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COME SOSTENERE L’AFFERMAZIONE DEGLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI PDF Stampa E-mail

Gli ITS hanno avuto finora una modesta affermazione dal punto di vista quantitativo, e, come ha sostenuto Alessandro Mele in un articolo pubblicato nel supplemento 'Buone Notizie' del Corriere della Sera, una prima spiegazione potrebbe essere collegata al loro insufficiente finanziamento. Ma non basterebbe un più adeguato finanziamento se non accompagnato da altre misure che avvicinino il sistema ITS ai modelli europei. Mele suggerisce, in questa direzione, "in primo luogo l'istituzionalizzazione dell'attività degli ITS, attraverso la stabilizzazione delle risorse e il superamento della logica del finanziamento per bandi a favore del merito, sulla base dell'analisi dei risultati (in termini di occupazione, coerenza dell'impiego con il percorso, iscrizioni, etc). In secondo luogo, l'aumento del numero di corsi e non del numero di fondazioni" perché "diversamente dalla formazione di base, cui è richiesta una capillarità territoriale molto spinta, quella specialistica deve poter aggregare le migliori competenze attorno a qualificati centri per la formazione, la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico". E infine una modalità di investimento che sia nel tempo "decrescente in conto capitale per le strutture (sedi, laboratori, studentati), crescente per l'auspicato incremento degli allievi nei prossimi 5 anni di attuazione del piano, fino a raggiungere gli obiettivi previsti dal piano stesso". Servirà anche un efficace e capillare lavoro di orientamento (già dalla scuola media, preceduto da attività di formazione dei docenti), una robusta campagna di comunicazione verso le famiglie e un lavoro di raccordo degli attuali Istituti tecnici e professionali con questa fascia dell'istruzione superiore.
Il ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi ("ITS, una riflessione dieci anni dopo", Tuttoscuola marzo 2021).
ha rilevato che "l'offerta di una formazione tecnica superiore si deve aggiungere e non sostituire alle attuali offerte secondarie e universitarie, per contribuire a colmare quel deficit educativo, sia in termini di dispersione scolastica, che di basso livello di istruzione, che il nostro Paese ha rispetto a tutti gli altri paesi avanzati e che rischia di essere il vero freno a una ripresa successiva non solo alla crisi pandemica, ma anche all'uscita da trenta anni di stagnazione e bassa crescita". (F: tuttoscuola 03.03.21)