Home 2010 20 Luglio Quali sono le migliori facoltà universitarie?
Quali sono le migliori facoltà universitarie? PDF Stampa E-mail
Quali sono le migliori facoltà universitarie? E quelle che offrono maggiori possibilità di sbocchi lavorativi? Quasi tutti gli studenti dell'ultimo anno delle medie superiori e le loro famiglie si pongono questo fondamentale problema. Che non è, va detto subito, di facile soluzione. Non esiste, ad esempio alcun "rating" pubblico delle facoltà, e le uniche rilevazioni di questo tipo riguardano l'attività di ricerca. Ma i giovani non sono tanto interessati a dove si fa più ricerca bensì a dove si studia meglio e più proficuamente. Per questo tipo di giudizio bisogna ricorrere a indagini fatte dai privati. La più importante è quella realizzata da Censis Servizi insieme a Somedia per Repubblica. Ogni anno, in estate, viene pubblicatala "Grande Guida Università". La prossima edizione sarà l'undicesima, e quindi ha già un buon background, utile per migliorare la messa a punto dei parametri presi in considerazione, che vanno affinati continuamente. Intanto c'è da dire che la Guida di Repubblica prende soprattutto in esame le singole facoltà, che sono quelle che interessano. Il giudizio sugli Atenei si trova ma è limitato ai servizi che vi si trovano (ristorazione, accoglienza dei fuori sede, ecc.) e non implica un giudizio complessivo sull'Università. Giudizi invece più motivati, sulla base di quattro parametri, si trovano sulle singole facoltà. Le quali vengono giudicate secondo la "produttività", la "didattica", la "ricerca" e i "rapporti internazionali": A ciascuno di questi fattori viene attribuito un punteggio che dà luogo anche a un voto globale. Ognuno di questi parametri è distinto in vari sub-indici. Si tratta di fatti oggettivi che danno un quadro analitico e sintetico delle varie facoltà sparse per la penisola. Le facoltà che hanno un punteggio più alto dovrebbero quindi essere le migliori. Anche se è possibile preferire alcune facoltà con specifico riferimento a uno solo dei sub-indici. Facciamo un esempio: una facoltà di Economia può avere un rating complessivamente più basso di un'altra ma avere un'eccellenza nei "rapporti con l'estero", a cui alcuni studenti possono attribuire un'importanza maggiore. Stabilito quindi con un certo grado di approssimazione quali possono essere le migliori facoltà materia per materia a livello nazionale, ognuno farà i suoi conti considerando anche il "fattore vicinanza" che nella maggior parte dei casi svolge una funziona decisiva. La seconda parte della ricerca di uno studente riguarda la facilità con cui troverà o meno lavoro successivamente agli studi universitari, partendo dal presupposto che ciò dipende in grande misura proprio dalla facoltà scelta. Per questo tipo di analisi ci viene incontro la ricerca di un'altra entità, AlmaLaurea, che è un consorzio fra le principali (ma non tutte) le università italiane. Alma Laurea elabora la percentuale di laureati che trova lavoro a un anno' e a cinque anni dall'addottoramento. Le due statistiche sono alquanto diverse. Entro il primo anno trovano lavoro soprattutto i laureati in Medicina (81,5 per cento), Design e Arti (79,9), Ingegneria (70,6). Nella scala bassa si trovano: Conservazione dei beni culturali (37,6 per cento), Farmacia (28,6 per cento), Scienze matematiche, fisiche e naturali (40,2). A cinque anni, però, la situazione è molto più omogenea, anche se permangono alcune differenze. Si va dal 70-71 per cento di occupati di Lettere e Filosofia, Conservazione dei beni culturali, Scienze matematiche, fisiche e naturali al 93 di Ingegneria, al 90 di Sociologia e Farmacia. Tutte le altre facoltà oscillano più o meno tra l'81 e l'89 per cento. Quindi, come si vede, molte differenza del primo anno vengono annullate. Anche se è vero che non si sa molto della "qualità" dell'impiego, nonostante AlmaLaurea tenti in alcune sue tavole di dare conto anche di questo aspetto. Come si può ben comprendere, tutte le analisi sull'occupazione ci dicono quello che è accaduto nel recente passato, ma nessuno ci può assicurare che il futuro abbia le stesse caratteristiche. “Nessuno è in grado di prefigurare le condizioni del mercato nel prossimo futuro”, dice il direttore di Alma Laurea, Andrea Cammelli. “Quindi rimane importante scegliere il percorso di studio in base alle proprie propensioni, investendoci con passione tutta la propria capacità, senza tentennamenti, per "imparare ad apprendere: funzione essenziale vista la sempre più rapida obsolescenza delle conoscenze. Le statistiche occupazionali servono per leggere le tendenze attuali: certo la crisi ha fatto lievitare disoccupazione e scoraggiamento tanto più consistenti nel Mezzogiorno e fra le donne, e ha colpito soprattutto i più giovani”. (A. Bonafede, La Repubblica 21-06-2010)