Home 2018 3 settembre IN EVIDENZA LA VERA VALUTAZIONE DELLA RICERCA
LA VERA VALUTAZIONE DELLA RICERCA PDF Stampa E-mail

Una vera valutazione non si può fare sulle cose intellettuali di livello molto alto. Tanto meno se a scopo comparativo e premiale, perché anteporre la buona ricerca di uno alla buona ricerca di un altro senza motivi seri è osceno non solo intellettualmente, ma anche moralmente. Quindi, sui livelli molto alti come lo è la ricerca di punta che praticano gli universitari, semplicemente non si deve fare. Se si fa qualcosa di simile a quello che si fa adesso, chiamarla "lotteria universitaria" o "capriccio del ministero" non si discosterebbe dal vero molto più che "valutazione della qualità della ricerca". Invece di spendere enormi energie di tutti (perché, dimenticavo di dirlo, l'intero procedimento è una mostruosa e patetica farragine che tiene tutti in scacco senza sosta con mille squallidi adempimenti) in questa screditatissima messa in scena, i ricercatori di livello universitario che hanno una produzione decente vanno semplicemente finanziati e lasciati lavorare. La maggior parte di loro produrrà migliore scienza così, perché non ne mancano gli incentivi (di carriera, di soddisfazione intellettuale e personale, di riconoscimenti almeno fra gli addetti ai lavori). Non per nulla, dalle origini della civiltà fino a pochi anni fa, tutta la scienza che si è fatta si è fatta proprio in queste condizioni. Oltre a questo, per indirizzare la ricerca verso alcuni campi ritenuti strategici, si devono finanziare specifici progetti, naturalmente garantendosi che il livello qualitativo sia al di sopra di una certa soglia. La valutazione su base essenzialmente quantitativa, cioè quella che si fa adesso, deve essere applicata solo ai livelli più bassi della compagine scientifica, stabilendo dei minimi sotto cui il ricercatore non può andare, e deve avere la funzione di impedire la completa improduttività. Su chi per qualsiasi motivo sarebbe portato a non produrre quasi niente per periodi davvero troppo lunghi, dei vincoli sul numero minimo di prodotti e sul tipo di sedi di pubblicazione possono avere il vantaggio di spingere a produrre almeno alcuni lavori su riviste che garantiscano la presentabilità; e questo è sicuramente per il meglio. Si dovranno anche premiare in modo speciale alcune eccellenze conclamate, consacrate dalla comunità scientifica internazionale. Insomma, il bastone e la carota per il 5-10% più pigro e per il 5-10% più bravo; ma quello che ciclisticamente sarebbe il "gruppo", va trattato tutto nella stessa maniera. Questo perché la libertà della ricerca è più importante della quantità. E al tempo stesso è il massimo fattore che ne produce la qualità. (Fonte: E. L. Vallauri, temi.repubblica.it/micromega-online 05-06-18)