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UNA TRACIMANTE E ORMAI IRREFRENABILE “DERIVA INDICATORIA” HA PRESO POSSESSO DELL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Nel volgere di pochi anni le Università sono state travolte dalla logica degli indicatori; il concetto di indicatore ha a che fare con la misurazione di qualcosa. Ma non bisogna dimenticare che non tutto può essere ricondotto a fenomeni che possono essere misurati. In più esistono fenomeni che non solo non sono misurabili, ma non sono nemmeno osservabili, cionondimeno, appunto, esistono e svolgono ruoli fondamentali; gli indicatori sembrano avvolti da un alone di «oggettività». Ma non c'è bisogno di scomodare l'epistemologia del '900 per ricordare che non esiste fenomeno osservato senza un osservatore e non esiste una misurazione sulla quale non influisca il soggetto che misura ovvero il punto di osservazione; la scelta degli indicatori non è mai neutra. I risultati cambiano sensibilmente sulla base dell'indicatore scelto. La classifica delle Università italiane stilata dal Sole 24 ore ha una peculiarità: può essere "personalizzata". Collegandosi al sito ciascuno può "dosare" i diversi indicatori (ottenendo, di volta in volta, una classifica diversa); la scelta degli indicatori retroagisce sui comportamenti. Se si ricevono risorse maggiori quando gli studenti completano il corso di studio nei tempi previsti, può scattare qualche comportamento opportunistico. Se si considerano più importanti le pubblicazioni su riviste rispetto alle monografie si può arrivare a governare gli stili di riflessione di una intera branca del sapere; gli indicatori appartengono alla logica della misurazione quantitativa. Ma l'Università non produce unità di prodotto, ma qualcosa di molto più impalpabile e anche di molto più importante. Questa logica sta snaturando l'Università; la rincorsa al rispetto degli indicatori sta minando la stessa possibilità di produrre pensiero critico e innovativo: l'indicatore è lo standard, mentre l'innovazione è ciò che, per definizione, è fuori dallo standard; l'Università deve perseguire l'innovazione. Invece si assiste a un morbido adattamento a queste nuove logiche. (Fonte: G. Pascuzzi, Roars 26-09-17)