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SCUOLA E DIDATTICA A DISTANZA: UNA RIFLESSIONE PDF Stampa E-mail

Nella sola dimensione del virtuale nessuna scuola è davvero possibile. Una dimensione che, nel presente e nel futuro, non può che riprodurne faticosamente un inefficace simulacro, costituendosi, all'interno della relazione educativa, come un'inauspicabile eccezione, una torsione pedagogica epocale. Se il lavoro dei docenti dovesse essere definitivamente incastonato nella cornice giuridica del lavoro agile allora avremmo compiuto l'ultimo passo verso l'aziendalizzazione non solo della scuola ma della stessa relazione educativa che sostanzia ogni attività d'insegnamento e apprendimento. Una didattica a distanza ordinaria e normata come smart working, di cui in questi giorni difficilissimi e straordinari i "piazzisti dell'istruzione" vaticinano le meraviglie progressive costruendosi proficue rendite di posizione, se concepita come più produttiva e competitiva, dunque preferibile a quella in presenza, e resa interscambiabile e fungibile, diventerebbe esclusivamente funzionale al suo prodotto, magari misurato da un Invalsi sempre più computer based, finalmente senza le fastidiose scorie emotive e affettive del nostro imperfetto e soggettivo sentire, lavorare, imparare, vivere. Ma avverrebbe con effetti professionali e antropologici devastanti. Perché chiuderebbe davvero e in modo definitivo il circolo vizioso - 'competenze' - 'apprendimento' - 'tecnologia digitale' - nella dimensione univoca e alienante del 'capitale umano'. (F: A. Angelucci, Roars 11.04.20)