Home 2017 25 settembre SISTEMA UNIVERSITARIO UN PASSO SULLA VISIONE D'INSIEME CHE IL PIANO NAZIONALE ANTICORRUZIONE 2017 IN PUBBLICA CONSULTAZIONE RISERVA ALL'AUTONOMIA DELL'UNIVERSITÀ
UN PASSO SULLA VISIONE D'INSIEME CHE IL PIANO NAZIONALE ANTICORRUZIONE 2017 IN PUBBLICA CONSULTAZIONE RISERVA ALL'AUTONOMIA DELL'UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Dalla prevenzione della corruzione alla politica della ricerca (in corsivo i commenti di Roars)

A legislazione invariata potrebbe essere utile e opportuno ipotizzare una soluzione organizzativa che presieda alla formazione di un indirizzo strategico organico, coordinato centralmente, eventualmente posta all’interno della Presidenza del Consiglio [Qualsiasi centralizzazione, soprattutto a livello governativo, sarebbe deleteria per il settore. La pluralità delle fonti di finanziamento è la migliore garanzia di trasparenza, libera competizione e piena accessibilità. L’unica forma di coordinamento possibile potrebbe essere un soggetto terzo e indipendente, non certo governativo]. Siffatta cabina di regia politica dovrebbe comunque rispettare i capitoli destinati ai singoli Ministeri e le rispettive competenze, ma potrebbe avere compiti di indirizzo strategico sull’attività di ricerca del sistema Paese definendo, ad esempio, le principali destinazioni delle risorse pubbliche di finanziamento della ricerca in parte alla ricerca finalizzata e in parte alla ricerca curiosity driven. Si potrebbe valutare anche l’ipotesi che tale cabina di regia sia assistita, sul piano scientifico, da un board di elevato livello professionale che si avvalga di competenze internazionali. [Una cabina di regia siffatta non esiste in alcuna democrazia occidentale. Esistevano cose simili nei Paesi dell’ex-Unione Sovietica. Oggi permangono forse in Corea del Nord. In ogni caso questa proposta esula completamente dalle finalità del documento, trattandosi di politica della Ricerca e non di prevenzione della corruzione.]

[Non sequitur additivo: chi e cosa legittima questo documento a fornire orientamenti di sistema? Il punto si segnala con grande preoccupazione, poiché appare evidente da questa indicazione contenuta nel documento in esame, che ANAC, facendo sue queste indicazioni in un atto ufficiale, sta qui travalicando le funzioni che le sono proprie in base alla legge istitutiva. Si tratta, a ben vedere, del tentativo di riproporre nella sua essenza la scelta che la riforma costituzionale bocciata dai cittadini italiani, nel definire le competenze Stato-Regioni in materia di istruzione, tentava di immettere di soppiatto in quello che avrebbe potuto diventare il nuovo articolo 117 Cost., con un’addizione che avrebbe permesso di dare una base costituzionale al tentativo di svuotare di significato il valore dell'autonomia universitaria riconosciuta nell'art. 33 Cost. in capo ai singoli atenei, quale corpo intermedio necessario fra il ricercatore o lo studioso e lo Stato, per fungere da stanza di compensazione istituzionale autonoma e a composizione strutturalmente multidisciplinare rispetto ai desiderata della politica. Ricordiamo che la norma bocciata dal Referendum così recitava:

“Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: disposizioni generali e comuni sull’istruzione; ordinamento scolastico; ISTRUZIONE UNIVERSITARIA E PROGRAMMAZIONE STRATEGICA DELLA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA”.

Insomma, la Presidenza del Consiglio dei Ministri come soggetto che, secondo i suggerimenti privi di legittimazione funzionale resi da ANAC, deciderebbe come e dove allocare i fondi per la ricerca, bypassando gli atenei e i meccanismi di finanziamento che fanno sì che lo Stato decida come allocare i fondi di ricerca, ma avendo sempre come destinatari elettivi del finanziamento - ed è questo il punto - i singoli atenei. Del resto, che si sia già imboccata nei fatti questa strada per il tramite della legislazione ordinaria (ancorché "passata", nel modo che è ben noto, attraverso una legge di stabilità su cui il Parlamento ha potuto dire ben poco) lo dimostrano i Ludi dipartimentali e le Mancette premiali ai ricercatori e ai PA, meccanismi al cospetto dei quali i singoli atenei sono essenzialmente relegati al ruolo di passacarte, per attuare una premialità che fa leva su ANVUR e su scelte rimesse all'esecutivo (per esempio, la nomina della Commissione che è incaricata di individuare i 180 dipartimenti di eccellenza che saranno proclamati vincitori dei Ludi).

(Fonte: Red.ne Roars, Nicola Casagli e Giovanni Pascuzzi 12-09-17)