Home 2018 23 gennaio VARIE SULLA RELAZIONE DI CAUSA-EFFETTO TRA ISTRUZIONE E LAVORO
SULLA RELAZIONE DI CAUSA-EFFETTO TRA ISTRUZIONE E LAVORO PDF Stampa E-mail

La politica europea (e quella del nostro paese) continua, con atteggiamento "difensivo", a riproporre ostinatamente una relazione di causa-effetto tra istruzione e lavoro, sulla scia di un percorso iniziato oramai da quasi 20 anni, che si sta rivelando fallimentare. Risultato: l'educazione continua a "rimpicciolirsi" e a "professionalizzarsi", nonostante si tenti di rivestirla di nuove tecnologie e metodologie didattiche o si "infonda" spirito di imprenditorialità sui suoi attori (dirigenti, insegnanti e oggi anche studenti) e l'occupazione, in particolar modo giovanile, non sembra giovarsene in alcun modo. Una particolare narrativa europea legittimata dalla mondializzazione, dall'urgenza della crisi, dall'esplosione delle nuove tecnologie di comunicazione, sembra imporre oggi in maniera "deterministica" l'idea che l'educazione degli individui sia uno strumento macro-economico di crescita e aumento della produttività prima di ogni altra cosa. Sebbene l'educazione debba indubbiamente confrontarsi con questioni inedite e controverse come l'interculturalità e l'inclusione, la trasformazione degli spazi sociali e delle modalità di accesso e produzione di contenuti, i nuovi modi di comunicare e entrare in relazione, essa non può essere semplicemente chiamata a rispondere e adattarsi a una nuova "organizzazione del mondo": deve poter contribuire a ridefinire e modificare la realtà esistente. Non è democratica una società in cui gli scopi educativi sono prestabiliti, monitorati e pacificamente catalogati in set di competenze da certificare. È democratica quella società in cui gli obiettivi dell'educazione sono oggetto di dibattito e di revisione costanti. (Fonte: R. Latempa, Roars 01-12-17)