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SALVARE L’UNIVERSITÀ ITALIANA. Oltre i miti e i tabù PDF Stampa E-mail

Autori: G. Capano, M. Regini, M. Turri. Ed. Il Mulino 2017.
Il dibattito sull'università italiana sta finalmente uscendo dai confini angusti degli addetti ai lavori e dalle polemiche annose, grazie anche a recenti e corpose indagini empiriche. Spesso però le interpretazioni che ne derivano si limitano a riproporre antichi stereotipi, contrapponendo le colpe dei governi a quelle delle università o delle corporazioni accademiche. Nell'affrontare la crisi dell'università italiana e del suo ruolo culturale, economico e civile, gli autori contestano miti e tabù e, attraverso una discussione chiara delle molteplici cause, prospettano alcuni scenari alternativi, indicando possibili linee di intervento per arrestare il declino. (F: presentazione dell'editore)
In "Salvare l'università italiana" di Turri, Regini e Capano: "gli atenei piccoli, per definizione, non sono capaci quanto gli atenei medio - grandi di svolgere attività di ricerca d'eccellenza, tantomeno in diverse aree scientifiche. Ne segue che dovrebbero abbandonare del tutto l'idea, piuttosto che 'suicidarsi' nello svolgere ricerca in discipline nelle quali non sono competenti". Riprendendo un passaggio del libro: "...il ministero potrebbe decidere di concedere l'accreditamento quali scuole di dottorato a non più di n sedi per ciascuna area disciplinare [...] gli atenei piccoli in cui una concentrazione elevata di ottimi ricercatori in diverse aree scientifiche non è plausibile, sarebbero spinti a scegliere una strada fra le due sole ragionevoli: specializzarsi in una - due aree scientifiche al massimo (nel caso della ricerca) oppure puntare tutto sulla formazione valorizzando servizi di supporto alla didattica e percorsi più fortemente capaci di garantire un inserimento nel mercato del lavoro". (F: Citazione da Roars)