Il punto sull’iter della riforma universitaria |
Sono ore cruciali per la riforma dell'università, il cui approdo nell’aula della Camera è previsto per giovedì 14. Sarebbe possibile guadagnare almeno 24 ore sull’iter originario e spingere per licenziare il provvedimento in seconda lettura alla Camera entro il fine settimana. Così da completare anche il terzo e definitivo passaggio parlamentare al Senato entro la fine dell'anno. Domani 13 la commissione V (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dovrà esprimere il suo parere sulle modifiche che la commissione VII (Cultura, scienza e istruzione) ha approvato la scorsa settimana ma che necessitano di una copertura apposita, in particolare per il piano straordinario di concorsi proposto dalla relatrice Frassinetti (Pdl) per assumere (al ritmo di 1.500 all'anno) 9000 nuovi professori associati tra il 2011 e il 2016. Tale progetto costerebbe, a regime, 480 milioni di euro l'anno. Per esprimere il suo parere la Commissione V deve attendere la relazione tecnica del governo, fino a ieri non ancora depositata. Nell’ipotesi che la documentazione arrivi oggi 12 e che subito dopo segua il parere, la palla tornerebbe alla commissione VII che potrebbe votare il mandato alla relatrice e chiudere ufficialmente la discussione al massimo domattina 13. A quel punto, come spiega la Frassinetti, si aprirebbero tre scenari. Quello ordinario prevede l'inizio della discussione generale in aula per giovedì 14. Nel sito della Camera si legge che l’esame del disegno di legge n. 3687 approvato dal Senato, ove concluso dalla Commissione – avrà luogo giovedì 14 ottobre, a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 ottobre, con votazioni. Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi. Ma è possibile il rinvio per l'esame del provvedimento a dopo la sessione di bilancio che comincerà sostanzialmente lunedì 18. E’ un'ipotesi che il ministro Gelmini e la maggioranza vorrebbero escludere temendo che la riforma si blocchi per molte settimane. Oppure che si arrivi alla sua “rottamazione” qualora si riparlasse di elezioni anticipate. Ma la relatrice vede all'orizzonte due alternative. Entrambe passano per una nuova convocazione della conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari della Camera, che, preso atto della fine dei lavori in commissione, anticipi a domani 13 l'arrivo in aula e l'inizio della discussione generale. Qui i sentieri si biforcano con due distinti livelli di difficoltà. Il più difficile passa dall'esame congiunto del DDL Gelmini e della Finanziaria. L'abbinamento sarebbe logico, visto che l’ingombrante "convitato di pietra" della riforma è l'ammontare dei tagli al fondo di finanziamento ordinario (Ffo) degli atenei, Si stimano 820 milioni nel 2011 su 1,3 miliardi di tagli programmati. Ma necessiterebbe dell'improbabile unanimità all'interno della conferenza dei presidenti di gruppo. Più facile invece potrebbe essere la strada di calendarizzare il DDL anche venerdì, sabato e se necessario domenica. Così da avere quattro giorni pieni per discuterlo, esaminarlo e approvarlo. Una soluzione che anche il presidente della Camera aveva proposto. Oggi 12 ott. si sono espresse favorevolmente sulla riforma le commissioni affari costituzionali (comm. I), lavoro (comm. XI) e affari sociali (comm. XII). (12-10-2010, h. 21,35) Aggiornamento del 13 ott. sull’iter della riforma universitaria Compare un ostacolo in più sulla strada verso l'approvazione del ddl Gelmini: la copertura finanziaria del "salvagente" appena introdotto per i ricercatori. A segnalarlo sono stati ieri i tecnici della Camera. Se ne saprà di più oggi quando dovrebbe arrivare la relazione tecnica del governo. Un passaggio indispensabile per permettere alla commissione Bilancio di esprimere il suo parere e consentire alla commissione Istruzione di inviare formalmente il testo in