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GLI ORDINI PROFESSIONALI E LA RAPPRESENTANZA USURPATA PDF Stampa E-mail

L'Ordine è un Ente Pubblico al quale tutti i professionisti che vogliono esercitare la professione sono obbligati ad iscriversi, e l'obbligatorietà dell'iscrizione è la negazione di un fondamento democratico della rappresentanza, ovvero la volontarietà di adesione.
Nessun Ordine ha quindi la rappresentanza dei propri iscritti proprio perché l'iscrizione è obbligatoria e non volontaria, così come, ad esempio, la Camera di Commercio non ha, né può avere la rappresentanza dei commercianti, degli industriali, delle imprese, degli artigiani o degli agricoltori che competono invece alle sole associazioni di categoria.
Ne consegue che gli Ordini professionali, ai quali sono peraltro iscritti anche i professori universitari, i dipendenti pubblici o privati, e persino i colleghi che non esercitano la libera professione, e meno che mai la RTP (Rete delle Professioni Tecniche) o la Fondazione Inarcassa, per gli stessi motivi, non possono e non devono svolgere ruoli di rappresentanza né attività sindacali.
Per tali ragioni non è più rinviabile una seria riforma del sistema ordinistico italiano, finalizzata ad un suo radicale cambiamento, che consenta finalmente agli architetti e agli ingegneri italiani di organizzarsi in libere associazioni (sul modello anglosassone), che siano gli unici soggetti legittimati a rappresentare le istanze degli associati che esercitano la professione ai tavoli di contrattazione o di concertazione con gli interlocutori politici ed istituzionali di vario livello. (F: G. Maussier, lavoripubblici.it 27.12.19)

 

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