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RECLUTAMENTO DEGLI INSEGNANTI. LA SOLITA SANATORIA PER NON ABILITATI PDF Stampa E-mail

Gli altri Paesi europei (Inghilterra, Spagna, Germania, per citarne alcuni) hanno un sistema abilitante stabile e definito, in cui ogni anno sono banditi corsi post lauream di durata semestrale o annuale nei quali si seguono lezioni di psicologia, didattica e pedagogia. Questi percorsi sono selettivi in itinere e quindi in uscita. Al termine, gli abilitati svolgono un anno di prova in una scuola per ottenere il ruolo: concluso anche questo anno, il loro operato è giudicato da una commissione e ricevono un'ulteriore valutazione (con relativo punteggio che contempla anche la bocciatura) tramite una lezione simulata. Questi Paesi si trovano così con insegnanti davvero formati, che hanno seguito un percorso preciso, sempre uguale per tutti, e un'esperienza didattica guidata. Insegnanti abili e abilitati prima di entrare in classe, e non dopo avervi trascorso anni. Professionisti che non sono giudicati idonei a insegnare in base alla "stagionatura" del proprio precariato (24, 36, 48 mesi...) o alla capacità (e fortuna) di rispondere in maniera "esatta" (come diceva Mike Bongiorno) a dei quiz (in un Paese normale, specie se vige il valore legale del titolo di studio, le nozioni sulle materie si immagina siano certificate dal possesso della Laurea).
In questo scenario, come se non bastasse, ogni triennio masse di persone continuano ad essere immesse, senza alcun discrimine, in quell'ammortizzatore sociale (tanto deprecato ma quanto comodo!) che è la terza fascia degli Istituti scolastici. E sono proprio questi docenti, non abilitati e inesperti, a reggere in effetti il sistema, mentre "maturano" esperienza "sul campo", ovvero sperimentando sugli studenti, equiparati di fatto a mere cavie. Bisognerebbe smettere di operare in questo modo e sarebbe, viceversa, il caso di guardare all'estero non solo per salutare i cervelli in fuga e per importare format televisivi, ma anche per recepire sistemi formativi e di reclutamento evidentemente più efficaci del nostro. (F: M. Della Corte, scuolainforma.it 14.12.19)

 

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