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IL CUN CHIEDE AL MINISTRO BUSSETTI DI RIVEDERE LA NORME CHE LEGANO GLI AUMENTI DEL FABBISOGNO AL PIL PDF Stampa E-mail

Una delle misure di rilancio dell'università di cui si vanta il governo è l'aumento del turnover oltre i limite del cento per cento previsto dalla legge di Bilancio 2019. Finalmente da quest'anno le università con i conti a posto potranno tornare ad assumere più professori e ricercatori di quelli che vanno in pensione. Ma nella stessa legge di Bilancio in cui il governo libera finalmente gli atenei da ogni vincolo nelle assunzioni è contenuta una norma che lega loro le mani con un nuovo laccio invisibile. Quale? Quello del calcolo del cosiddetto fabbisogno finanziario.
A lanciare l'allarme è stato il CUN, che in una mozione indirizzata al ministro Bussetti, al vice ministro Fioramonti, ai capi di gabinetto Valditara e Chinè, sottolinea come nella finanziaria licenziata a dicembre dal Parlamento si vincolino gli atenei a nuove norme di sostenibilità ancor più severe di quelle precedenti. Mentre finora il fabbisogno degli atenei era calcolato sulla base di quello dell'anno prima più il 3%, per il periodo dal 2019 al 2025 le università statali avranno diritto a un incremento massimo pari al tasso di crescita reale del Pil nel DEF. «Il sistema potrebbe anche funzionare se crescessimo di diversi punti percentuali – commenta il relatore del documento CUN -, ma con tassi di crescita come quelli attuali, che al netto dell'inflazione superano di poco lo zero virgola, non riusciamo neanche a coprire gli aumenti degli stipendi se si ipotizza di utilizzare tutto il turnover concesso dal Ministero».
Vincolare gli aumenti del fabbisogno universitario alla crescita del Pil in un momento di contrazione drammatico come quello attuale significa mettere agli atenei un cappio al collo della spesa corrente. Un risultato aggravato dal fatto che, già adesso, ma ancor di più nei prossimi anni, sul bilancio degli atenei si faranno sentire gli effetti finanziari dello sblocco degli stipendi (che d'ora in poi saranno soggetti ad adeguamento Istat), degli scatti ogni due anni anziché tre, dei piani straordinari di reclutamento dei ricercatori e dei cosiddetti Dipartimenti di Eccellenza. (Fonte: O. Riva, CorSera 30-04-19)