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DOTTORATO, POST-DOC E DOCENTI. LA SITUAZIONE NELL’INDAGINE ADI PDF Stampa E-mail

Dalla settima Indagine sul dottorato universitario e il post-doc, allestita dal 2010 dall'Associazione dei dottori di ricerca italiani (Adi) si apprende quanto segue. Il 49 per cento dei dottorati è bandito dai dipartimenti settentrionali, il 29 per cento al Centro, il 21 per cento al Sud. Nell'ultimo anno i "gratuiti" sono passati dal 23,8 per cento al 17,7. Il livello più basso dal 2010. Ovviamente, anche l'aliquota dei posti con borsa (1.200-1.400 euro) è il più alto (82,3 per cento) degli ultimi sette anni.
Sul fronte dei cosiddetti post-doc, che sono i laureati già nella fase successiva al dottorato, gli assegnisti di ricerca nell'università restano stabili: sono poco più di 13 mila e il loro assegno può essere replicato per sei anni. Il 58% sono al Nord, il 26 al Centro, il 20 al Sud. Solo il 9,2% degli assegnisti di ricerca potrà avere la possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato.
Nel 2017 il saldo complessivo del personale docente (ordinari, associati, ricercatori) è negativo: meno 922. Il piano straordinario per ricercatori di tipo B non è stato in grado di tamponare i pensionamenti. L'area più colpita dal calo di personale è quella medica, ingegneria industriale è l'unica in grado di mantenere un rapporto paritario tra pensionamenti e ingressi.
Alla presentazione dell'Indagine, alla Camera dei deputati, il capo dipartimento Università del ministero, Marco Mancini, ha rivelato che è in corso di revisione il decreto ministeriale 2013 che si occupa di dottorati. L'Adi ha ribadito due richieste: un finanziamento speciale ai dottorandi migrati e senza borsa e la detassazione di tutte le borse previste, in Italia e all'estero. (Fonte: C. Zunino, La Repubblica Scuola 06-12-17)