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IL DIRITTO ALLO STUDIO NELLA NOSTRA UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Il sistema universitario italiano continua a "produrre" laureati con livelli di competenza e preparazione paragonabili a quelli di qualsiasi altro Paese industrializzato. Nonostante disponga di risorse sensibilmente inferiori, per effetto del disinvestimento pubblico attuato dai governi di ogni colore politico dell'ultimo decennio. Si sceglie l'università per avere migliori opportunità di ingresso nel mondo del lavoro. E le opportunità crescono per gli studenti che possono permettersi di allontanarsi dalla propria residenza per frequentare i migliori atenei. Chi, non avendo questa possibilità, completa gli studi nella città di origine, in molti casi avrà minori opportunità. Una "sfortuna" dalle conseguenze limitate quando si nasce nel centro dinamico del Paese, una barriera all'ingresso nel mondo delle opportunità pressoché insuperabile quando i luoghi di origine appartengono alla periferia culturale ed economica.
Un giusto disegno dell'università italiana deve tenere in massima considerazione le potenzialità redistributive del sistema formativo. Soprattutto in un Paese come il nostro, dove, come risulta dai recenti rapporti di AlmaDiploma e AlmaLaurea, scuola e università hanno perso il ruolo di ascensore sociale svolto nei "gloriosi trenta". A tal fine bisogna prediligere un modello di formazione universitaria in grado di garantire a tutti gli studenti pari dignità in termini di qualità della docenza e delle strutture, servizi alla didattica, diritto allo studio, servizi di placement. Meno risorse, finora, hanno significato: rette elevate (secondo l'Ocse tra le più alte subito dopo UK e Olanda), meno borse di studio (solo il 12% degli studenti beneficia di una borsa di studio, in Francia circa il 25%, in Germania il 30%), meno servizi agli studenti e un progressivo deterioramento dell'offerta formativa complessiva, che andrebbe, comunque, in alcuni casi razionalizzata. Stando così le cose, è di tutta evidenza che senza risorse aggiuntive non si potranno più garantire i livelli minimi di servizi per gli studenti e aumenteranno le disparità. È perciò auspicabile un intervento straordinario del governo che punti ad incrementare sensibilmente la dotazione finanziaria dell'università italiana. Si tratta di un dovere della politica. (Fonte; C. Petraglia, G. Vecchione, Il Mulino 11-09-18)