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DOTTORANDI. UN SONDAGGIO DI NATURE LI TROVA INSODDISFATTI QUASI AL 40% PDF Stampa E-mail

"La salute mentale dei dottorandi necessita urgentemente di maggiore attenzione". Così titola l'ultimo editoriale di Nature, raccontando i risultati di un sondaggio condotto su 6.300 studenti di dottorato di tutto il mondo, proseguendo in maniera altrettanto netta: "l'ansia e la depressione negli studenti di dottorato sta peggiorando. La domanda che sorge spontanea è perché i PhD sono in ansia. Chi ha almeno un amico o un parente che lavora in accademia lo può facilmente intuire: la dinamica fagocitante del publish or perish, legata alla mobilità imposta (quasi il 40% degli intervistati studia fuori dal proprio paese di origine), che ci si sente in dovere di accettare di buon grado, con il sorriso, ma che nasconde un forte senso di precarietà per persone che sanno di non avere più vent'anni, e spesso nemmeno trenta. Il successo della carriera è il risultato di una serie di misurazioni che includono pubblicazioni, citazioni, finanziamenti, contributi a conferenze e se la propria attività di ricerca ha un impatto positivo sulle persone, sull'economia o sull'ambiente. Un altro problema importante – scrive Nature – è lo specchietto per le allodole rappresentato dall'idea di essere davvero liberi nella propria attività di ricerca accademica. "Possono sorgere problemi quando l'autonomia in tali questioni viene ridotta o viene addirittura meno, il che è ciò che accade quando gli obiettivi di finanziamento, impatto e pubblicazioni diventano parte dei sistemi di monitoraggio e valutazione formali delle università". Quasi il 40% degli intervistati ha dichiarato che il dottorato non ha soddisfatto le loro aspettative originali, e solo il 10% ha dichiarato che gli anni trascorsi hanno superato le loro aspettative, un netto calo rispetto al 2017, quando questi ultimi erano il 23% degli intervistati. Quasi il 40% degli intervistati ha dichiarato di non essere soddisfatto del proprio equilibrio tra lavoro e vita privata; il 76% dei PhD lavora più di 41 ore settimanali, cioè più di 8 ore al giorno, il 25% anche più di 12 ore. (F: C. Da Rold, IlSole24Ore, 18.11.19)

 

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