aula. Dove il provvedimento è calendarizzato per domani. Ma l'ultima parola spetterà alla conferenza dei capigruppo fissata per il pomeriggio. Tutto ciò mentre circola l'ipotesi che il governo opti per un voto di fiducia. Come confermato dal ministro Mariastella Gelmini, a margine di un'iniziativa contro la violenza, quello «relativo ai ricercatori è un tema fondamentale, uno degli ultimi nodi da sciogliere per poter andare in aula e approvare un disegno di legge di riforma dell'università organico». Il problema riguarda il piano di concorsi in sei anni per 9mila ricercatori inserito la settimana scorsa in commissione su iniziativa della relatrice Paola Frassinetti (Pdl). Tale modifica costerebbe 1,7 miliardi tra il 2011 e il 2016 e 480 milioni annui dal 2017 in poi. Ma, come ha fatto notare il servizio Bilancio di Montecitorio, non sono disponibili le informazioni necessarie per verificare la correttezza dell'onere indicato». Ferma restando l'assenza della relazione dell'esecutivo, i tecnici della Camera hanno sottolineato che «il Fondo per interventi strutturali di politica economica (che dovrebbe coprire l'esborso di cui sopra, ndr) del quale è previsto l'utilizzo non reca le necessarie disponibilità». Capire in che modo la norma sarà coperta (o corretta) è un passaggio fondamentale per permettere alla commissione Bilancio di pronunciarsi. Il parere, inizialmente previsto per ieri, è slittato a oggi ma non è escluso che arrivi direttamente in aula. Nel frattempo la commissione Istruzione potrebbe decidere di votare lo stesso il mandato alla relatrice e inviare il testo all'assemblea. Si arriva così al nodo dei tempi di approvazione della riforma, stante la sessione di bilancio che incombe. Una parola decisiva spetterà alla conferenza dei presidenti di gruppo odierna. Nelle ultime ore sta perdendo quota l'ipotesi di prorogare i lavori anche nel fine settimana per arrivare al via libera prima dell'approdo in aula della finanziaria. Laddove stanno crescendo le possibilità che l'esame del ddl Gelmini prosegua all'inizio della prossima settimana. E non è escluso che, qualora i tempi diventassero stretti, il governo possa scegliere di mettere la fiducia sul provvedimento. (E. Bruno. Il Sole 24 Ore 13-11-2010) Aggiornamento (14-10-2010) La ragioneria generale dello stato e il Tesoro hanno bocciato ieri, perché prive di copertura finanziaria, una ventina di modifiche apportate la settimana scorsa in commissione al ddl Gelmini. A cominciare dal piano per l'assunzione di 9mila ricercatori a tempo indeterminato in sei anni. Lo stop dell'Economia ha spinto la conferenza dei capigruppo a rinviare di 24 ore l'approdo in aula del testo e il voto a dopo la sessione di bilancio. Ma il governo ha preferito rimandare a dicembre l'intero esame del testo. Determinante è stato il doppio stop giunto da via XX Settembre. In una nota dell'11 ottobre i tecnici del Mef hanno segnalato che in commissione «sono stati approvati numerosi emendamenti che determinano effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica». Esprimendo «parere contrario» a tutta una serie di modifiche tra cui spicca la creazione, all'articolo 5-bis, di un fondo per la valorizzazione del merito da 1,7 miliardi di euro fino al 2016 e 48o milioni annui dal 2017 in poi. Con cui finanziare le 9mila chiamate di associati nei prossimi sei anni. Sulla copertura indicata nella norma, e cioè il fondo di Palazzo Chigi per gli interventi strutturali di politica economica, viene fatto presente che le risorse «sono interamente destinate all'attuazione della manovra di bilancio relativa all'anno 2011». Rilievi cui si sono aggiunti quelli formulati l'indomani dalla ragioneria generale che ha invocato «un'apposita relazione tecnica intesa a dimostrare la congruità degli oneri indicati». Rilevando come anche l'altra novità contenuta all'articolo 5-bis - e cioè il riconoscimento