Home 2017 25 settembre STUDENTI. DIRITTO ALLO STUDIO IN AUMENTO I TRASFERIMENTI ALL’ESTERO PER LO STUDIO
IN AUMENTO I TRASFERIMENTI ALL’ESTERO PER LO STUDIO PDF Stampa E-mail

Nel 2006 era il 6% degli universitari italiani a partire con l'Erasmus o con altri progetti europei per concedersi un periodo di studio all'estero. A dieci anni di distanza, il dato è salito all'8%. E per l'anno accademico 2017/2018 è previsto un aumento di oltre il 40% dei giovani in partenza per università in altri Paesi. Perlopiù, per ovvi motivi, a sfruttare l'opportunità sono quanti seguono corsi di ambito linguistico, che rappresentano il 22.2% del totale. Ma in seconda posizione, con il 16,3% , sono futuri medici e odontoiatri. E a questo numero va aggiunto un ulteriore 1,9% di chi studia per professioni sanitarie. Non una sorpresa. Ai primi posti tra le figure più richieste all'estero compaiono proprio infermieri e medici. Sul podio degli studenti in viaggio pure aspiranti architetti, con il 12,5%, e avvocati, con il 10,1%. D'altronde, a spingere molti ad abbandonare il Paese è proprio la prospettiva del lavoro. Una recente indagine dell'istituto Giuseppe Toniolo sulla mobilità per studio e lavoro, condotta in collaborazione con l'Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo su un campione di mille giovani tra 18 e 32 anni, ha rivelato che il 70% degli intervistati ritiene che l'Italia offra decisamente meno opportunità lavorative degli altri Paesi e il 61,1% si è detto pronto a trasferirsi all'estero. Chi può dunque si mette in viaggio il prima possibile, per garantirsi una formazione ad hoc per il mercato di destinazione ma spendibile ovunque, Italia inclusa. Secondo gli ultimi dati Unesco, sono quasi 57 mila - precisamente 56.712 - gli studenti italiani iscritti in atenei stranieri. Nel 2012, erano "solo" 47.998. Un importante balzo in avanti. E tra quanti decidono di lasciare l'Italia per studiare, la destinazione prediletta è proprio il Regno Unito, nelle cui università sono iscritti quasi diecimila connazionali. Al secondo posto, l'Austria, con poco più di ottomila casi. Poi la Francia, con quasi settemila. (Fonte: Il Messaggero 28-08-17)