UN CIRCOLO VIZIOSO AL RIBASSO PER QUEL CHE RIGUARDA LA FORMAZIONE |
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La motivazione degli stravolgimenti in atto nelle politiche dell'istruzione è di formare personale che si possa rapidamente adeguare a un sistema produttivo a bassa intensità tecnologica, che a sua volta non richiede dal sistema formativo competenze qualificate, generando in tal mondo un circolo vizioso al ribasso per quel che riguarda la formazione: altro che economia della conoscenza! In questa situazione la spesa pubblica in ricerca e sviluppo è vista come uno spreco che va ridotto: esattamente quello che hanno fatto i governi nell'ultimo decennio. In questa maniera si è preferito puntare su un'economia basata sulla competitività del costo del lavoro piuttosto che puntare a una economia che guardi alla competitività tecnologica. Solo con un coordinamento tra politiche della formazione, di ricerca e sviluppo e politiche industriali volte a potenziare la presenza di settori tecnologicamente innovativi si potrà evitare all'Italia di andare incontro ad una emarginazione dal contesto competitivo internazionale, e dunque a una regressione economica ancora più marcata di quella cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Delle politiche, cioè, che invece di puntare a formare manodopera di basso livello formativo per lavori a basso costo, ripunti a formare quelle capacità di conoscenza che rappresentano l'unico potenziale di uno sviluppo solido, come ci insegnano non solo gli Stati Uniti e la Germania ma da qualche tempo anche la Cina che ha triplicato l'investimento in ricerca e sviluppo in un decennio. (Fonte: F. Sylos Labini, Roars 08-10-17)
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