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LAUREE PROFESSIONALIZZANTI DALLE UNIVERSITÀ E DIPLOMI DAGLI ITS PDF Stampa E-mail

Anche l'Italia avrà le lauree professionalizzanti, quei percorsi universitari triennali con almeno un terzo di ore dedicate a tirocini ed esperienze lavorative e di laboratorio, che dovrebbero avvicinare gli studenti (e anche gli Atenei) al mondo del lavoro. Si parte il primo ottobre 2018, i primi corsi saranno una dozzina con cinquanta studenti ciascuno. Un inizio lento e in salita, perché si tratta di una sperimentazione, ma almeno, per dirla con il rettore di Udine Alberto De Toni, «partiamo, altrimenti non arriveremo mai». Certo, almeno a queste condizioni e per ora, non servirà ad aumentare la percentuale di laureati, come ci chiedono Ocse e Unione europea, una percentuale che è ferma al 25 per cento dei giovani. Il decreto che istituiva le lauree professionalizzanti, parte del panorama universitario negli altri Paesi europei, da almeno vent'anni, era stato l'ultimo atto della ministra Giannini, il 12 dicembre del 2016. Ma al suo arrivo Fedeli aveva bloccato tutto e chiesto una cabina di regia per evitare che le nuove lauree «uccidessero» gli Its, quegli istituti tecnici superiori che ad oggi – con poco più di 10 mila diplomati l'anno – costituiscono l'unica forma di educazione post secondaria alternativa alla laurea tradizionale. Otto mesi di lavoro comune tra Its e Conferenza dei rettori hanno portato all'avvio del percorso: gli Atenei potranno istituire queste lauree per le professioni che sono regolate da ordini e dovranno con questi coordinarsi. Così gli Its continueranno a formare meccanici, tecnici ed esperti di officina super specializzati, mentre le università «sforneranno» super-periti industriali, chimici, esperti di agraria e agrotecnica, ma anche super-guide turistiche o esperti di cantieri e scavi archeologici. (Fonte: G. Fregonara, CorSera 02-12-17)