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ARGOMENTAZIONI A FAVORE DEL NUMERO CHIUSO PDF Stampa E-mail

«... Da una parte non abbiamo un numero di docenti adeguati. E attenzione: se non li hai devi chiudere i corsi. Dall'altra, nelle facoltà umanistiche abbiamo i livelli più alti al mondo di abbandoni. Livelli che a volte superano il 40% degli iscritti. Il che è uno spreco pazzesco. E, devo dire, questo all'estero non succede. Tra l'altro, non si fa che ripetere che i corsi di laurea debbano essere più legati al mondo del lavoro. Ma forse, il numero di umanisti necessari al mondo del lavoro non è così alto. Per questo sarebbe il caso di discutere dei principi. In modo da evitare che poi arrivino responsi d'occasione su un caso o sull'altro». Per esempio? «Per esempio, il ministero non ci accredita i corsi se non ci sono abbastanza studenti. Però, ti dicono anche che non dovresti fare accessi programmati. E così, ti ritrovi in una condizione paradossale: in realtà puoi chiudere gli accessi soltanto se hai problemi fisici. Ma anche un'aula piena di centinaia e centinaia di studenti è possibile? A quel punto devi suddividere il corso, ma comunque devi avere un maggior numero di docenti. Non è che ci siano molte alternative. Insomma, un'università telematica potrebbe avere un numero infinito di iscritti. Va bene, se vogliamo intendere l'università come un... ». Un laureificio?
«Ecco, appunto... Ma ripeto, dobbiamo decidere quello che vogliamo. Perché ci sono parecchie altre possibilità in campo». La decimazione degli studenti? «Anche. C'è anche chi pensa un sistema in cui non esiste il fuori corso. Se dopo un anno sei in ritardo, sei fuori. Se a un esame sei bocciato due volte, sei fuori. Vogliamo questo? Io non credo. Ma è però evidente che l'università non può essere un parcheggio». C'è infatti chi propone una selezione durissima il primo anno.
«Certo, a medicina questo tema è ricorrente. Ma la verità è che comunque non abbiamo gli spazi né i docenti. Anche perché non si deve credere che la selezione non richieda un impegno importante. Non è che puoi pensare di fare i corsi via internet e poi fare una strage agli esami». (Fonte: Cristina Messa, rettore della Bicocca, Corsera Milano 03-09-17)