Un’agenzia nazionale per la ricerca |
|
|
|
La produzione scientifica italiana è scarsa perché i ricercatori sono pochi (3,6 ogni mille occupati contro i 6 della Ue), ma la bibliometria dice che la produttività è alta (38 citazioni per ricercatore italiano contro le 51 dell'inglese, le 32 del tedesco e le 26 del francese). Nel 2009, l'European Research Council ha selezionato 32 progetti proposti da italiani. Un record. Solo la Germania vanta un numero uguale. E tuttavia solo la metà di tali progetti proviene da enti italiani. I britannici hanno ottenuto l'ok su i8 progetti, ma il Regno Unito, favorito anche dalla lingua, guida la classifica per Paese, con ben 43 progetti, mentre l'Italia è al settimo posto. 11 sistema formativo italiano, oggetto di tante e talvolta pelose reprimende, è tuttora in grado di sfornare cervelli, ma il Paese non sa trattenerli e meno che mai attrarne da fuori. Insomma, l'Italia investe in formazione a beneficio degli altri. Una beffa. Se i soldi son pochi, è ancor più necessario usarli al meglio. Nei giorni scorsi, il Gruppo 2003 che riunisce buona parte degli 8o italiani più citati sulle riviste scientifiche internazionali, ha sottoposto l'idea di un’Agenzia nazionale per la ricerca al vaglio informale di alti esponenti della ricerca, dell'Università, del non profit, delle fondazioni bancarie, dell'industria. Formata da scienziati e gestori tecnici di risorse, sulla base delle linee guida e degli stanziamenti del governo, l'Agenzia dovrebbe accentrare in un'unica mano i fondi oggi dispersi tra ministeri e regioni e assegnarli ai progetti sulla base di criteri oggettivi (la cosiddetta peer review, il parere dei colleghi autorevoli), seguendone lo stato di avanzamento e controllando infine i risultati. Ovvietà? Non in Italia. Dove manca uno sportello serio, trasparente e affidabile verso il quale possano convergere anche le risorse private, garantite dalla certezza dell'approccio professionale. Sarebbe un nuovo carrozzone? No, se i costi dell'Agenzia si limiteranno al 2-3% dei fondi intermediati e saranno in buona parte compensati dalla chiusura dei comitati attuali e dal riutilizzo di personale ministeriale, senza contare il maggior rendimento delle risorse. La vera domanda, in realtà, è un'altra: sapranno mai, ministri e governatori, rinunciare a parte delle loro satrapie? Il dubbio è dettato dall'esperienza e così, nell'incontro promosso dal Gruppo 2003 e ospitato dal Corriere della Sera, si è trovata una prima intesa sull'idea di un'Agenzia nazionale sì ma limitata in prima battuta al ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e a quello della Sanità. Una lunga marcia comincia da un piccolo passo. Ma nessun passo sarà mosso se gli scienziati non prenderanno in mano il loro destino. (M. Mucchetti, Corsera 17-09-2010)
|