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DUE VISIONI DELL’ACCADEMIA PDF Stampa E-mail

Si è aperta una querelle che riguarda i modi per sciogliere i vincoli che legano le nostre università a un diktat centralistico, espresso dal potere politico. Sul fatto che l'università dovrebbe rifiutare che graduatorie di merito e concorsi siano pilotati dall'alto da una burocrazia paraministeriale, cioè da un agente politico esterno alla comunità scientifica e ai soggetti che costituiscono il sapere, c'è pieno accordo. Il disaccordo nasce sul "come", cioè sui modi per condurre in concreto una simile battaglia.
La querelle si è per adesso aperta tra la proposta avanzata da Roberto Defez (del Comitato nazionale della ricerca) e la controproposta firmata da Massimo Cacciari (sulle pagine di Repubblica). Il membro del Cnr ipotizza la costruzione di una cittadella della scienza, una casa dei saggi che dovrebbero sburocratizzare le regole e stabilire dall'interno del mondo accademico le forme più adeguate per selezionare i docenti e valutare le loro attività didattiche e di ricerca, nell'intento — par di capire — di una generale moralizzazione della vita accademica italiana, alquanto malata e periodicamente squassata da situazioni poco virtuose e dunque assai poco consone alle esigenze di un sapere degno di questo nome.
Da parte sua, Cacciari vede in questo remake della Casa di Salomone, se mai potesse realizzarsi, un ulteriore verticismo, la costruzione di un altro "sopra" in cui starebbero i cosiddetti "migliori" (e chi poi li sceglierebbe?) a esercitare una rinnovata "volontà di potenza" nei confronti dell'istituzione intera. E allora propone che si dia alle singole sedi universitarie il massimo di autonomia in modo che possano presentare agli studenti le loro specifiche offerte didattiche, e che gli studenti (liberati dal valore legale del titolo di studio) possano scegliere la sede che ritengono più congeniale.
Due visioni dell'accademia: una che premia i supposti saggi elevandoli a decisori, l'altra che guarda a cosa si fa veramente nelle università per riuscire a liberarne le energie autonome. (Fonte: P. A. Rovatti, Il Piccolo 02-03-18)