Home 2018 27 febbraio LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA-OCCUPAZIONE CHE COSA DEVONO SAPERE I NOSTRI LAUREATI QUANDO ESCONO DALL’UNIVERSITÀ
CHE COSA DEVONO SAPERE I NOSTRI LAUREATI QUANDO ESCONO DALL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Secondo una mentalità meccanica e semplicistica, l'università non preparerebbe al lavoro perché non produce individui bell'e pronti, già impiegabili in una precisa posizione – miracolosamente indovinata fra le migliaia possibili. Cioè, individui che per un'altra posizione sarebbero inadeguati. In realtà non è di questo che c'è bisogno; ma nell'attuale lungo periodo di crisi economica questa sommaria accusa è servita molto bene a scaricare sul sistema dell'istruzione buona parte delle responsabilità che in realtà sono del mondo aziendale. Per ovvi motivi, la varietà dei compiti nel mondo del lavoro è tale, che chi pretendesse una preparazione specifica per il compito che gli toccherà dovrebbe indovinare in che stanza di che azienda lavorerà. Salvo che poi dopo un anno e mezzo verrà spostato ad altro incarico, e dovrà dedicare qualche mese a imparare quello. Anche per questo, ciò che l'università deve garantire non sono ometti e donnine che sappiano già svolgere uno o l'altro singolo incarico; ma persone che, avendo acquisito conoscenze generali nel settore che gli interessa, abbiano anche acquisito la capacità di imparare le cose – in larga parte imprevedibili – che gli serviranno in futuro. Questo significa che le persone devono uscire dall'università sapendo (1) che cosa vuol dire approfondire un problema quanto serve, senza accontentarsi di soluzioni approssimative; e (2) come andare a cercare le informazioni quando gliene servono di nuove che ancora non conoscono. I nostri laureati, che escono da un sistema universitario costretto a lavorare con risorse pari alla metà o a un terzo dei paesi concorrenti, trovano lavoro proprio in quei paesi dove le università sono finanziate il doppio o il triplo che da noi. Se non riescono a impiegarsi altrettanto facilmente in Italia la colpa, palesemente, non è dell'università italiana. (Fonte: E. Lombardi Vallauri, temi.repubblica.it/micromega-online 10-01-18)