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CRISI DEI MEDICI. UNA PARTE IMPORTANTE DEI MEDICI ITALIANI STA ANDANDO IN PENSIONE E LA CATENA DI FORMAZIONE NON RIESCE A SOSTITUIRLI CON GIOVANI LEVE PDF Stampa E-mail

Assistenza gratuita garantita, fruizione di servizi e alta preparazione professionale dei medici sono il connubio perfetto di questa macchina sanitaria complessivamente ben oliata (fanno eccezione evidenti disparità Nord-Sud). Macchina che rischia però di perdere una parte fondamentale dei suoi ingranaggi: ovvero i camici bianchi. La crisi che ha fatto scattare l'allarme è facilmente riassumibile: una fetta importante dei medici italiani sta andando in pensione e la catena di formazione non riesce a sostituirli con giovani leve. Mancano medici, in altre parole. E secondo le proiezioni dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane (calcolate sui dati del MIUR e del Ministero della Salute) dei 56 mila medici che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) perderà nei prossimi 15 anni saranno sostituiti solo il 75%, cioè 42 mila. Nell'ipotesi infatti che nel prossimo anno accademico 2019/2020 siano immatricolati 10 mila studenti, si può prevedere che di questi circa 8 mila e 700 saranno laureati tra 6 anni, e in circa 10 anni quindi in Italia ci saranno circa 49 mila nuovi laureati in medicina e chirurgia, 42 mila dei quali dunque saranno specializzati. Il numero programmato nelle università deriva da un calcolo ponderato - sulla base del numero dei docenti, delle aule, dei laboratori e delle attrezzature disponibili - in grado di produrre un'iniezione nel mercato di circa 10 mila dottori neolaureati. Ai quali per esercitare serve tuttavia una specializzazione, in seno agli stessi ospedali "universitari" che al momento contano quasi 7 mila borse disponibili. La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri stima che ogni anno sono 1500 i medici che vanno a specializzarsi all'estero, traducibili anche come 225 milioni di euro di formazione spesi dall'Italia, in quella che si potrebbe chiamare la nuova "fuga dei camici bianchi". Non basta aprire le porte a tutti i 65 mila che ogni anno in media sostengono il test di Medicina. La soluzione è un pacchetto d'interventi che aumenti i posti per il corso di specializzazione in Medicina Generale, contrattualizzi gli specializzandi dell'ultimo anno, liberi altri fondi e soprattutto recuperi quelli persi con le borse abbandonate. Se vengono abbandonate delle borse, piuttosto che re-finanziare la formazione lo Stato preferisce far cassa. È in questo modo che dall'anno 2000 all'ultimo triennio "recuperato" del 2010-2013, lo Stato ha risparmiato 75 milioni di euro che hanno di fatto de-finanziato le borse di studio per altrettanti milioni di euro. (Fonte: linkiesta 10-06-19)