economico per i giovani docenti e ricercatori penalizzati dal blocco degli scatti di anzianità contenuto nella manovra estiva - comporti problemi di copertura visto che tale onere «non è stato determinato con carattere di spesa permanente». Dinanzi a un quadro del genere neanche ieri la commissione Bilancio di Montecitorio ha potuto esprimere il suo parere sul ddl e ha rinviato a oggi la sua decisione. Che a questo punto non ci sarà. Dopo un vertice di maggioranza alla Camera cui hanno partecipato i ministri Gelmini e Tremonti il governo ha deciso di rinviare a dopo l'approvazione della legge di stabilità la chiusura della discussione in commissione Cultura, dove l'esame dell'articolato è terminato giovedì scorso ma resta da votare il mandato alla relatrice Paola Frassinetti (Pdl). Superando, di fatto, la nuova calendarizzazione che la conferenza dei capigruppo aveva deciso un paio d'ore prima rinviando da domani a dopodomani l'approdo del testo in aula e al termine della sessione di bilancio l'inizio delle votazioni. La speranza della Gelmini è che nel frattempo la legge di stabilità o il decreto milleproroghe contengano le risposte alla richiesta di risorse più volte inoltrate al ministro Tremonti. Come confermato in una nota dalla stessa protagonista: «Accolgo positivamente il fatto che il centrodestra ritenga l'università una priorità - ha dichiarato - Arrivati a questo punto, ha ragione la maggioranza quando chiede di legare e contestualizzare le riforme alle risorse». Ricordando che tocca al parlamento «approvarla e al ministero dell'Economia valutarne la copertura». Il sottosegretario a Palazzo Chigi Gianni Letta ha confermato l'impegno del governo sulle risorse ma lo scoglio non è così facile da superare. E ciò nonostante l'intervento del premier Silvio Berlusconi che in un incontro mattutino con Tremonti avrebbe ricordato come la riforma degli atenei sia uno dei punti prioritari del programma. Oltre alle risorse peri ricercatori c'è sempre il nodo degli 1,3 miliardi di tagli che il fondo per il finanziamento ordinario subirà nel 2011. Di questi, in base a un accordo raggiunto nei giorni scorsi, ne verrebbero recuperati circa 820 milioni. Anche se nel frattempo i rapporti tra i due ministri sarebbero diventati piuttosto tesi. Interrogato su com'è andato il vertice di ieri il finiano Fabio Granata ha confermato che Tremonti «ha capito che volevamo la copertura ma non ha detto "pagherò"». Almeno sui ricercatori, il massimo che il Tesoro potrebbe concedere sembra un fondo a esaurimento con cui far partire i primi concorsi nel 2011. E poi si vedrà. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, assicura: "Faremo tutto il possibile". "Per l'università faremo come per gli ammortizzatori sociali - dichiara Tremonti in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il via libera alla legge di stabilità - e cioè metteremo il massimo dei soldi possibili. E' un impegno che abbiamo preso già 15 giorni fa. Sappiamo quanto significano queste voci, però si può fare con lo strumento tecnico disponibile, una legge economica di bilancio". "I soldi ci sono, alla fine si troveranno" aggiunge Umberto Bossi che, sottolinea la "massima fiducia in Tremonti". Intanto, sul fronte parlamentare, la discussione sul ddl in Commissione Bilancio alla Camera è stata rinviata "a dopo la sessione di bilancio". Inizialmente in calendario per oggi, il parere sulla riforma Gelmini è stato spostato a "metà novembre". "Prima di dare un parere su questa riforma - spiega il commissario Remigio Ceroni (Pdl) - bisogna verificare la compatibilità del bilancio con le richieste di tutti i ministeri, tra cui questa del ministro Gelmini. La volontà del governo di salvaguardare i ricercatori rimane, ma occorrono tempi più lunghi per esaminare la copertura finanziaria di tutte le richieste". (Il Sole 24 Ore, La Repubblica, 14-10-2010) |