Home 2018 15 maggio LIBRI. RAPPORTI. SAGGI UNIVERSITALY. LA CULTURA IN SCATOLA
UNIVERSITALY. LA CULTURA IN SCATOLA PDF Stampa E-mail

Autore: Federico Bertoni. Laterza, Bari, 2016, 150 pagg.
Al trasversale e animato dibattito sul destino dell'università e sui cambiamenti che, ormai da diverso tempo, la interessano, partecipa anche F. Bertoni, professore di Teoria della letteratura presso l'Università di Bologna, con il suo libro "Universitaly. La cultura in scatola", definito dal suo Autore «un racconto, un saggio di critica culturale e un testardo gesto d'amore» per il sapere e per la stessa università, oggi ridotta a «uno straordinario concentrato di stupidità». Una constatazione inequivocabilmente amara, gravata dal peso della «piena complicità del corpo docente», ma da cui non nasce il rimpianto per una passata condizione, come Bertoni sottolinea a più riprese. Poste tali premesse, l'Autore si propone di individuare le ragioni alla base di «un fallimento collettivo» e di guardare alle cose dall'interno, con l'intenzione di mettersi in gioco «personalmente», così riuscendo a far fare esperienza al lettore di quella che è, oggi, «la giornata di un professore». (Fonte: A. D'Ascanio, http://rivista.scuolaiad.it 11-2016)
L'università di Bertoni mi sembra presa in uno scarto troppo ampio fra le assurde costrizioni e il lessico distorto della quotidianità accademica nostrana e le logiche globali del mercatismo (che, come ha avvertito uno dei maggiori storici dell'università in età contemporanea, Robert Anderson, ha poco a che fare con il liberalismo: nel XIX secolo, l'età d'oro del capitalismo laissez-faire, nessuno sostenne che le università dovessero essere rette come imprese commerciali); eppure scelte diverse rispetto a quelle compiute in Italia, negli anni della crisi, si sono rivelate praticabili, nello spazio specifico della politica. Un'ultima considerazione, fra le molte possibili, riguarda una sospensione di giudizio, sul punto chiave della valutazione. Con tutti i possibili rilievi, tecnici e di merito, che possono essere mossi alle opache e discutibilissime procedure adottate in Italia – se mi si passa la semplificazione polemica, sembra a volte che lo scopo ultimo sia quello di graduare senza valutare, valendosi di criteri estrinseci e formali, in modo assolutamente contrario ad ogni buona prassi scientifica –, io non sono così persuaso, come pare essere Bertoni, del fatto che, di fronte a una cattiva valutazione, sarebbe preferibile farne a meno del tutto. (Fonte: M. Moretti, Roars 14-04-18)