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CLASSIFICA CENSIS DEGLI ATENEI 2020-21. TROPPA IMPORTANZA ALL’OCCUPABILITÀ POST LAUREA PDF Stampa E-mail

La classifica Censis (v. nota precedente) si basa sull'offerta di servizi: borse di studio, strutture, servizi digitali, internazionalizzazione. Mette sullo stesso piano le strutture disponibili, e, in sostanza, "come è fatto il sito web". Cose la cui "importanza" ha ... diversi ordini di grandezza di differenza! Nulla inoltre (non sarebbe questa una cosa da dover conoscere?) riferisce sulla qualità dei professori. Dà grande importanza, invece, all'occupabilità: cioè alla percentuale di laureati che ad un anno dalla laurea ha trovato occupazione. L'occupabilità è nota a chi si interessa di fondi universitari: nelle assegnazioni agli atenei si usa da anni, e per come viene utilizzata si è trasformata in una sorta di regionalismo differenziato in ambito universitario, così argomenta l'estensore dell'articolo Laccetti. Le classifiche che usa il MIUR per i fondi sono stilate dall'agenzia ANVUR in modo da penalizzare chi è nelle ultime posizioni, e premiare chi è in testa. Indovinate? Ai primi posti gli Atenei del Nord, agli ultimi posti quelli del Mezzogiorno. "Avrete più soldi se ... migliorerete". E come si fa, senza soldi? Più soldi, migliore classifica, ancora più soldi. E così via, anno dopo anno.
Ma poi, l'occupabilità misura davvero la qualità della didattica e della ricerca o la preparazione degli studenti? Questo aspetto non sembra proprio interessare gli estensori della classifica Censis. E' evidente invece di come l'occupabilità sia legata in modo diretto alla qualità del tessuto economico-produttivo-sociale del territorio in cui ha sede l'Ateneo, perché è questo che garantisce maggiori possibilità di lavoro. (F: G. Laccetti, Roars 30.07.20)