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IL MITO DELL’ECCELLENZA NELL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Il mito dell'eccellenza nell'università si afferma nel momento in cui è necessario legittimare la diseguaglianza determinata dalle politiche di disinvestimento pubblico, e per valutare l'eccellenza difficilmente si fa riferimento alle classifiche internazionali delle università, ricordando l'arbitrarietà dei criteri con cui esse sono stilate. Sono infatti fondamentali due fattori: la dotazione economica degli atenei e la loro grandezza in termini di iscritti e docenti. Le tante piccole e medie università italiane non potrebbero mai competere e quelle grandi hanno difficoltà anche perché caratterizzate da una forte missione di tipo "pubblico". Forse varrebbe la pena di considerare se l'Università italiana non sia nei primi posti delle classifiche dei vari ranking non solo a causa delle questioni materiali a cui si accennava, ma anche in quanto spalmata su un territorio storicamente policentrico dal punto di vista istituzionale - culturale e costituzionalmente votato all'innalzamento del livello di istruzione di tutto il corpo sociale, tanto che se risultano poche le università italiane fra le top 100, molte sono invece, ad esempio rispetto alle spagnole e francesi, fra le top 500 e le top 1000. Ecco perciò che, se guardiamo altri dati, l'immagine dell'università italiana cambia radicalmente: scopriamo cioè che l'Italia è uno dei paesi in cui università e ricerca sono meno finanziati in Europa e con un maggior rapporto studenti-docenti eppure gli studiosi sono fra i primi per produttività e circolazione delle loro opere. La fortuna all'estero dei cervelli in fuga è del resto – a ben vedere – la più evidente cartina di tornasole del livello medio dell'Università italiana. (F. S. Cingari, Roars 14.06.21)