ANVUR NO, ANVUR SI. PIÙ NO CHE SI A UN CONVEGNO MILANESE SULLA VALUTAZIONE UNIVERSITARIA |
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Sulla base degli interventi assai critici nei confronti di ANVUR succedutisi in un recente convegno milanese sulla valutazione universitaria, Roberto Caso si chiede come mai questa istituzione inammissibilmente anfibia – cooptata dall’esecutivo e nel suo seno a tutti gli effetti operante ma pronta all’occorrenza a rivendicare quarti di nobiltà scientifico-accademica – sia ancora in vita. E si domanda perché, a undici anni dall’istituzione di quest’acronimo, fra quanti “vivono” l’Università in Italia non si faccia strada e assuma più coraggio un movimento di opinione con rivendicazioni politiche esplicite, finalizzato a staccare la spina e a ripensare su nuove basi il sistema della valutazione di Stato all’italiana, facendo tesoro dei tragici errori commessi fin qui. Tra i tanti interventi, solo quelli della prof.ssa Cristina Messa, Rettore della Bicocca, e della prof.ssa Patrizia Marzaro dell’Università di Padova, erano connotati da toni positivi nei confronti dell’ANVUR e delle sue procedure. Per il resto sono piovute critiche, anche molto pesanti, nei confronti delle procedure dell’agenzia (VQR, classificazione delle riviste, AVA). Il convegno si è aperto con due presentazioni del sociologo Roberto Moscati e dell’economista Alberto Baccini. Quest’ultimo ha criticato – le sue incisive slide sono reperibili qui – gli argomenti usati per giustificare l’adozione di sistemi di valutazione massiva della ricerca del tipo VQR, mostrando in particolare, anche con riferimento al caso italiano, che non esistono evidenze che i benefici di quelle attività siano superiori ai loro costi. (Fonte: R. Caso, Roars 13-07-17)
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