numero degli iscritti che matematicamente diminuisce il rapporto con i nuovi ingressi, ma anche per la modifica dell'esame forense, reso più selettivo.
Gli avvocati sotto i 40 anni denunciano un reddito annuale medio di 23 mila euro (che sale a 40 mila euro sopra i 40 anni): il motivo è che questa categoria è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni e oggi non è più in grado di garantire un reddito dignitoso a chi non sia già un professionista affermato. Negli ultimi 20 anni i legali sono infatti aumentati del 250%, passando da 100 mila di fine secolo ai 250 mila attuali. Ci sono regioni, come la Calabria, che hanno sette avvocati ogni mille abitanti, mentre il Veneto è a quota 2,6 e la Lombardia a 3,5. E questo spiega anche la differenza di reddito medio che, per gli avvocati lombardi è di 70 mila euro mentre per quelli calabresi si ferma a 19 mila. Non è quindi un caso se da quattro anni la percentuale di crescita degli iscritti all'albo degli avvocati è inferiore all'1%. Un barlume di speranza per le giovani generazioni di professionisti, soprattutto dell'area legale, potrebbe arrivare dall'infornata che il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, sta preparando per attrezzare la pubblica amministrazione alle esigenze del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Ma anche questo non potrà dare che un sollievo momentaneo alla pressione occupazionale. (F: ItaliaOggi 13.09.21)